Morire di lavoro

Tutti si indignano, urlano, promettono chissà cosa e poi non cambia nulla. La strage senza fine di chi muore sul lavoro - ennesimo episodio a Bologna: 30enne ha perso la vita precipitando da un tetto mentre stava eseguendo un intervento per la sua ditta - mette in luce i soliti problemi di un Paese, l'Italia, che non sa mai come curare alcuni mali storici. In Emilia Romagna si sono registrate più di 100 vittime in 15 anni; anche per questo ennesimo episodio la politica ha lanciato messaggi di cordoglio promettendo subito di darsi da fare ma naturalmente resterà tutto come prima. Fino al prossimo morto. Ha ragione Giuliano Zignani, segretario della Uil in regione, che invoca fermezza. 'Servirebbero una super Procura dedicata e l'istituzione del reato di omicidio sul lavoro'. Quanto accade nei cantieri e in molte ditte sarebbe evitabile sicuramente con maggiore spesa per la sicurezza e la formazione. Non è colpa di chi muore, come qualcuno vorrebbe insinuare, ma di chi quel lavoro lo dà senza preoccuparsi di garantire rischi minimi. Manca poi un altro tassello fondamentale: i controlli. Che aiuterebbero, a.colpi di multe, ad evitare violazioni dei protocolli e leggi. Insomma tanto si potrebbe fare. Subito. Senza aspettare un'altra croce.