Il ruolo dei cattolici in politica, Zuppi: "Conta stare per strada"

Il presidente della Cei e la sua storica posizione: "Prima di tutto dobbiamo essere cristiani"

Bologna, 27 ottobre 2022 - I tempi cambiano. E la società, parallelamente, si modifica di pari passo. Così come i ruoli di chi, dentro questa stessa società, continua a operare per la comunità. Ma all’interno dello scenario attuale, oggetto di continue evoluzioni e progressioni, qual è il compito che spetta ai cattolici? II loro ruolo, nel panorama politico, si è ormai eclissato o si può invece parlare di nuove responsabilità? Un’interrogativo, questo, capace di dare luogo a un vero e proprio dialogo a più voci, come quello realizzatosi durante il dibattito dell’associazione culturarle ‘Incontri Esistenziali’, tenutosi a Bologna, nell’Aula Magna di Santa Lucia in via Castiglione 23.

Tra gli ospiti anche il cardinale Matteo Maria Zuppi, che da maggio 2022 è anche presidente CEI. E che soltanto pochi giorni già aveva affermato: "I cattolici in politica? Ma la presenza è stare per strada. Prima di tutto dobbiamo essere cristiani, non possiamo pensare di esserlo perché facciamo politica e spesso finiamo per farla male".

Così, in una cornice storica nel cuore della città, costellata da volti noti e non solo, il confronto si è dimostrato terreno fertile per analizzare la "questione cattolica" nella società italiana, non a caso oggetto di molteplici discussioni e opinioni dentro e fuori il perimetro del mondo ecclesiale. Tra le voci protagoniste anche Ernesto Galli della Loggia, storico ed editorialista, e una delle sue frasi da cui, poi, è potuto germogliare il confronto: "Sotto l’urto dissolvitore della secolarizzazione, il cattolicesimo non è riuscito nell’impresa di trovare una risposta all’altezza della sfida". Parole che suonano come una forte provocazione, quasi come un "pugno allo stomaco".

E che lo stesso storico ha poi ieri chiarito: "La chiesa ha una forte difficoltà a leggere i segni dei tempi, a farsi un’immagine esatta della circostanza storica in cui ci troviamo - afferma - è stata mantenuta la stessa lettura anche quando le epoche cambiavano. Anche solo sessant’anni sono un’infinità di tempo, e bisogna andare al passo. Il rischio è appunto di diventare qualcosa che non ha più un collegamento con la realtà è di perdere la giusta direzione".

E aggiunge: "La chiesa è ancora abituata a parlare in termini di secolarizzazione ma il mondo è andato molto, molto avanti - continua Galli della Loggia - la parola religiosa aveva un’importanza cruciale per la nostra storia, perché era autonoma e stava nello spazio pubblico grazie a se stessa. La chiesa ora non è capace di dare una risposta alla decristianizzazione dell’Europa: soltanto Benedetto XVI ha avuto la percezione che l’Europa stava abbandonando il cristianesimo".

"Non bisogna pensare che la politica rinunci a prendere sul serio i bisogni originali dell’uomo - ribatte Davide Prosperi, presidente Fraternità Comunione e Liberazione - queste esigenze fondamentali e umane sono il punto di partenza anche per il panorama politico, che non è diviso dalla religione e dall’impegno con la realtà. L’uomo ha a che fare con il potere e da questo concetto, e su come questo si sia affermato nell’età contemporanea, bisogna soffermarsi per riflettere a lungo". E in uno scenario che non nasconde diverse sfide future "concepire l’uomo come risposta al mistero è una considerazione da tenere in conto, perché senza questa religiosità l’uomo è usato dall’uomo".