L’arte con lentezza di Calamosca "È vero, sono un fotografo pigro"

A Senigallia la personale dell’artista che da anni lavora a Bologna: "Opero in modo preciso, ma naturale"

L’arte con lentezza di Calamosca  "È vero, sono un fotografo pigro"

L’arte con lentezza di Calamosca "È vero, sono un fotografo pigro"

Un titolo che non lascia indifferenti quello della prima personale di Guido Calamosca, fotografo di Senigallia che da tanti anni lavora anche a Bologna: ’Un fotografo pigro’. I suoi scatti, articolati in cinque sezioni pensate dalla curatrice, la giornalista Giorgia Olivieri, sono in mostra al Palazzetto Baviera di Senigallia fino all’8 ottobre.

Calamosca, perché lei è un fotografo pigro?

"Il titolo è stato scelto da Giorgia Olivieri, ma riconosco di essere pigro. Rispetto alla fotografia significa che non mi porto sempre la macchina fotografica dietro, non ho questa voracità di fare immagini sempre".

Questo significa che lei non utilizza lo smartphone?

"Mai, il telefono è un mezzo straordinario ma io ho sempre modelli vecchi. Fare fotografie per me è intenzionale, quando decido prendo la mia mirrorless con flash e vado in missione".

Utilizza sempre il flash?

"Mi piace usarlo di giorno ed è il mezzo veramente importante, più della macchina stessa. Scatto di giorno, solitamente con una bella luce e col flash il soggetto viene illuminato maggiormente, ma non in modo sparato, l’effetto è naturale, mi piace perché suggerisce che davanti a quell’immagine c’è la presenza di un fotografo".

Una delle sezioni della mostra si intitola ’Pomp & Pageantry’ ed è dedicato in parte alla famiglia reale britannica. Quando nasce questa passione?

"L’oggetto dell’indagine parte dalla famiglia reale, ma trova il suo fine nell’incantamento del popolo britannico nei confronti della monarchia. La prima volta che misi l’obiettivo sulla Royal Family era il 2011 e, per un mese a Londra, mi trovai per caso in mezzo ai festeggiamenti per il matrimonio di William e Kate e feci tante foto di Londra in quella cornice. Anni dopo conobbi Giorgia, scoprendo la sua passione per i reali, così proseguimmo questo lavoro insieme seguendo il matrimonio di Harry e poi l’incoronazione di Carlo. Ci piacerebbe farne un libro".

Quale sezione le sta particolarmente a cuore?

"Gli scatti che ho fatto in giro per le fiere commerciali, qui raccolte in dittici con accostamenti inaspettati, piacciono molto al pubblico più giovane, forse perché creano spaesamento e poi ritraggono una fauna pittoresca. Anche i ritratti parlano di una mia ricerca, sembrano posati e invece sono scatti pubblici con lavoro sulle luci. Presto aggiungerò il ritratto di monsignor Zuppi, realizzato in agosto.

Benedetta Cucci