India e Cina, dove l'inquinamento è ignorato

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 18 febbraio 2020 - Non piove e non nevica governo ladro parafrasando un detto popolare ma invertendo i presupposti. Stiamo avendo un inverno che appare come una fredda e soleggiata primavera  determinata da una stabiile alta pressione. Il perdurare dei queste condizioni climatiche ci fa inevitabilmente pensare ai possibili effetti sulla agricoltura ipotizzando anche gelate a marzo quando le piante hanno già le foglie. Tutte le volte che si verificano fenomeni come questo in atto pensiamo inevitabilmente ai cambiamenti climatici di cui si parla sempre più  spesso. Non so se questi cambiamenti climatici siano da ricondurre all’effetto del maltrattamento che l’uomo sta arrecando all’ambiente sotto forma di dell’inquinamento. Viene però da pensare che ci possa essere una stretta correlazione se pensiamo a quello che sta succedendo su scala mondiale come gli incendi in Australia con danni riparabili solo in decenni o lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide. Anche da noi sempre più spesso abbiamo condizioni meteo sempre più anomale. Forse dovremo prenderne atto e modificare i nostri modelli di sviluppo verso forme più compatibili con l’ambiente. Anche in questo caso preso atto della posizione dell’America che nega gli effetti dell’inquinamento sarà comunque difficile convincere Paesi come Cina e India, incuranti dell’ambiente, a cambiare modello di sviluppo. Non abbiamo l’autorità morale per chiederlo o la forza per imporlo. Pietro Balugani

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

India e Cina sono Paesi canaglia dal punto di vista ambientale. Pur lasciando perdere, almeno in queste righe, la tragedia del Coronavirus scatenatosi in Cina, dobbiamo prendere atto che da quelle parti di tutto ci si preoccupa fuorchè della salute della Terra. L'Occidente, molto attento alla competizione economica, non si è mai curato granchè di imporre politicamente alla coppia suddetta una maggiore attenzione all'ambiente. Se ci indignamo con il presidente Bolsonaro in Brasile per lo scempio dell'Amazzonia dobbiamo farlo anche con Cina e India. Bisogna alzare la voce, senza paura. Gli Stati Uniti sbagliano, negano l'evidenza, e dovrebbero correggere la rotta. Non dobbiamo essere catastrofisti, ma nemmeno negare che anche l'uomo ha fatto danni. Forse i cambiamenti climatici fanno parte del passare del tempo e dell'altalena delle epoche. Ma l'uomo se vuole assicurare un futuro ai propri figli e nipoti può cercare di limitare i danni e non aiutare gli effetti negativi della natura. beppe.boni@ilcarlino.net