"Abbiamo cominciato nelle bettole e suonare ora davanti a così tanta gente ci fa sentire quasi in un videogioco" scherza Riccardo Zanotti parlando della torrida estate live che Pinguini Tattici Nucleari suggellano stasera a Reggio Emilia, sul palco della Rcf Arena, davanti ad 80mila fans. Alla fine, saranno 550mila quelli messi a bilancio dal tour di ’Fake news’, il primo in grandi spazi come parchi, stadi e, appunto, mega arene. Undici show, dieci sold out. Un risultato che i sei avventurieri hanno costruito passo dopo passo a colpi di primi posti in classifica. E questa non è una ’fake news’. "Quando su YouTube ho scoperto il live tenuto allo Stadio di Wembley dai Queen nel 1986 sono rimasto folgorato" racconta il frontman della formazione a proposito del cambio di passo imposto alla loro carriera. "Avevo 10-11 anni e fino a quel momento nei miei pensieri gli stadi erano stati luoghi consacrati esclusivamente al culto del calcio. Prendere atto che pure la musica aveva accesso a quei templi mi spalancò le porte di un mondo nuovo".
Perché?
"Innanzitutto, perché la musica per essere suonata in posti così ampi deve essere completamente ripensata rispetto ai palasport; sono luoghi, infatti, con caratteristiche acustiche tali da richiedere arrangiamenti speciali e, quindi, un gran lavoro da parte dei tecnici, della band e del team musicale. Per il musicista lo stadio o la grande arena diventa una piccola città in cui parla ad una folla con le differenze di comunicazione che questo comporta: basta ricordarsi di come Freddie, in quel film, riesce a trascinare nelle sue sorprendenti invenzioni vocali anche l’ultimo spettatore".
Elemento fondamentale degli show nei grandi spazi.
"Sì, perché la gente spesso non si rende conto di quanto la specificità di un concerto dipenda dall’ ‘hic et nunc’, dal qui e ora, dalla sensazione di vivere lo spettacolo tutti assieme nello stesso momento; sentirsi parte di qualcosa di grande accomunati dalla passione per chi è sul palco. La magia vera del concerto sta tutta lì".
Con chi le piacerebbe condividere cornici del genere?
"Potendo chiedere la luna, a me piacerebbe cantarci con i Coldplay che, fra l’altro, quest’estate ci hanno anticipati tra gli spalti di San Siro di un paio di settimane. Sono una delle mie band preferite ed hanno una grande affinità con i mega eventi, potrebbero insegnarci molto".
Quest’estate niente musica nuova.
"Nella prima parte dell’anno abbiamo pubblicato due singoli e va bene così. Pensiamo, infatti, che sia sbagliato diffondere nuove canzoni con troppa frequenza perché si toglie al pubblico il tempo di assimilarle, di appassionarsi, di viverle. Per preparare i fan, però, ogni tanto abbiamo pubblicato sui social filmati del lavoro in sala prove dando modo di farsi un’idea dei nuovi arrangiamenti che stavamo preparando".
Dopo questo show cosa vi attende?
"Dobbiamo riflettere sulla possibilità di tornare a Sanremo. Eventualità che non escludo mai perché la nostra gratitudine nei confronti del Festival rimane altissima. Per cinque mesi abbiamo lavorato a questo tour e forse è un po’ troppo pretendere di rimetterci sotto a preparare Sanremo. Vedremo. Di sicuro, comunque, all’Ariston prima o poi ci rivedrete".