Colori regioni aprile 2021: Emilia Romagna, Marche e Veneto aspirano al giallo

Il calo dell'incidenza permette all'Emilia-Romagna di tornare arancione. Il Veneto è l’unica regione, insieme a Bolzano, con una classificazione complessiva di rischio ‘bassa’. In miglioramento anche l'occupazione degli ospedali delle Marche, nonostante si rilevino ancora difficoltà. L'analisi del monitoraggio settimanale indica chi ha più probabilità di arrivare alla zona gialla quando sarà instituita

Il grafico con i tutti i dati

Il grafico con i tutti i dati

Bologna, 11 aprile 2021 – L’Emilia-Romagna raggiunge Marche e Veneto e sarà arancione da lunedì 12 aprile. Una promozione che riguarda anche Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Calabria e Toscana, mentre rimangono rosse Sardegna, Campania, Puglia e Valle d'Aosta.

Il Decreto Draghi obbliga tutta Italia a rimanere arancione o rossa fino alla fine del mese, ma si parla anche di una possibile zona gialla ad aprile. Si tratterebbe, dunque, di un possibile allentamento dei divieti dopo la metà del mese (forse da lunedì 19 aprile), nel caso in cui il piano vaccinale e i parametri lo permettano. Ma il Governo ne parlerà la prossima settimana.Dopo la zona rossa di Pasqua, l’Italia è quasi tutta arancione con dati nazionali in leggero miglioramento. L’indice di contagio Rt dallo 0.98 della settimana scorsa è passato a 0.92 e l’incidenza continua ad abbassarsi: da 232.74 a 210.8.

Il nuovo monitoraggio del Ministero della Salute, il numero 47, riguarda i dati epidemiologici del Paese nella settimana dal 29 marzo al 4 aprile. Ecco l’analisi dei parametri sanitari di Emilia-Romagna, Marche e Veneto. (Qui l’analisi del monitoraggio precedente, il numero 46).

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Emilia Romagna

Il calo dell’incidenza sotto la soglia dei 250 casi ogni 100mila abitanti, e che ora è ferma a 226.63, ha dato all’Emilia-Romagna l’opportunità di tornare arancione, dopo un mese di zona rossa. Una buona notizia, dopo che quella della settimana scorsa era stata l’abbassamento dell’Rt a 0.83, che per questa settimana cala ancora, seppur di poco, e si ferma a 0.81.

Quest’ultimo monitoraggio è positivo per la Regione, perché tutti i parametri sanitari sono in calo. Ci sono stati 10.117 nuovi casi settimanali, a fronte dei 12.780 dal 22 al 28 marzo e dei 14.996 dal 15 al 21 marzo. Per questo, rimane ‘bassa’ la valutazione di probabilità di diffusione del virus.

Gli ospedali hanno percentuali di occupazione migliori, molto vicine a quelle di media nazionale. Significa che, secondo i dati di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), le terapie intensive passano dal 49% del 2 aprile al 45% del 9 aprile, mentre la media italiana è del 40%. I reparti Covid non critici calano dal 51% al 45%, a fronte del 42% nazionale. Sono comunque percentuali che collocano in pieno la Regione dentro la zona arancione, per questo la valutazione di impatto sugli ospedali rimane ‘alta’.

Migliore la classificazione complessiva di rischio, che passa da ‘alta’ a ‘moderata’. Nel complesso la situazione è più positiva che negativa, soprattutto visti i picchi allarmanti che si sono avuti a inizio marzo. Ora l’obiettivo è avvicinarsi alla zona gialla, ma per farlo devono ancora abbassarsi incidenza (almeno sotto il valore di 200) e soprattutto l’occupazione degli ospedali. Le percentuali dovrebbero essere sotto la soglia del 40%.

Per il momento, salvo peggioramento, si prospettano almeno tre settimane di zona arancione, in quanto il decreto Draghi ha abolito la zona gialla fino alla fine di aprile. C’è però la speranza di uno spiraglio e un allentamento delle norme restrittive prima della fine del mese. Si dovrà aspettare la settimana prossima per più specifiche decisioni del Governo.

Marche

Finalmente e dopo cinque settimane l’Rt torna sotto l’1 e passa da 1.04 a 0.86. Molto bene anche l’incidenza che da 226.75 arriva a 194.36 e si mantiene sotto la media nazionale di 210.80. Dunque è ‘bassa’ la valutazione di probabilità di diffusione del virus.

In diminuzione anche i casi settimanali: dai 3.430 della settimana scorsa a 2.940 (dal 15 al 21 marzo ce n’erano stati 4.284). I reparti ospedalieri, invece, continuano a soffrire, nonostante si registri un calo che fa ben sperare.

Secondo i dati di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), le terapie intensive passano dal 57% del 2 aprile, al 54% del 9 aprile. I reparti Covid non critici, invece, dal 58% al 53%. Questi dati, in realtà, sono ancora da zona rossa, per questo la valutazione di impatto sugli ospedali è ancora ‘alta’. Ma il calo di queste percentuali comincia a farsi vedere ed è positivo.

La classificazione complessiva di rischio è ‘moderata’. Dunque zona arancione per le Marche per il mese di aprile. L’obiettivo della Regione è continuare a far abbassare le percentuali di occupazione degli ospedali, per poter almeno avvicinarsi alla media nazionale del 40%.

Veneto

Il Veneto è l’unica regione, insieme alla provincia autonoma di Bolzano, ad avere una classificazione complessiva di rischiobassa. E sono ‘basse’ anche la valutazione di probabilità di diffusione del virus e quella di impatto sugli ospedali.

Il valore dell’Rt è positivo, perché scende sotto l’1: 0.96. L’incidenza, invece, è sotto la media nazionale e si è abbassata da 237.81 a 187.74. Anche qui ci sono stati meno contagi Covid-19 (9.160), rispetto alla settimana precedente (11.603).

L’unica nota stonata è quella delle terapie intensive che invece salgono dal 28% del 2 aprile al 30% del 9 aprile. Scendono da 28% a 27% i reparti Covid non critici. Erano undici settimane (da fine gennaio) che le terapie intensive venete non raggiungevano la soglia del 30%. Comunque sono sempre percentuali al di sotto delle medie nazionali, rispettivamente di 40% e 42%.

Il Veneto avrebbe più probabilità di tornare giallo, ma tutto dipende dalle decisioni della prossima settimana. Il Governo dovrà valutare se abolire il divieto del ritorno al giallo fino al 30 aprile, o se pensare ad allentare le restrizioni. E il presidente Luca Zaia, pochi giorni fa, frenava gli entusiasmi: "“Riaprire i ristoranti solo all'aperto? In questo momento non ci sono le condizioni, la situazione sanitaria dev'essere il punto di partenza, noi non possiamo negare la realtà”.