Olocausto e Foibe, l'ideologia divide ancora

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 11 febbraio 2020 - È bene che il 10 febbraio sia il "giorno del ricordo" delle Foibe. Il passato non si deve dimenticare, mai. C'è solo un particolare che non tutti tengono nella giusta considerazione: non si può raccontare quei tragici fatti limitandosi al solo 1945. Per capire come sia stato possibile che succedessero quegli orrori, bisogna risalire, almeno, al 1941, quando le truppe tedesche e i loro alleati italiani, invasero le terre jugoslave.  L'odio non nasce da solo, oltre dei "nostri" poveri morti, si parli anche delle atrocità commesse dalle truppe di occupazione nazifasciste e ai tormenti che dovettero subire le popolazioni slave. Solo raccontando la verità nella sua completezza si può fare un onesto atto di giustizia, altrimenti quei morti, di entrambi  le parti, sono solo un pretesto per le opposte fazioni che "tirano" la Storia mettendo in risalto solo ciò che più gli conviene tacendo fraudolentemente la parte che "stona" alla loro propaganda.

Mauro Chiostri 

 

Risponde il condirettore del Resto del Carlino Beppe Boni

Come ha sottolineato ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, bisogna combattere contro l'indifferenza. I massacri, i genocidi, gli orrori sono parte della storia. Non va negato l'inferno dell'Olocausto nazista con le sue complicità dirette e  indirette, ma non vanno negati (nascosti) nemmeno massacri pianificati dai comunisti titini come le foibe. Come non si possono negare reciproche violenze estreme nella guerra civile italiana. Gli orrori ci sono stati da ambo le parti. Purtroppo ancora oggi in sede politica la destra e la sinistra tendono a mettere le bandierine sui morti in un conteggio infinito fra chi ne ha fatti di più tra nazifascismo e comunismo. Il problema non  questo, mille vittime in più o in meno non spostano il problema. Bisogna avere il coraggio di raccontare la storia senza strumentalizzare i massacri. Gli orrori ci sono stati in guerra e in pace, sia in virtù di ideologie folli, sia con finalità apparentemente giuste. Vanno raccontati, analizzati, storicizzati senza fare a gara con accuse incronciate di negazionismo. Purtroppo siano ancora lontani da questo traguardo. beppe.boni@ilcarlino.net