FRANCESCO MORONI
Cosa Fare

Fabri Fibra e la rivincita del rap "Era ignorato, ora attira i giovani"

All’Arena della Regina di Cattolica il ritorno del cantante con la ripubblicazione dell’album cult Tradimento

Fabri Fibra e la rivincita del rap  "Era ignorato, ora attira i giovani"

Fabri Fibra e la rivincita del rap "Era ignorato, ora attira i giovani"

Tutti odianoFabri Fibra. Una frase scritta in bianco su sfondo nero, vista sopra tante magliette nel corso degli anni, dai fan fino allo stesso rapper marchigiano. Un modo di esprimersi unico e inconfondibile, il suo, in una carriera ventennale che l’ha visto muovere i primi passi nella musica già nel 1995, poi con la crew Teste Mobili, con il progetto Uomini di mare, con il primo vero album personale Turbe giovanili (datato 2002), diventato oggetto di culto per gli appassionati del genere. A giugno la ripubblicazione, per la prima volta in formato vinile, di Tradimento: album che ha debuttato direttamente al primo posto nella classifica delle vendite e che, a 17 anni di distanza, torna in edizione limitata con solo 2006 copie (proprio come l’anno di uscita). L’ultimo disco, Caos, pubblicato lo scorso anno, ne ha segnato il ritorno sulla scena e Fabri Fibra, all’anagrafe Fabrizio Tarducci, sta vivendo un’estate a tutto volume tra i più grandi palchi d’Italia, per trasmettere la propria musica in un concerto rap che, ricorda lui, "deve sempre avere sul palco un microfono e un deejay". Sarà con Dj Double S stasera all’Arena della Regina di Cattolica, alle 21, per "uno show bello ricco", come ci tiene a ricordare.

Fibra, cosa devono aspettarsi i fan da questo evento?

"Ci sono cose nuove, ci sono le prime canzoni, ci sono collaborazioni più o meno recenti… C’è tanta roba. Credo che in Italia, e parlo per la mia musica, le persone seguano questa cosa del rap in maniera incuriosita e affascinata: è una certezza".

Come mai?

"Perché, comunque vada, io sono sempre in studio a scrivere le mie cose. Ho sempre cercato fortemente di essere d’ispirazione per i ragazzi, facendo vedere che è importante avere una passione. Una passione che poi non deve essere per forza la musica, ma qualcosa a cui ci si deve aggrappare per realizzarsi".

Com’è cambiata la sua musica nel corso degli anni? E l’Italia?

"È cambiata la mia musica, è cambiato il Paese, è cambiato il rap italiano: è tutto in evoluzione. Le cose logicamente non rimangono mai uguali, ci saranno sempre i nostalgici che diranno ‘la musica o il Paese erano meglio prima’. La mia musica è cambiata nel modo in cui viene fatta".

La tecnologia ha fatto il suo corso.

"Una volta andavo negli studi degli altri e registravamo con il multi-traccia e i microfoni ‘scassati’. Oggi invece ho il mio studio. Allora le strumentali si facevano con i campioni presi dai vinili, adesso tutto è elettronico. Credo che il rap italiano sia la cosa che attira di più i giovani, al punto che tutti ora vogliono fare il rapper. Non solo per il sound o lo stile, ma quasi come se fosse l’unica opportunità per trovare un lavoro (ride, ndr)…".

Va di moda, insomma…

"Ci sono stati anni in cui le etichette discografiche non credevano minimamente in questo genere musicale. Io sostengo il rap perché mi ha dato l’opportunità di viaggiare, di conoscere tanti ragazzi che hanno la mia stessa passione, perché mi ha accompagnato in tutta l’adolescenza, e ha tanti aspetti che non trovi negli altri generi musicali, nei quali devi cercare di non disturbare troppo e non superare il limite".