
di Ermanno Pasolini
Sarà condannata o assolta la Rivoluzione francese? L’evento cruciale della storia europea e mondiale sarà al centro del Processo alla storia che si celebra come ogni anno il 10 agosto alle 21 a Villa Torlonia di San Mauro Pascoli (Forlì-Cesena), con ingresso libero a tutti. Protagonisti saranno i docenti universitari Carlo Galli (accusa) e Antonino De Francesco (difesa). Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, inventore del Processo. Ma il verdetto sarà emesso dal pubblico che potrà votare al termine della serata con una paletta. Una domanda semplice per il tribunale popolare: "La Rivoluzione francese è da condannare o da assolvere?". Detto in altro modo: è stata portatrice di libertà, uguaglianza e fraternità, oppure fondamento dell’impero e incapace di risolvere le ingiustizie sociali?
A guidare l’accusa sarà il politologo dell’Università di Bologna Carlo Galli, già in passato partecipante all’evento in occasione del processo a Machiavelli. La difesa è affidata ad Antonino De Francesco, ordinario di Storia moderna all’Università degli studi di Milano. Dice l’accusatore Galli: "La rivoluzione francese è altamente divisiva. Non soltanto divide la modernità dall’era contemporanea ma è divisa in se stessa, in quanto non è una sola rivoluzione ma un insieme di rivoluzioni. È stata troppe cose insieme: liberale e totalitaria, continua e discontinua con la storia, ha affermato libertà e fraternità e il loro contrario. L’insieme di queste contraddizioni e il coinvolgimento della rivoluzione nella dialettica di principi e circostanze, di potere costituente e potere costituito, consente di elevare contro di essa molteplici capi d’accusa, che sono anche considerazioni critiche sul nostro tempo, dato che nella rivoluzione si sono manifestate forze e ideologie politiche dal cui peso non ci siamo ancora liberati".
Diverso il punto di vista del difensore Antonino De Francesco: "Puntare il dito contro la Rivoluzione francese significa accusare i principi fondativi della cultura europea e occidentale. Per la Rivoluzione francese vale quello che un deputato alla Convenzione, a qualche settimana appena dall’eliminazione di Robespierre, disse del Terrore: non si poteva fare il processo a quella stagione politica, perché avrebbe voluto dire processare tutti loro".