
Faenza, 12 aprile 2023 – “Sa, sento il bisogno di dare ancora qualcosa al mondo della mia personalità, non ce la faccio a stare qui fra quattro mura. Vorrei parlare io e vorrei spiegare meglio quello che ho fatto e perché". Ha la voce un po’ affaticata, ma al telefono risulta lucida, precisa e sceglie con cura le parole la donna di 81 anni che nei giorni scorsi è fuggita dalla Rsa ‘Il Fontanone’ per andare a Bellaria, dove andava in vacanza da giovane. Non c’è nemmeno un tentennamento in quello che dice. Ma perché l’ha fatto? "L’ho fatto per far vedere che sono autosufficiente, so prendermi cura di me stessa, muovermi fra i mezzi di trasporto – racconta –, sarei tornata al Fontanone da sola in treno il giorno dopo. Sono stata maestra, dirigente, so ancora governare la mia barca". Invece sono arrivate le forze dell’ordine e un’ambulanza: "Volevo precisare una cosa, rispetto all’articolo che è stato pubblicato – prosegue –: non è venuto nessun parente a ’riprendermi’ non sento le mie figlie da tempo. Mi hanno invece obbligato a salire su un’ambulanza che mi ha portato in ospedale a Rimini e da lì il giorno dopo al Fontanone". La donna è nella rsa da quando le è stato assegnato un amministratore di sostegno, che viene normalmente assegnato per menomazioni fisiche o psichiche: "Vivevo nella mia casa – così racconta –. La pensione è bassa e allora chiesi alle mie figlie un supporto per avere un aiuto. Da un giorno all’altro sono arrivati gli assistenti sociali, poi non ho più potuto ritirare la mia pensione, mi è stato disdetto l’affitto – racconta –, le mie cose sono state vendute e sono dovuta andare al Fontanone". Sulla gestione della struttura, nulla da dire: "Ci sono persone competenti, che fanno un ottimo lavoro per anziani e malati – spiega –, ma sono l’unica della struttura che cammina. Mi trattano bene, ma da qui non si esce, sono sempre fra quattro mura con persone non autosufficienti e vorrei semplicemente essere libera. Le rsa ti risucchiano la vita".
Qualsiasi cambiamento della sua situazione deve passare dal tribunale: "Ho scritto al giudice, con cui non ho mai parlato – conclude –. Per come la vedo non può basare il suo giudizio solo su documenti, vorrei che mi parlasse. Chiedo una piccola casa, dove poter vivere libera".