Mercoledì 24 Aprile 2024

M5s all'angolo, la strategia della Lega

La polvere del 26 maggio non si è posata e siamo ancora nella fase del tutti contro tutti, quel gioco che si faceva da ragazzi quando non si sapeva che cosa inventarsi. Andava avanti per un po’ e poi in genere finiva male. Ognuno dei contendenti conduce una partita in proprio mentre osserva quella altrui, anche all’interno degli stessi partiti.

Il gioco di Di Maio non è quello del pacifista Fico o del barricadero Di Battista, Casaleggio per ora tiene su Di Maio ma alla fine chissà. La Lega comunque più coesa ha un fronte interno di insofferenti verso i Cinquestelle, il Pd, per quanto può valere, conta almeno nei gruppi una componente renziana che non risponde al segretario, anzi, lavora per sfiancarlo, Forza Italia è un cantiere aperto. Il premier Giuseppe Conte appare sempre più come un fantasma, e le stesse anticipazioni sulle sue dichiarazioni di oggi raccontano più di un appello ai buoni sentimenti che di un vero piano di rilancio. State buoni se potete. Non un granché. I punti di riferimento insomma non esistono, gli scenari si montano e si smontano come un mobile dell’Ikea, e le variabili sono troppe. Una su tutte, l’atteggiamento dell’Unione europea verso l’Italia. L’impressione è che chi possiede il bandolo in mano, ossia Salvini, non abbia ancora messo a fuoco quanto possa reggere l’ala governista dei grillini, quella disposta a ingoiare tutti i rospi del mondo, e voglia quindi impostare una strategia win-win.

Spingere l’acceleratore su richieste identitarie per la Lega (tipo l’autonomia) rimarcando le contraddizioni Cinquestelle (la sottolineatura di ieri sulla nave di Venezia è un esempio) per continuare l’esperienza governativa da premier ombra. E questo è il primo win. Oppure far saltare il banco da posizioni di forza, sui problemi, nel senso che a farlo saltare sono i Cinquestelle che si oppongono a Di Maio, che si chiamino Fico o Di Battista, e che magari hanno già un’intesa con il Pd o con la sinistra alla De Magistris dopo le elezioni. Il secondo win. E in ogni caso tutto si deciderà a breve. Il gioco è ad alto logoramento ed entro un mese la matassa si sbroglierà, in un senso o nell’altro. Anche perché a ottobre c’è la manovra, e lì non si scherza. Un non-governo in queste condizioni non la regge, e il primo a finire sotto le macerie sarebbe Salvini.