Addio Cinquantini, è la fine di un mito

In dieci anni crollo dell’80% nelle vendite dei motorini. Emilia Romagna peggio delle Marche. "I ragazzini spendono i soldi altrove"

La Vespa

La Vespa

Bologna, 9 febbraio 2020 - Corre l’anno 1953, e Audrey Hepburn in ‘Vacanze romane’ fugge in Vespa per le vie della Capitale. Passano 46 anni ed eccole di nuovo: cambia lo sfondo, dalla città ai colli bolognesi, ma i cinquantini sono ancora ‘le ali sotto ai piedi’ per i giovanissimi Lunapop e per una schiera di ragazzi che in quelle ‘50 Special’ riflette la propria adolescenza. Simbolo prima della rinascita dopo la guerra e poi dell’adolescenza, i motorini sembravano senza tempo. E invece un tempo ce l’avevano, e non è più il ventunesimo secolo. Forse basterebbe piazzarsi fuori da un liceo qualsiasi a osservare i parcheggi per i ciclomotori vuoti per rendersene conto, ma i dati del Ministero dei trasporti elaborati da Anmca (associazione nazionale ciclo motociclo e accessori) sono ancora più espliciti. Nel 2019 sono stati immatricolati 20.357 cinquantini, di cui 16.324 scooter, i più comuni. In Emilia Romagna gli scooter sono stati 1137, e nelle Marche 721. A Bologna sono stati in tutto 201, ad Ancona 151 e in molte province si è arrivati sotto le tre cifre: 93 a Modena e a Forlì-Cesena, 86 a Ravenna, 90 ad Ascoli Piceno e 40 a Fermo. Briciole di un mercato che è praticamente morto, specialmente se paragonato ai numeri del secolo scorso. Nel 1955 le aziende produttrici dichiaravano di vendere 99.874 motorini, diventati 139.057 nel 1962. Da lì è stata una crescita continua. Nel 1967 le aziende vendevano 204.748 motorini, che nel 1970 sono 320mila. In meno di 10 anni, nel 1977, siamo oltre i 600mila. E tra quelle cifre da capogiro i ciclomotori sono rimasti per vent’anni, finché qualcosa non si è incrinato. Dal 2000 in poi il calo è netto: già quell’anno le aziende dichiararono 311.836 vendite, la metà di due anni prima. Nell’ultimo decennio il mercato è semplicemente morto (calo dell’80% e anche più). Il tutto, secondo Claudio De Viti di Ancma, è dovuto a genitori ‘ansiosi’, spese e soprattutto poco interesse da parte dei ragazzi: "Sono molto appassionati di strumenti più social, come computer e telefonini – aggiunge De Viti –, per cui i genitori preferiscono acquistare questi rispetto al motorino. Molti, poi, temono per la sicurezza dei figli". Comprare uno smartphone al posto di un motorino è anche più economico. Poi se un tempo bastava compiere 14 anni per montare in sella, negli anni le leggi si sono fatte più restrittive. «Soprattutto l’obbligo del casco e il patentino – commenta Michele Moretti di Ancma – hanno inciso sulle vendite, scoraggiandole". Né i rivenditori, né gli esperti del settore ci sperano più: i pochi acquirenti non sognano la libertà di muoversi, ma la moto di grossa cilindrata. "Nei primi anni 2000 i ragazzini iniziavano a venire in negozio a gennaio e febbraio: guardavano tutti i modelli, sceglievano il colore – ricorda Mauro Pascoli, presidente del Vespa club Ravenna –. Dicevano: ‘Se sono promosso i miei me lo comprano’. Io, poi, ho smesso di venderli. Oggi i cinquantini non esistono più". Fine di un’era.