Elezioni comunali, il centrodestra primo nel Paese rischia nelle città

Il sondaggio sul voto

Stiamo parlando di intenzioni di voto, e quindi ogni discorso è in un certo senso appeso a un filo. Ma le ultime rivelazioni pubblicabili prima del blackout pre-elettorale che ci forniscono i sondaggi realizzati da Antonio Noto per Porta a Porta offrono un quadro abbastanza evidente: il centrodestra è largamente primo nel Paese ma fatica, molto, nel voto per le città. Un paradosso non da poco, che il 4 ottobre prossimo potrebbe consegnarci un inatteso risultato favorevole al centrosinistra. C’è tempo per i bilanci veri, che comunque si faranno a urne chiuse.

Ma vista la distanza che esiste nelle "forbici" tra i candidati di alcune città (pensiamo a Bologna, Napoli, Milano, le stesse Roma e Torino dove in teoria la distanza a favore del centrodestra doveva essere più marcata) qualche considerazione si può abbozzare. La prima è che il centrodestra non riesce a trasformare in forza "locale" un consenso politico nazionale. Anche dove (Napoli e Torino) il centrosinistra o i loro alleati non hanno ben governato tant’è che non si ripresentano (De Magistris scappato in Calabria e senza un suo successore a Napoli, e Appendino non ricandidatasi con il M5S torinese dato bassissimo).

I problemi sono due: la mancanza di una adeguata classe dirigente sul territorio che induce a ripiegare su civici poco attrattivi e l’incapacità di ragionare come una "coalizione". Il centrodestra è apparso troppo spesso una somma scomposta di partiti, in conflitto tra loro per la leadership. Dietro alle "non intese" o alla cattiva gestione di alcuni dossier si è intravista troppe volte la sotterranea contesa tra Salvini e Meloni. E’ in sostanza mancata la politica.

Un’altra riflessione dai sondaggi è sui Cinquestelle, sempre più vicini all’estinzione. Governavano due grandi città, Torino e Roma, e rischiano di restare fuori da entrambe, altrove prendono prefissi telefonici. La scusa di Conte ("alle amministrative tradizionalmente non andiamo bene") è patetica (cinque anni vincero appunto a Roma e Torino) e il cattivo risultato potrebbe in qualche modo venire addebitato al nuovo capo. Più che altro l’alleanza con il Pd non pare essere decollata, restando per il momento (sempre secondo i sondaggi) il risultato di reciproci interessi e rapporti di forza. Il problema è anche qui politico, e come quello del centrodestra la soluzione di tutto è solo rimandata.

Il prossimo round sarà la corsa per il Quirinale, poi le elezioni, quando saranno. Sempre che il risultato "vero" delle urne del 4 ottobre non inverta o corregga sostanziosamente il pronostico dei sondaggi di oggi. In passasto è già accaduto, e allora sarà tutta un’altra musica.