La lotteria dei colori

Restrizioni decise ancora il venerdì per la domenica: e l'economia viene presa a schiaffi. Per farci uscire alla crisi c'è una sola cura: il vaccino. L'approvvigionamento scarseggia, ma bisogna fare in fretta

Zona arancione: bar aperti solo per asporto (foto archivio Zani)

Zona arancione: bar aperti solo per asporto (foto archivio Zani)

Bologna, 19 febbraio 2021 - Alla lotteria del venerdì escono tre arancioni (Emilia-Romagna, Campania e Molise), mentre ancora si discute se non sia il caso di fare tombola: cioè di chiudere tutto per qualche settimana. E ci mancherebbe solo questo. Allora, come in 'Berlinguer ti voglio bene' di Benigni, dove dopo la tombola si passa al 'curturale', cerchiamo di passare a qualche ragionamento, il più pacato possibile.

Cosa non facile a un anno dall’inizio di questo incubo. Per prima cosa, e senza voler subito gettare la croce addosso agli ultimi arrivati, diciamo che la cattiva abitudine di dare i colori al venerdì per la domenica, non è cambiata. E’ vero che da giorni le regioni interessate si stavano preparando al loro destino. Ma un conto sono le ipotesi, altro è la realtà: Lazio e Lombardia, ad esempio, a loro volta candidate a passare in arancione, sono rimaste gialle.

E’ in questa terra di nessuno, tra i sussurri ministeriali e il decreto vero e proprio, che l’economia viene presa a schiaffi. Con i ristoratori che non sanno se fare la spesa, che sperano che il buon senso faccia almeno scattare le misure dal lunedì; con i fornitori che non sanno se forniranno o meno; con i cittadini che non sanno se gli spetterà ancora un "quarto d’ora d’aria" o no.

Dunque, diciamo che forse sarebbe buona regola lasciare più giorni tra la decisione e l’operatività della stessa. Si limiterebbero i danni.

In secondo luogo c’è legittimamente da chiedersi se questo arlecchino mutante serva veramente a qualcosa. Il fatto che ogni giorno continuiamo a contare 300-400 morti può far pensare che l’andirivieni di colori non serve a granché. Certo non esiste neppure la prova contraria, ma di sicuro non è stato questo tira e molla a farci uscire dalla crisi sanitaria. Per la quale esiste una sola cura: il vaccino. Noi che non siamo più populisti-sovranisti, ma al cento per cento europeisti, ci siamo messi nelle mani dell’Europa.

E l’approvvigionamento scarseggia. San Marino, che è più piccolo ma si fa i fatti i suoi, sta acquistando anche Sputnik dalla Russia, come alcuni Governatori stanno cercando forniture extra Ue. Bene. Al cittadino qualunque poco interessa da dove vengono, sempre che siano prodotti certificati.

Non interessano le Primule, ci vanno benissimo le tende militari. C’è troppa voglia e bisogno di normalità per pensare alle sciocchezze architettoniche di Arcuri.

Al nuovo governo che ha già cambiato stile e passo, e ai Governatori più timidi e disciplinati, diciamo: comprate, comprate, comprate! Può darsi che ci sia ancora in giro qualche no vax. Fatti loro. Ma il grido che viene dal paese è uno solo: vaccinateci in fretta, perché si vede a occhio nudo che siano in ritardo, che l’immunità di gregge è lontana, lontanissima. Come la lotteria del venerdì è troppo vicina ad altre domeniche di serrande abbassate (senza ristoro) che non riapriranno più.