Colori regioni prossima settimana: Emilia Romagna, Veneto e Marche verso il giallo

Rt in calo, ma incidenza e terapie intensive ancora sopra la media nazionale. Tutti gli indicatori Covid a confronto e i possibili scenari: delle tre, il Veneto è quella che ha più chance e Zaia è in pressing da giorni. In Emilia Romagna pesano i ricoveri, sempre sopra alla media italiana. Sulla regione di Acquaroli pesa una valutazione di rischio moderata ma con un alto rischio di progressione.

I colori delle regioni dipendono dai parametri (dati Dipartimento protezione civile)

I colori delle regioni dipendono dai parametri (dati Dipartimento protezione civile)

Bologna, 24 gennaio 2021 – Finalmente c’è una buona notizia sui dati sanitari e sul futuro colore delle regioni: l’indice Rt dell’Italia è sceso sotto l’1. Ora siamo a 0.97 e il Ministero della Salute fa sapere che si tratta di un calo, dopo cinque settimane di crescita. Un’altra notizia positiva è che, nonostante pure l’incidenza sia in decrescita ma senza raggiungere dati per istituire zone gialle o bianche, gli indicatori sanitari di Emilia-Romagna, Marche e Veneto sono tutti in calo

Colori regioni, Marche zona gialla? Saltamartini: "Penso proprio di sì" - Nuova mappa dei colori delle regioni: regole di oggi. Cosa si può fare - Covid e contagi oggi: bollettino coronavirus 26 gennaio. Dati Italia ed Emilia Romagna

La riduzione dell’incremento percentuale dei casi in quasi tutte le Regioni si è avuta grazie alle restrizioni di Natale. A dirlo è stato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Certo, alcune Regioni come Veneto e Marche, avrebbero preferito cambiare colore e tornare gialle.

"Siamo certi di avere dati da zona gialla, come sempre”, ha assicurato Luca Zaia, governatore del Veneto. Francesco Acquaroli, presidente delle Marche, invece, ha annunciato un dossier per chiedere al governo di far tornare le Marche in zona gialla, una volta terminate queste due settimane di arancione: termine che scatterà domenica 31 gennaio. La Marche, infatti, sono diventate arancioni ‘solo’ una settimana fa, il 17 gennaio. Emilia-Romagna e Veneto lo sono da più di due e stanno per entrare nella terza.

Capiamo meglio perché, nonostante il miglioramento dei dati, i tre territori manterranno lo stesso colore almeno fino a fine mese, analizzando gli indicatori sanitari del monitoraggio dall’11 al 17 gennaio.

I colori delle regioni dipendono dai parametri (dati Dipartimento protezione civile)
I colori delle regioni dipendono dai parametri (dati Dipartimento protezione civile)

Emilia-Romagna

I parametri dell’Emilia-Romagna sono tutti in calo. La prima vera diminuzione dopo due settimane di crescita. L’unico dato stazionario è l’occupazione delle terapie intensive, che rimane al 30%, un punto percentuale sopra la media nazionale. Gli altri reparti Covid scendono da 44% a 41%, ma si è sempre sopra la soglia del 40% che decide il colore arancione e la media nazionale è del 35%. Ci sono stati meno casi durante la settimana: 9.051 in tutto. Al 13 gennaio i casi settimanali erano 12.715, al 5 gennaio 10.830.

Lo stato delle terapie intensive in Italia (elaborazione Agenas)
Lo stato delle terapie intensive in Italia (elaborazione Agenas)

Piuttosto buono lindice Rt che perde 0.18 punti, passando da 1.15 a 0.97. Un dato di cui si può essere soddisfatti, non solo perché con un indice sotto l’1 si è più vicini alla zona gialla, ma anche perché nel caso in cui fosse aumentato anziché calato, la soglia della zona rossa, cioè quella dell’1.25, non sarebbe stata così lontana.

Ma l’Rt misura solo l’accelerazione della corsa del virus, bisogna anche considerare l’incidenza, ossia a quale velocità sta andando. Quella settimanale dell’Emilia-Romagna è scesa a 202, quando la settimana prima era a 284. La media nazionale è di 145. “L’incidenza in decrescita, tuttavia, è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti”, segnala il Ministero della Salute. Per dare un'idea: uno dei valori per l'assegnazione dell'ormai mitica zona bianca con cinema e palestre aperti, è avere 50 casi per 100mila abitanti.

La valutazione sulla probabilità di diffusione del virus (dato che misura l’aumento dei casi, dell’indice Rt e del numero di focolai) è cambiata da moderata a bassa. La classificazione complessiva di rischio è scesa da alta a moderata. L’indice Rt è compatibile con uno scenario di tipo 1, quello meno grave. La settimana prima era in uno scenario di tipo 2 (in cui la trasmissibilità è più sostenuta e diffusa). Rimane invece alta la valutazione di impatto, che misura le percentuali di occupazione dei posti letto. Ma il colore giallo non sembra essere così lontano.

Marche

Lo stato degli ospedali nelle Marche
Lo stato degli ospedali nelle Marche

I dati delle Marche sono stazionari. L’indice Rt è passato da 0.97 a 0.98. Anche se di poco, rimane sempre compatibile con uno scenario di tipo 1, dove la trasmissione del virus è localizzata. L’incidenza settimanale (quante persone su 100mila abitanti hanno contratto il virus) è calata da 212 a 172 ed è quasi tornata ai livelli prefestivi e festivi, in cui oscillava tra 165 e 127. La media nazionale attuale è di 145.

I casi settimanali sono stati 2.621. Di meno rispetto ai 3.228 della settimana prima e ai 3.052 dei giorni tra dicembre e gennaio. E infatti la valutazione di probabilità di diffusione rimane bassa. Se ci si fermasse qui, tutti i valori sarebbero da zona gialla.

Tuttavia, l’occupazione dei posti letto è l’indicatore che ha fatto scattare l’arancione il 17 gennaio e che non ha permesso il cambio di colore nemmeno questa volta. La terapia tensiva (dati al 20 gennaio) è occupata al 38%, in crescita rispetto al 33% della settimana prima e molto vicino alla soglia del 40%. I reparti Covid non critici, invece, sono passati dal 51% al 49% e anche qui si è sopra la soglia del 40%. Per questo anche per le Marche la valutazione di impatto rimane alta. La valutazione complessiva di rischio, invece, è passata da alta a moderata ma con un alto rischio di progressione.

Rischia cioè di tornare alta. Quest’ultimo indicatore tiene conto non solo della probabilità di diffusione dell’epidemia e dell’impatto sui sistemi sanitari, ma anche della resilienza territoriale (cioè l’aumento della percentuale di positività al tampone o la capacità di trovare nuovi casi tramite la ricerca dei contatti stretti). Per ritornare gialli, bisognerà valutare i dati del prossimo monitoraggio e vedere se l’occupazione ospedaliera migliora.

Veneto

I dati dei ricoveri in Veneto
I dati dei ricoveri in Veneto

Anche con il monitoraggio dall’11 al 17 gennaio, si conferma l’abbassamento dei valori sanitari per il Veneto. Scende ulteriormente l’indice Rt da 0.96 a 0.81, ben sotto la media nazionale di 0.97. Buona anche l’incidenza settimanale che passa da 365 a 201, mentre i casi settimanali sono ‘solo’ 9.881. Ben altra cifra rispetto ai numeri delle settimane precedenti: 17.943 al 13 gennaio e 22.296 al 5 gennaio.

I dati di terapie intensive e reparti Covid non critici sono valori da zona gialla. Le prime sono occupate al 32%, con un abbassamento di 2 punti percentuale (la soglia dell’arancione è il 40%), le seconde al 35% (anche qui la soglia è il 40%) e la settimana precedente erano al 43%. La probabilità di diffusione rimane bassa e la classificazione di rischio moderata. Sempre alta invece la valutazione d’impatto, a riprova che anche se i dati di occupazione ospedaliera sono migliorati serve più tempo e più stabilità di settimana in settimana per uscire dal zona di rischio.

Rispetto all’Emilia-Romagna, comunque, il Veneto vede un calo generalizzato dei dati da tre settimane e potrebbe avere più possibilità di tornare giallo.

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