Ai democratici non conviene un Conte forte

"La pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi’. Così il Vangelo di Marco. Al Signore, oggi, il cattolico Giuseppe Conte chiede un miracolo più audace: far diventare i ‘costruttori’ stessi pietre d’angolo di una nuova maggioranza. Ogni stagione ha i suoi mercati: si chiamino ‘responsabili’ o ‘costruttori’, si tratta sempre di parlamentari che non vogliono lo scioglimento delle Camere temendo di non rientrarci. Ieri sera, nella sua casa di Firenze, Matteo Renzi era convinto che Conte non avesse ancora recuperato la maggioranza al Senato. Cesa (Udc) parla con tutti, a destra e a sinistra.

Mastella, campione indiscusso del ramo, al grido di "siamo responsabili, ma non fessi" non vuole che i ‘costruttori’ vengano portati alla tavola di Conte come ‘i polli di Renzi’. Perché anche Salvini si muove… Due democristiani d’annata come Franceschini e Guerini sono i soli a non aver partecipato al massacro del senatore fiorentino. E questo ha incoraggiato Renzi a garantire l’astensione nei voti di fiducia. Ma se il governo non raggiungesse la maggioranza assoluta, i renziani ricordano il precedente di Berlusconi: l’8 novembre 2011, sul rendiconto generale dello Stato, il governo ebbe 308 voti (e non 316) e fu mandato a casa da Napolitano.

Ma questi son calcoli che possono cambiare di ora in ora. Il vero paradosso è che – oltre ai grillini – è Zingaretti il più interessato a non andare a elezioni anticipate.

Il sondaggio trasmesso l’altra sera da ‘Porta a porta’ dice che una lista Conte prenderebbe il 12 per cento dei voti, succhiandoli per metà al Pd che scenderebbe da 19.5 punti ad appena 13. Noi siamo per esperienza prudentissimi sui sondaggi. Nel 1996 Nicola Piepoli assicurò a Lamberto Dini, presidente del Consiglio uscente, il dieci per cento dei voti che si ridussero poi di oltre la metà sbarrandogli palazzo Chigi per sempre. Altra epoca, altro mondo. È un fatto, comunque, che Conte sta dimostrando una scorza politica non comune e che non ha nessuna intenzione di ritornare alla professione e all’insegnamento.

Se si andasse alle elezioni prima del semestre bianco che comincia il 15 luglio, il centrodestra ne uscirebbe vincitore, i Cinque Stelle decimati, il Pd molto ammaccato e Conte nuovo riferimento della sinistra. E il governo del professore arrivasse al 2023, sarebbe difficile contrastare la sua leadership. Per questo Franceschini e Guerini sono prudenti. ‘Del doman non c’è certezza’, ammoniva un fiorentino gaudente come Lorenzo il Magnifico….