Alluvione e casa domotica, i rischi possibili: “Malfunzionamenti o errori di progettazione”

Parola a Luciano Bononi, professore di Informatica dell’Università di Bologna: casi estremi come l’alluvione o errori possono portare ad avere una casa-fortino costruita fin troppo bene, da cui è difficile o impossibile uscire, come è successo alla vittima di Castel Bolognese

Bologna, 1 giugno 2023 – Morto prigioniero della casa domotica: è la storia drammatica che ha visto come protagonista Giamberto Pavani, 75enne di Castel Bolognese, tra le vittime dell’alluvione in Emilia Romagna.

Un sistema di domotica progettato male, un fortino costruito a regola d’arte o un malfunzionamento dovuto all’eccezionalità della calamità in corso: sono queste alcune ipotesi avanzate da Luciano Bononi, professore ordinario del Dipartimento di Informatica - Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna.

L'alluvione nel ravennate
L'alluvione nel ravennate

Intrappolato in casa: cosa è successo

Rimasto tra le mura della propria abitazione, Pavani non è riuscito ad aprire le finestre elettriche e uscire dall’appartamento al piano terra che stava per essere sommerso dall’acqua esondata dal fiume Senio.

Giamberto Pavani aveva recentemente installato numerosi dispositivi anti intrusione, come inferriate, telecamere e porta blindata, e un sistema di domotica all’interno della propria casa in via Marzari. Una ricerca di sicurezza che si è rivelata fatale. 

“Tante sono le possibili applicazioni della domotica in ambito abitativo, dalla semplice gestione della casa all’assistenza ad anziani e bambini – ha detto il professor Bononi – ma la premessa a tutto questo è una: l’elettricità deve funzionare”.

L’impianto domotico tra malfunzionamenti ed eventi estremi

La luce, invece, era già saltata quando il signor Pavani in trappola ha chiesto aiuto ai vicini per uscire dal suo fortino e mettersi in salvo. 

“Alla base di questa tragedia, di cui non conosco i dettagli, ci potrebbe essere un malfunzionamento del sistema di domotica – ha spiegato Bononi –.Tutte le componenti in commercio garantiscono standard di sicurezza, la casa domotica però è un sistema complesso e molto dipende dal lavoro fatto dal progettista di sistema che assembla e mette in connessione ogni singolo elemento”.

Il professore non esclude nemmeno che si sia verificato un caso talmente estremo, con un evento alluvionale mai visto che ha portato metri di acqua all’interno delle case, che il progettista anche a ragione aveva ritenuto che si trattasse di una situazione talmente improbabile da non prendere in considerazione delle precauzioni.

Alla base, dunque, potrebbe esserci un malfunzionamento oppure un problema di progettazione che forse non prevedeva una modalità di sblocco, come ad esempio una leva manuale, in caso di pericolo o di assenza di elettricità. Ma potrebbe essere anche un’altra la spiegazione di quanto avvenuto a Castel Bolognese. 

Il rischio di ritorno della domotica

“Si potrebbe essere verificato il rischio di ritorno della domotica, ovvero che la volontà di rendere inaccessibile la casa dall’esterno ha reso prigioniero il proprietario stesso con un epilogo drammatico. L’impossibilità di uscire, infatti, potrebbe anche essere stata una specifica richiesta del committente”, ha aggiunto il professore Bononi. 

Chiudendosi al mondo la casa è diventata inaccessibile, e il luogo in cui ci si dovrebbe sentire pù al sicuro in poco tempo è diventato una trappola senza possibilità di fuga.