Cimice asiatica, è un flagello

Agricoltori in allarme in Emilia Romagna, stime di perdite del raccolto al 100%

Cimice asiatica, danni ai frutteti in Emilia Romagna (Corelli)

Cimice asiatica, danni ai frutteti in Emilia Romagna (Corelli)

Bologna, 11 agosto 2019 - Non c'è pace per la frutta emiliano romagnola in questa estate 2019 davvero ‘orribile’. Non bastava il meteo impazzito (piogge torrenziali in maggio, freddo fino a metà giugno, frane e allagamenti) che ha ucciso sul nascere la campagna estiva. Non bastavano i prezzi di pesche e nettarine, albicocche e susine in caduta libera; non bastava la difficoltà di reperire manodopera stagionale. Si è aggiunto il flagello di un parassita (la cimice asiatica) che si sta accanendo sulla prossima raccolta di pere e mele.

Dalle organizzazioni agricole e cooperative è già partita la richiesta di un tavolo urgente di crisi al ministero, allargato anche a Salute e Ambiente e a tutte le Regioni coinvolte «per valutare ogni possibile iniziativa e lo stanziamento di risorse straordinarie per dare una risposta alle migliaia di produttori coinvolti dall’emergenza della cimice asiatica che sta causando una perdita fino al 100% del raccolto di pere» scrive al ministro Centinaio il presidente di Alleanza cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri. Per il romagnolo Davide Vernocchi, coordinatore ortofrutta di Alleanza «la situazione è davvero molto pesante anche per l’occupazione e prevediamo che almeno un 30% degli stagionali nella trasformazione quest’anno non sarà impiegato». 

INSETTICIDA SI' O NO?   La richiesta di un tavolo nazionale arriva anche da Confagricoltura Emilia Romagna dove il presidente dei frutticoltori Albano Bergami e la presidente regionale Eugenia Bergamaschi parlano di «situazione drammatica» e chiedono per le aziende la sospensione di mutui e contributi Inps, sgravi fiscali e l’attivazione dei fondi di solidarietà. Il ministro Centinaio ha fatto sapere che convocherà al più presto il tavolo interministeriale richiesto per «debellarla definitivamente».

Nelle principali regioni frutticole italiane la cimice asiatica, dopo aver attaccato le piante di drupacee (pesche, nettarine, susine e ciliegie) e di mele, sta ora piombando come un flagello sugli alberi di pere, produzione di cui l’Emilia Romagna è leader col 70% della produzione nazionale.

Arrivata in Italia nel 2012 con l’importazione di alberi da frutta, la cimice si riproduce a un ritmo elevatissimo (una femmina depone fino a 400 uova) e resiste sia agli antagonisti naturali che agli antiparassitari più diffusi. Preoccupata anche la Cia col presidente regionale Cristiano Fini e quello nazionale Dino Scanavino che ne ha parlato col premier Conte: «L’asiatica si sta trasformando nel nuovo flagello dell’agricoltura del Nord Italia: i danni sono enormi e il rischio è di azzerare il settore ortofrutticolo in Emilia Romagna e Veneto».

Solo in Veneto Coldiretti parla di danni per 100 milioni. Cia Agricoltori Italiani elenca perdite in Emilia Romagna del 25-30% anche su albicocco e mandorlo. Peggio ancora le colture di pomacee biologiche non protette da reti: il danno ad oggi è tra il 40% e l’80%.

In provincia di Rovigo i frutticoltori prevedono una perdita dal 40% al 100% del raccolto. Si muove anche la ricerca: il Crea, ente di ricerca del ministero, ha avviato un programma di lotta biologica classica contro lacimice asiatica, testando un antagonista naturale come la ‘vespa samurai’. In Emilia Romagna è al lavoro un team di esperti del Crpv di Faenza. L’allarme rosso è già scattato.