Nel nome del mare

Bologna, 16 giugno 2019 - Una Riviera contro la plastica. Chissà non diventi il vero tormentone dell’estate 2019. Dai lidi ferraresi alla costa romagnola, alle spiagge marchigiane, i segnali a favore ci sono tutti, le iniziative si sprecano. È un fatto che la sensibilità a ridurre il consumo delle cosiddette plastiche monouso è alta. E, almeno per una volta, non sembra inquinata da ideologie talebane, ma dalla voglia di un mondo più pulito. Senza crociate contro il materiale al quale dobbiamo una buona parte del nostro benessere, ben più di quello che percepiamo.

Non si tratta, insomma, di fare la guerra alle plastiche – non sono tutte uguali – ma di equilibrio tra utilizzo e scarto. Che non può continuare a finire in mare come se niente fosse. Ogni anno negli oceani terminano otto milioni di tonnellate di rifiuti, di cui il 75% è plastica. L’allarme riguarda tutti noi, che ogni settimana mandiamo giù cinque grammi di plastica, senza accorgercene. L’equivalente di una carta di credito composta da microparticelle disciolte in quel che mangiamo e beviamo, ma anche nell’aria e nel suolo. Va da se che non è in discussione la plastica in quanto tale, che è uno dei pilastri dell’era contemporanea, da quando l’ingegnere, chimico e premio Nobel Giulio Natta diede al mondo il Moplen.

La stessa industria chimica, è coinvolta nella ricerca di quanto si possano tenere insieme sviluppo e protezione dell’ambiente. A metà degli anni ’80 – vale la pena ricordare – il ravennate Raul Gardini fu tra i primi a credere nella produzione di materiale biodegradabile prodotto con il mais (una penna di granoturco fu regalata con Topolino). Dall’industria quindi possono venire molte soluzioni come dimostrano le riconversioni produttive verso materiali ecologici o la scoperta, di formule e prodotti in grado non solo di recuperare se stessi ma anche di pulire l’ambiente. 

È quanto serve per uscire da quella che, ieri, il ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa – al G20 di Karuizawa – ha definito l’era del «Plasticocene». Il resto è questione di buona volontà e di un po’ di educazione. Il nostro amato mare Adriatico, 33 anni fa, sconfisse la mucillagine, può vincere la battaglia della plastica. Che le nuove generazioni siano più attente alla salute è un dato di fatto che precede – e va bene oltre – gli appelli del venerdì di Greta Thurnberg. Basta fare un giro in una qualunque palestra per rendersene conto: chi gira con una bottiglietta d’acqua in mano, nove volte su dieci è un over qualcosa. Gli altri hanno i thermos.