Stupro di Rimini, nell'Italia delle incertezze i sindaci lasciati soli

Il commento del condirettore del Carlino, Beppe Boni

Il fotogramma che riprende il branco la sera dell’aggressione e del doppio stupro

Il fotogramma che riprende il branco la sera dell’aggressione e del doppio stupro

Bologna, 12 settembre 2018 - Mentre il premier ungherese Viktor Orban si complimenta con l'Italia per la sterzata sui migranti in entrata, c'è un punto che resta fermo nel vorticoso clima politico che ruota intorno a questo tema: uscire dall'Italia anche con un decreto di espulsione è quasi più difficile che entrare senza doumenti e su un gommone. Basta scorrere i mattinali di polizia e carabinieri per verificare che un giorno sì e uno no fra gli spacciatori del parco di turno c'è sempre qualche fantasma con un curriculum di espulsioni che però continua a rimanere saldamente presente entro i confini nazionali fra ricorsi, finte uscite, burocrazia e decisioni giudiziarie di manica larga. Alla fine la responsabilità è sempre del "sistema" che non ha volto e ha cento volti, quindi di nessuno. Dunque impresa, se non proprio impossibile, almeno molto difficile.

Palmiro Ucchielli, fisicamente la fotocopia di Vladimir Lenin, è il sindaco ex Pci di Vallefoglia, provincia di Pesaro, 15mila abitanti. Per cercare di risolvere un caso di epulsione "difficile" si è rivolto direttamente al ministro Matteo Salvini. Nel suo comune abita una signora marocchhina, madre di due minori, e madre anche dei due ragazzi in carcere per il duplice stupro di Rimini dell'anno scorso. Il marito è già stato espulso e sconta una pena in Marocco, la signora è clandestina, dice il sindaco, non ha alcun permesso, ha già avuto un provvedimento di allontanamento ed è totalmente a carico del Comune. Una famiglia ingombrante.

Il sosia di Lenin dice che adesso tocca al Marocco mantenere la signora e i due figlioli e che le risorse utilizzate per lei possono essere deviate verso qualche altro caso sociale. Difficile dargli torto, sia sul piano del buonsenso che della legge. Di solito all'Italia toccano i doveri, mentre si sorvola sui diritti. E pensare che adesso ci si mette anche l'Onu, il quale ci accusa di essere una nazione razzista. Palmiro Ucchielli è disposto anche a pagare il viaggio alla mamma marocchina.

Intorno a lui silenzio. Dov'è il meccanismo giudiziario che garantisce e assiste le espulsioni? Chi deve prendere l'iniziativa? Ancora silenzio. I sindaci, come accade spesso, sul fronte dell'immigrazione sono l'ultimo anello della catena e se il meccanismo non funziona loro che sono sul territorio sono lasciati soli. Un po' come succede con i presidi con i vaccini, abbandonati nel mare agitato degli ordini e dei contrordini del governo. L'Italia, Paese dell'incertezza della pena, a volte è anche il simbolo dell'incertezza del diritto e delle regole sociali. L'Onu dovrebbe frequentare un po' di territorio italico, quello che non abita nel Palazzo di vetro, per capire come funzionano le cose.