Centri estivi Emilia Romagna 2020, cosa cambia col Coronavirus

Potrebbero partire da giugno. Ecco l'organizzazione pensata dalla Regione

Centri estivi, cambia l'organizzazione per il Coronavirus (foto d'archivio)

Centri estivi, cambia l'organizzazione per il Coronavirus (foto d'archivio)

Bologna, 28 aprile 2020 - Arrivano le prime proposte della Regione per la graduale riapertura dei Centri estivi. Eccole: attività preferibilmente all’aperto, aerazione costante sanificazione degli ambienti in caso di soggiorno al chiuso. Bambini organizzati in piccoli gruppi seguiti da sempre dallo stesso educatore (o più d’uno), accolti su più turni, con fasce orarie diversificate in modo da evitare assembramenti ed evitando contatti tra diversi gruppi. E ancora, triage all’ingresso, attenzione ai contatti, utilizzo da parte degli educatori dei dispositivi di protezione individuale, massima attenzione ai principi di igiene e pulizia, sanificazione dei giocattoli a fine giornata, e stop agli spettacoli di fine soggiorno.

Leggi anche Fase 2, la guida: seconde case, spostamenti e sport - "I lavoratori in cassa integrazione perdono ogni mese 500 euro" - "Sì ai fidanzati" Frutto di un confronto con amministratori locali, coordinamenti pedagogici territoriali, soggetti gestori, Terzo settore, esperti in campo educativo e sanità pubblica, le idee sono state illustrate dalla vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, in videoconferenza alla ministra della Famiglia, Elena Bonetti, e a quella dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Mentre i Centri estivi potrebbero partire da giugno, resta aperta la questione della sospensione dei servizi educativi per la prima infanzia (0-3 anni), caratterizzati da un contatto fisico costante, continuo, prezioso e del tutto inevitabile tra i bambini stessi e tra i bambini e gli educatori.

I servizi educativi offrono accoglienza ai bambini piccolissimi (12-36 mesi) assieme ai loro genitori, o adulti accompagnatori. Per questo tipo di servizio si possono ipotizzare soluzioni sperimentali prevalentemente orientate al gioco, al movimento, ad attività educative guidate dall’adulto. Con particolare attenzione al problema del distanziamento fisico, perché nel caso dei bambini più piccoli le pratiche di cura che riguardano il corpo e la comunicazione affettiva sono parte essenziale del lavoro educativo. Si potranno pertanto gestire seguendo specifiche indicazioni precauzionali, ma non eliminare del tutto. Così come la socialità, che essendo un bisogno primario nell’infanzia potrà essere vigilata ma non totalmente impedita.

Una simile riorganizzazione comporta necessariamente costi aggiuntivi, legati alla necessità di un corposo potenziamento del personale (educatori e ausiliari), all’aggravio delle procedure di igienizzazione e alla gestione del triage quotidiano all’ingresso. Fondamentale quindi la prospettiva annunciata dalla ministra Bonetti di un significativo sostegno economico dello Stato alla ripartenza in sicurezza delle attività estive, cui accompagnare lo sforzo congiunto anche di Regioni ed enti locali.

“Confermiamo - ricorda Schlein- la nostra disponibilità di risorse per l’abbattimento delle rette, 6 milioni di euro quest’anno, e la volontà di rivedere e potenziare ulteriormente le forme di sostegno della Regione, anche mettendo a sistema le quote derivanti dai contributi, circa 35 milioni di euro, annunciati dalla ministra Bonetti per il sostegno specifico alle attività estive, ma che speriamo possa essere più consistente. Finché dura la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e scolastici, si è inoltre chiesto il rafforzamento delle misure di congedo parentale e permessi previsti dalla legge 104/92, e si è ipotizzato di poter ampliare le possibilità di destinazione dei bonus babysitter per poterli eventualmente destinare anche all’accesso dei Centri Estivi”.