È orgoglioso delle sue radici: ecco il segreto

Una volta era l’"antipatico". Altezzoso, rissoso, scorbutico: da giocatore, e anche nei primi anni da allenatore, stava lì, sul gozzo, a mezza Italia. Cambiano le cose nella vita: domenica sera eravamo tutti a gioire con lui, a piangere con lui, meravigliosamente abbracciati con lui a Vialli e al nostro tricolore.

Quella di Roberto Mancini di Jesi, orgogliosamente di Jesi, non è la solita storia del personaggio che vince, diventa un mito, tutti salgono sul carro del vincitore, eccetera eccetera. No, è molto di più. Ricordiamocelo: ha scelto la Nazionale in tempi bui rinunciando fra l’altro a tonnellate di quattrini. E ha deciso di promuovere la sua regione, in modo serio, convinto, perché non è il tipo che fa le cose a caso. No, Mancio è uno che ci crede. E lui ci crede alle sue radici, alla sua terra, ai suoi amici, ai valori di una vita. Lo fa con il cuore, non per il portafogli. A Jesi ci torna sempre, come ad esempio a Bologna, dove è cresciuto calcisticamente. L’Italia ora gli vuole bene e, cosa ancora più importante, è orgogliosa di questo ex ragazzo geniale ma bizzarro, diventato gentleman, Un buon padre di famiglia che sa anche commuoversi, sì, e non bisogna vergognarsi di piangere quando ci si commuove.

Questo è Roberto Mancini, da Jesi, Marche, con un po’ di cuore pure a Bologna: questo sarebbe Roberto Mancini anche se Gigione Donnarumma non avesse parato quei due rigori finali domenica. Un fuoriclasse.

Chapeau Mancio! E continua a far volare le Marche, l’Italia.