Coronavirus Emilia Romagna, chiuse 5 province fino al 3 aprile. Oltre mille contagi

Modena, Reggio, Parma, Piacenza e Rimini diventano 'zone rosse', prolungato lo stop alle scuole. I decessi in Regione ora sono 48

Province chiuse dal coronavirus (Ansa)

Province chiuse dal coronavirus (Ansa)

Bologna, 8 marzo 2020 - Emilia Romagna blindata: cinque province chiuse. Le zone rosse saranno dunque estese alla Lombardia e ad altre 14 province. Stop spostamenti, salvo permesso, nei comuni di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Verbano Cusio Ossola e VercelliQuesto il giro di vite del governo nel nuovo decreto ministeriale per il contenimento dell'emergenza nazionale sanitaria, valido dall'8 marzo al 3 aprile. La versione definitiva del decreto è stata firmata nella notte tra sabato e domenica dal premier Conte

"Vincolo di evitare ogni spostamento" allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19. Non è un "divieto assoluto", spiega Conte, "non si ferma tutto", non si bloccano treni e aerei: sarà possibile muoversi per comprovate esigenze lavorative o per emergenze e motivi di salute. Ma la polizia potrà fermare i cittadini e chiedere loro perché si stiano spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive. Nelle "zone rosse" i cittadini con qualche linea di febbre (sopra i 37 gradi, ndr) dovranno restare nel proprio domicilio e limitare al massimo i contatti. Chiuse le scuole e le università, palestre, piscine, musei e centri culturali. "Mi assumo la responsabilità politica" delle decisioni che vengono prese in queste ore: "Ce la faremo", dice Conte a notte fonda.

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Cosa prevede il decreto in dettaglio - Coronavirus, il decreto definitivo. Scarica il Pdf

Bonaccini dubbioso: "Cerchiamo soluzioni più coerenti"

"Abbiamo ricevuto solo tre ore fa dal Ministero della Salute la bozza dei due nuovi Dpcm con le misure ulteriormente restrittive anti-Coronavirus - aveva scritto prima del provvedimento definitivo il presidente della Regione sul profilo Facebook -. Talune di queste prefigurano agli occhi di molti la possibile introduzione di una grande “zona rossa”, estesa dalla Lombardia a diverse province dell’Emilia-Romagna, del Veneto, del Piemonte e delle Marche. Non è propriamente così, ma alcune parti del provvedimento possono risultare di dubbia interpretazione e domani di difficile applicazione. C’è addirittura chi ci sta chiedendo se lunedì potrà recarsi o meno al lavoro o se verrà introdotto il fermo produttivo. Ben comprendendo che queste nuove limitazioni sono dettate da indicazioni imprescindibili del Comitato tecnico-scientifico e condividendo l’obiettivo di contenere con ogni mezzo la diffusione del virus, riteniamo necessario poter meglio valutare la coerenza dei provvedimenti, che impattano peraltro in modo disomogeneo sul nostro territorio regionale". "Per queste ragioni ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise".

I contagi e le vittime

In Emilia Romagna sono complessivamente 1.010 i casi positivi (140 in più rispetto all’aggiornamento di ieri pomeriggio), dei quali 409 a casa perché non necessitano di cure ospedaliere. Aumentano ancora le guarigioni, che passano da 17 a 25. I pazienti in terapia intensiva sono 64. Si registrano altri 11 decessi, che complessivamente salgono a 48. Chiuse in serata cinque province emiliano romagnole con il Dpcm che dovrebbe essere varato in serata. 

La Regione si sta attrezzando per realizzare, in ogni provincia, ospedali dedicati esclusivamente alla cura di malati di Covid-19, oltre a quello già realizzato e funzionante a Piacenza.

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L'aumento dei casi (140 in più) è inferiore a quello registrato ieri, quando erano saliti di 172. E passano da 3.136 a 3.604 i campioni refertati. Si tratta di dati disponibili e accertati alle 12 di oggi, sulla base delle richieste istituzionali, precisa la Regione. "Si tratta in maggioranza di persone che presentano un quadro clinico non grave, con sintomi modesti o addirittura assenti. 409 sono infatti i pazienti che non necessitano di cure ospedaliere e quindi sono a casa, dove rispettano l’isolamento previsto; 64 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 12 in più rispetto a ieri", fanno sapere da Viale Aldo Moro.

Aumentano, passando da 17 a 25, il numero delle guarigioni, 24 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione e una dichiarata guarita a tutti gli effetti perché risultata negativa in due test consecutivi.

Purtroppo, però, sale anche il numero dei decessi, passati da 37 a 48. Di questi, sei sono cittadini lombardi.

Degli 11 nuovi decessi, 6 riguardano il piacentino: si tratta di 4 uomini, rispettivamente due di 72 anni, uno di 74 e uno di 99 anni e 2 donne di 85 e 93 anni; 3 del parmense, due uomini di 73 e 78 anni e una donna di 88 anni; un uomo del modenese di 85 anni e un uomo del riminese di 89 anni.  

"La grande maggioranza delle persone decedute aveva patologie pregresse, a volte plurime; per tre decessi sono invece ancora in corso gli approfondimenti epidemiologici", fanno sapere dalla Regione.

In dettaglio, questi sul territorio i casi di positività, che si riferiscono sempre non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 479 Piacenza (53 in più rispetto a ieri), 229 Parma (49 in più), 104 Rimini (11 in più), 82 Modena (9 in più), 48 Reggio Emilia (4 in più), 49 Bologna (8 in più rispetto a ieri, di cui 20 nell’imolese 3 in più rispetto a ieri e riconducibili al cluster di Medicina), 7 Forlì-Cesena (3 in più rispetto a ieri), 10 Ravenna (2 in più rispetto a ieri), 2 a Ferrara (1 in più rispetto a ieri).

Venturi: "Numeri in calo rispetto a quelli che ci aspettavamo"

"Abbiamo numeri in calo rispetto a quelli che ci aspettavamo se il trend fosse stato confermato, ma una rondine non fa primavera", è cauto Sergio Venturi, commissario per l'emergenza coronavirus della Regione, di fronte agli ultimi dati dei contagi. In particolare è il ritmo di Piacenza, la provincia più colpita, a infondere qualche speranza: "Ci sono stati 53 casi in più, ma l'incremento è del 12% rispetto alla media regionale del 16%. Cala per il quarto giorno consecutivo e solo il 4% il ritmo era del 25%», spiega Venturi.

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Dunque, l'augurio "è che questo trend sia confermato nei prossimi giorni a testimonianza de fatto che siamo vicini a superare una situazione decisamente difficile". Tuttavia, Venturi - che ne ha parlato durante il bollettino quotidiano via Facebook - evita i trionfalismi: "Aspettiamo di vedere un'altra rondine: la marea sembra in diminuzione, ma serve qualche altro giorno". Poi, "se riusciamo ad arrivare in cima alla montagna, la discesa è sì faticosa, ma si vive con tutt'altro spirito". 

Fake news

Circola da ieri su Facebook un messaggio di un presunto infermiere che ha messo in giro una fantomatica richiesta della Asl piacentina per fare arrivare bottigliette d’acqua a operatori e parenti, oltre ad altri messaggi per chiedere pigiami. Come già specificato dall’Azienda sanitaria si tratta di una notizia falsa e priva di ogni fondamento, fanno sapere dalla Regione

 

Cassa integrazione salva-aziende: ecco 38 milioni

L’Emilia Romagna non perde tempo e mette sul piatto 38 milioni per finanziare la cassa integrazione in deroga. È la prima regione italiana a muoversi sul fronte degli ammortizzatori sociali, per provare a tamponare i pesantissimi danni dovuti alla emergenza del coronavirus che rischia di mettere in pericolo buona parte delle imprese. Un segnale concreto per garantire la continuità di reddito dei lavoratori, accolto positivamente dalle associazioni di categoria, dai sindacati e, per una volta, persino dall’opposizione. 

L’accordo è stato firmato all’interno del perimetro del Patto per il Lavoro, il tavolo che riunisce tutti gli attori del mondo economico e che Bonaccini vorrebbe replicare a livello nazionale nella trattativa iniziata mercoledì con il Governo sulle contromisure alla crisi da epidemia. 

"È un primo passo, ne seguiranno altri", promette il governatore: "Provvedimenti in grado di dare risposte veloci in un momento come quello che stiamo attraversando». In particolare, Bonaccini sta pensando a "misure sul versante delle famiglie, del lavoro e degli investimenti", e "ad accelerare i pagamenti".

Lo sblocco dei fondi per la cassa in deroga rappresenta l’esordio del neoassessore al Lavoro Vincenzo Colla, che questi temi li mastica da sempre, essendo stato segretario regionale della Cgil e numero due del sindacato nazionale: "Siamo i primi a siglare un accordo di questo tipo – sottolinea Colla –. La firma con le organizzazioni, avvenuta dopo un confronto in videoconferenza col ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, dimostra ancora una volta la capacità di fare squadra di questa regione, specie nei momenti di difficoltà". 

La cassa integrazione avrà decorrenza retroattiva dallo scorso 23 febbraio e la durata di un mese. Potranno accedervi, in deroga, i datori del settore privato e le unità produttive o operative situate in regione, a patto che vi sia stata una riduzione dell’orario di lavoro a causa delle ordinanze di restrizione. Sono comprese gran parte delle attività, eccetto i lavori domestici. L’Alleanza delle cooperative applaude a «un primo intervento, in attesa di quelli in elaborazione presso il Governo". La Confesercenti parla di «importantissimo segnale di attenzione», ma «è indispensabile che sia emanata al più presto la norma nazionale che possa consentire l’uso concreto delle risorse".

Semaforo verde dalla Lega. "Deve essere solo il punto di partenza di un pacchetto di misure che coinvolga tutto il sistema produttivo emiliano-romagnoloù". "Una risposta importante per i lavoratori e le imprese – commenta Confcommercio –.Chiediamo ora ai sindacati un impegno per velocizzare gli adempimenti per accedere alla cassa integrazione".