Perché gli autisti fuggono dai bus

Se lavorano di notte intascano ben 1,20 euro (uno virgola venti, sì) in più all’ora. Lordi. Benvenuti a bordo dei bus, pazienza se mancano gli autisti. Fuggono. Magari non si trovassero più solo i camerieri di una volta, il problema è che tante altre professioni sono in crisi nera. Oggi ci occupiamo di una nuova categoria in via di estinzione, i conduttori appunto. Pensate: tre su dieci si mettono al volante e poi lo lasciano. Perchè? L’elenco dei perché è lungo e infinito, di sicuro fare l’autista è diventato un lavoraccio, ormai.

Fra l’altro questa fuga dai bus arriva in un’epoca in cui il mondo ci spinge ad usare sempre di più mezzi (ecologici) pubblici: ma se i conduttori scappano, chi li guida questi autobus? Dietro alla crisi c’è l’aspetto economico, certo, ma si nasconde anche altro: dal lavoro della nostra inchiesta si intuisce che non ci si diverte più a guidare un mezzo pubblico. A forza di essere tutti stressati, abbiamo stressato anche loro, gli autisti.

Gi insulti sono all’ordine del giorno, le violenze fisiche non mancano. Il problema che ruota attorno al traporto pubblico locale è serio, perché al di là di tutto ci si gioca davvero il futuro. Le società che curano la mobilità pubblica si stanno dando da fare per rimediare, in alcuni casi pagano i corsi per far dare la patente agli autisti (corsi costosi, mezze scommesse), ma la formazione è lunga e complicata e tanti giovani non ne vogliono proprio più sapere. Perché? Fabrizio Caramagna, un aforista, scrive "Una volta in autobus ci si poteva pure innamorare. Oggi è solo cuffiette, visi bassi, niente sorrisi e un’umanità lontana".

Ecco, a bordo non c’è più quel fascino, i giovani non sanno neppure cosa sia questa roba qui. Il nodo vero? Stiamo togliendo al bus la sua magia e agli autisti l’autorevolezza e l’autorità del ruolo. E temiamo non bastino (esempio) 200 euro in più al mese per cambiare questa tendenza.