CONCEDERSI all’abbandono, questo forse il suo ultimo lusso. L’ultimo di Benito Mussolini. Che fu poeta. Forse una sola volta. Un colpo solo di creatività. Un’elegia a Gesù. Un atto di fede terminale. Assoluto. Quattordici righe che cantano la grandezza del Cristo, scritte a macchina, datate dicembre ’44, firmate — sempre a macchina — Benito Mussolini.
 

POEMETTO in versi liberi ritrovato l’estate scorsa a Villa Carpena, a Forlì, comprata dal duce poco prima della marcia su Roma, e che fu la Casa Bianca del ventennio, tra sfarzosi ricevimenti e summit di capi di Stato. A trovarlo, lei, Fiorenza Ferrini.
 

CHI È? Ha 86 anni. Ne aveva 18, l’8 settembre del ’43. Fiorenza — che abitava a Firenze — si sentì ferita da quel tradimento: «Ebbi il bisogno di fare qualcosa. E allora mi arruolai nel servizio ausiliare femminile della Repubblica Sociale». Fiorenza oggi abita a Verona. Ma ogni estate scende a Forlì. E si mette in soffitta, a Villa Carpena, smisurato, trepidante magazzino dei ricordi. Che oggi è di proprietà di Domenico Morosini, imprenditore lombardo viscerale, sanguigno appassionato di tutto ciò che riguarda Mussolini.
 

FIORENZA e Morosini sono certi: «Quei versi sono di Benito, non c’è alcun dubbio». Come fate ad esserne certi? «Nessun dubbio» è la risposta. Il dubbio, storico, in realtà resta. Perché quello è uno scritto a macchina, ritrovato tra quei volumi che, sottolinea Morosini, «sono un patrimonio culturale protetto dall’Archivio di Stato». Il testo della poesia? «Gesù Cristo si vede a Bethlem... E’ l’unico vero rivoluzionario... Io lo vedo come l’asse della storia e i secoli danzargli intorno... Gli uomini si appoggiano alla croce e guardano i suoi occhi che rischiarano le vie dell’eternità». Un’opera letteraria, fin qui sconosciuta, del duce? Gli storici si mettano al lavoro.

Ecco i versi ritrovvati:

"Gesù Cristo si vede a Bethlem/ si conosce a Nazareth/ si ammira sul Tabor/ è creduto sul Golgotha/ si ama attraverso il vangelo/ E’ l’unico vero rivoluzionario/ che dalla sua Croce fece leva e bandiera/ per sollevare il mondo agli splendori/ della fede divina/ Io lo vedo come l’asse della storia/ e i secoli danzargli intorno/ Gli uomini si appoggiano alla croce/ e guardano i suoi occhi/ che rischiarano le vie dell’eternità"