Vino delle Marche: rosso o bianco, cosa scegliere per Natale

Cappelletti in brodo, cappone con patate o grigliata e infine il dolce. Qual è il vino giusto da abbinare ai nostri piatti per il pranzo del 25 dicembre? Consigli e idee per un regalo last minute

Degustazione vino (foto archivio Torres)

Degustazione vino (foto archivio Torres)

Ancona, 18 dicembre 2020 - Quali vini abbinare al pranzo di Natale? Accostare un vino a un brodo (di cappelletti) è come andare a caccia di guai, per cui è meglio soprassedere. Il brodo è il brodo, è un liquido già di per sé e mescolarlo ad alcol è improbabile. Dice: ma se il brodo è grasso abbiamo bisogno di qualcosa che sgrassa, cioé di un vino bianco acido e fresco, con buon tenore alcolico. E vabbé, se proprio insistete alla fine del cappelletto in brodo, ma proprio alla fine, quando nel piatto non c’è nemmeno più una cucchiaiata, e fate comunque passare qualche minuto, potete andare con un Celso, Bianchello del Metauro doc 2019 Guerrieri di gran stoffa contadina, con i suoi loquaci umori di cereali e l’incedere lento e suadente di fiori bianchi (giglio e sambuco soprattutto), il suo tono agrumato che sferza freschezza grazie anche ad un fremito di erba cedrina. Certo, un vino superiore al lesso con il suo olio extravergine o le sue salse, però diciamo un vino-cibo che si aggiunge al pranzo. Un vino che sa di tradizione. L’alternativa è un 'Vecchie vigne' Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Bio Casaldiserra 2018 Umani Ronchi con fresca connotazione agrumata e note di felce ed erba cedrina incantevoli. Minerale.

E siamo al secondo. Sta arrivando un sontuoso cappone arrosto con il suo contorno di patate. Un patto opulento, gonfio di umori, grasso e tenero. Che fare? Potete rifugiarvi in un Plenio Verdicchio dei Castelli di Jesi classico superiore docg 2017, cantina Umani Ronchi con il suo ingresso di crema pasticcera che si scioglie in un fiume di mineralità liquefatta in fondo al quale si scorge un’anima agrumata e balsamica: agrumato di scorza di pompelmo, fieno di eucalipto. Il sorso è salato di arenaria con venature lievi di miele di timo e speziatura di pepe bianco. Chiusura ammandorlata. Sorso lungo e tenace con tenore alcolico che deterge.

Dice ancora: e se per caso di fianco al cappone ci scappa una grigliata o, meglio, una bistecca di Marchigiana ben frollata? Dalla vostra riserva di gran rossi potete estrarre l’asso: Cumaro Rosso Conero Umani Ronchi, con il suo impatto speziato di corbezzolo, il suo sangue minerale ferroso e il suo grumo di frutti rossi che vanno dall’amarena al ribes, avvolti di freschezza balsamica finale, con alito mentolato. L’altro asso si chiama Galileo Colli pesaresi Doc Sangiovese Riserva 2016  elegantissimo, profondo, morbido con le sue note di amarena, macis, cardamomo, tannini finissimi, finale di rosa rossa passita e rimbalzo di freschezza matura. Uno dei migliori rossi marchigiani e non solo.

E il dolce? Dipende. Se, come in tutte le case, compare il panettone ci vuole una buona bollicina: il Brut Guerrieri, con presa di spuma fine e avvolgente, fiori bianchi e perlage fine, bella freschezza, oppure, il Moscato «Leo» Guerrieri, mosto di uve bianche piacevolissimo.

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