Piacenza, 9 giugno 2023 – Dopo le presunte torture di Verona che hanno portato all’arresto di diversi poliziotti, ancora la caserma Levante dei carabinieri di Piacenza nel mirino. Emergono infatti altri episodi di violenza durante il servizio, che figurano nell’inchiesta bis e che coinvolgono carabinieri già imputati nel primo filone dell’indagine. E ci sarebbero anche cinque nomi nuovi.
Quella caserma nell'estate del 2020 fini sotto sequestro - primo caso in Italia dei sigilli apposti a una caserma dell'Arma - per la clamorosa inchiesta della Guardia di finanza che aveva portato all'arresto, tra gli altri, dei sei carabinieri che vi prestavano servizio per gravi reati.
Nei giorni scorsi infatti i pm piacentini hanno notificato a 24 persone l'avviso di chiusura indagini del secondo filone dell'inchiesta, che va nuovamente a fare luce sui tanti episodi gravi commessi dai militari dell'Arma e finiti nella prima parte dell'indagine, ma individuando nuovi reati - alcuni minori - che non erano stati perseguiti oppure erano stati stralciati nel 2020.
Fra loro ci sono anche altri cinque carabinieri che non erano stati coinvolti nella prima inchiesta. Fra gli episodi contestati c'è quello dell'8 aprile 2020 che riguarda tre carabinieri già indagati nel primo filone: sono accusati di aver avvicinato un presunto acquirente di stupefacenti e averlo minacciato dicendogli che se non avesse consegnato la droga lo avrebbero picchiato, mandato in ospedale e rovinato.
Poi lo avrebbero perquisito arbitrariamente, senza alcun esito e senza fare menzione di quanto avvenuto negli atti. Gli avrebbero quindi preso il cellulare e il portafogli e lo avrebbero picchiato e allontanato in malo modo, dicendogli che per riavere gli oggetti doveva andare in caserma nei giorni successivi.
Come già nel 2020, i reati ipotizzati dalla procura di Piacenza coinvolgono anche civili per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti: le nuove accuse, a vario titolo, vanno dall'omessa denuncia di reato, peculato, falsità materiale in atto pubblico, alla violata consegna, rifiuto o omissione di atti d'ufficio per mancate segnalazioni di assuntori di droga alla prefettura, falso in atto pubblico in memoriali di servizio e detenzione abusiva di armi.
E ancora: arresto illegale, rivelazione di atti d'ufficio, violenza privata, perquisizione arbitraria. I nomi che compaiono in questa seconda inchiesta sono quasi tutti gli stessi dei protagonisti dell'altra volta, a partire dalle figure principali dei sei carabinieri che prestavano servizio alla stazione Levante: Giuseppe Montella, Salvatore Cappellano, Angelo Esposito, Giacomo Falanga, Daniele Spagnolo e Marco Orlando, l'ex comandante della caserma.
Per loro l'iter giudiziario è ad oggi ancora pendente in corte d'appello o in Cassazione. Questa volta però tra gli indagati dalla Procura emiliana ci sono anche cinque nuovi nomi, tutti carabinieri del Comando provinciale di Piacenza.
Sotto la lente dei pm, ad esempio, sono finiti ora diversi episodi in cui i militari avrebbero utilizzato un'auto di servizio, destinata all'impiego in borghese per le indagini, per effettuare commissioni private oppure per andare al ristorante. E ancora, false attestazioni per i Dpcm all'epoca del Covid, oppure anche reati più gravi come l'arresto illegittimo e la perquisizione arbitraria di una persona accusata di essere uno spacciatore.
Questa nuova inchiesta giunge a pochi giorni dai fatti accaduti a Verona, dove alcuni poliziotti della questura sono stati arrestati per gravi reati commessi in servizio.