CronacaCoronavirus Emilia Romagna, 93 vittime e 772 nuovi contagiati

Coronavirus Emilia Romagna, 93 vittime e 772 nuovi contagiati

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Medici in corsia con l'armamento anti virus

Medici in corsia con l'armamento anti virus

Bologna, 27 marzo 2020 - Ecco il nuovo bilancio della Regione Emilia Romagna nella lunga guerra contro il coronavirus, affidato come sempre al commissario Sergio Venturi: Abbiamo 772 casi in più di ieri, per un totale di 11.588 malati, sono ora 308 i pazienti in terapia intensiva, solo 7 più di ieri. Sono 168 le nuove guarigioni, che arrivano così complessivamente a 960.

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Ma purtroppo ci sono 93 nuovi decessi. "Sono persone in carne e ossa, non numeri: persone che avevano cari,famiglie, amici. Se qualcuno tempo fa ci avesse detto che in un mese avremmo 1.267 morti non ci avrebbe creduto nessuno, e invece è così", è l'amaro commento di Venturi. "Per questo dobbiamo ricordarli, come è stato fatto oggi a Bologna con il suono delle campane (video). Alle vittime dobbiamo oltre che un ricordo anche  la determinazione di combattere tutti insieme questa guerra, evitando le speculazioni politiche e i rancori. Non è il momento dei rancori, ma quello dell'unità", è la stilettata di Venturi.

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La mappa

Per quanto riguarda i decessi, per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi decessi riguardano 25 residenti nella provincia di Piacenza, 13 in quella di Parma, 16 in quella di Reggio Emilia, 15 in quella di Modena, 13 in quella di Bologna (di cui 2 nel territorio imolese), 2 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, 3 in quella di Forlì-Cesena (2 nel territorio di Forlì), 5 in quella di Rimini.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: Piacenza 2.276 (63 in più rispetto a ieri), Parma 1.690 (79 in più), Reggio Emilia 1.861 (163 in più), Modena 1.772 (96 in più), Bologna 1.185 (151 più rispetto a ieri, e 228  Imola, 9 in più), Ferrara 244 (32 in più rispetto a ieri), Ravenna 488 (37 in più), Forlì-Cesena 580 (di cui 278 a Forlì, 37 in più rispetto a ieri, e 302 a Cesena, 30 in più), Rimini 1.264 (75 in più).

A domicilio

Oggi i medici hanno visitato una quarantina di persone nelle loro abitazioni, nel corso della sperimentazione attivata a Medicina. "Solo due di loro hanno avuto bisogno di ricovero", spiega Venturi. "Stiamo sperimentando un modello che se funziona estenderemo a tutta la regione: in una settimana controlleremo tutte le persone sintomatiche del paese, somministreremo i farmaci conosciuti e speriamo di passare così all'attacco del virus".

Tamponi

Dopo l’approntamento delle due strutture per tamponi “drive in” nel reggiano (Castelnuovo Monti e Guastalla), sono state oggi montati una tenda ed un gazebo nel parcheggio dell’Ospedale Bufalini di Cesena, in via Giovanni Ghirotti 286, per realizzare un terzo “transit point” per tamponi di controllo: le persone accosteranno con la propria auto e faranno l’esame senza scendere. In alternativa alle visite a domicilio, ciò consentirà di risparmiare un gran numero di operatori e dispositivi di protezione individuale. Le strutture sono state allestite dai volontari del Coordinamento provinciale del volontariato di Forlì-Cesena.

Bonaccini

"Abbiamo spesso anticipato le misure nazionali", rivendica Bonaccini in Assemblea legislativa. Intervenendo questa mattina con l’Aula riunita in sede telematica, il presidente della Regione Emilia Romagna ha fatto il punto sull'emergenza coronavirus. E ha illustrato la strategia per la lotta la Covid-19: sperimentazione farmacologica a casa e 5mila tamponi al giorno. Il governatore ha posto l'accento sulla tempestività di un’azione, fin dalla prima ordinanza del 23 febbraio sulla chiusura delle scuole, ispirata comunque "a una logica cooperativa e mai di differenziazione”.  

Ascolto della comunità scientifica, stretto raccordo con il Governo e le Istituzioni e un obiettivo che davanti a una pandemia di queste proporzioni deve necessariamente essere al primo posto: “La tutela della salute individuale e collettiva e l’uscita dall’emergenza sanitaria”. 

Dopo aver rivolto il proprio pensiero “a chi sta soffrendo in un letto d’ospedale, o nella propria abitazione”, e, soprattutto, a chi non ce l’ha fatta, con un caloroso abbraccio inviato ai famigliari delle persone decedute, Bonaccini ha illustrato ai consiglieri regionali riuniti sulla piattaforma digitale i principali provvedimenti assunti in queste settimane. Da quelli sanitari – con il piano di potenziamento dei posti letto e degli organici di medici e infermieri - a quelli sul fronte economico e sociale. Con l’attivazione immediata degli ammortizzatori in deroga, le misure per l’accesso al credito a tasso zero per le il sistema impresa, i provvedimenti a sostegno delle famiglie e delle persone fragili, con fondi straordinari e anticipati per i Comuni, oltre a contributi liquidati e scadenze prorogate in tuti i settori, dalla cultura allo sport, fino alla ricostruzione post sisma.

Dopo “una fase iniziale inevitabilmente difensiva”, il presidente ha poi illustrato la nuova strategia della Regione per uscire dall’emergenza sanitaria. Da un lato la “controffensiva al virus” avviata a Medicina, nel bolognese, con la sperimentazione farmacologica per curare i pazienti positivi direttamente a casa loro per prevenire il peggioramento e quindi l’arrivo in ospedale in condizioni spesso irrecuperabili, che potrà essere estesa al resto dell’Emilia-Romagna. Dall’altro, un piano che prevede 5mila tamponi al giorno per estendere il monitoraggio sulle categorie a rischio, a partire dagli operatori sanitari e sociosanitari, al quale potranno a breve essere affiancati test sierologici, in modo complementare e più diffuso, sugli asintomatici.

“Tra le cose che questa emergenza ci insegna è che un grande sistema sanitario, pubblico e universalistico, è un bene essenziale, tanto più in una società globale esposta a maggiori rischi di diffusione delle malattie”, ha ricordato il presidente della Regione, che ha rivolto un ringraziamento a medici e infermieri, volontari e operatori di Protezione civile, forze dell’ordine, Polizie locali, lavoratrici e lavoratori dei servizi essenziali e a tutti coloro che sono attivi nell’emergenza a sostegno della comunità.

Campane (FotoSchicchi)

Ordinate 4 milioni di mascherine. "Ne servirebbero 500mila al giorno"

Attesi in Emilia-Romagna quattro milioni di mascherine chirurgiche, due milioni di mascherine ffp2, 800mila tute protettive. Dispositivi di protezione per il personale sanitario che verranno acquistati grazie a 50 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione attraverso un finanziamento straordinario e che saranno distribuiti a tutte le Aziende sanitarie del territorio per affrontare l’emergenza Coronavirus.L’obiettivo è consentire a tutto il personale coinvolto – inclusi i medici convenzionati, gli addetti al trasporto infermi, i componenti delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, i dipendenti delle strutture residenziali per anziani e persone con disabilità, i farmacisti – di lavorare in sicurezza. Destinataria del finanziamento – deliberato nell’ultima seduta della Giunta regionale – l’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, che ha operato l’acquisto in modo centralizzato.

“Una somma importante, frutto di un’erogazione straordinaria di cassa della Regione, che serve a coprire i primi ordini urgenti di dispositivi di protezione individuale - spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Appena arriverà il materiale è già pronto un coordinamento regionale che, sulla base degli ammalati e dei ricoverati, effettuerà consegne settimanali tra tutte le nostre Aziende sanitarie. È assolutamente indispensabile che il nostro personale, impegnato ogni giorno in prima linea per tutelare la salute di noi tutti anche mettendo a rischio la propria, possa lavorare in condizioni di sicurezza”.

In Emilia Romagna servirebbero quasi 500.000 mascherine al giorno per l'emergenza covid-19. Ma le consegne dalla Protezione Civile nazionale sono ancora "insufficienti, incostanti e incerte". E le forniture acquistate direttamente dalla Regione all'estero "sono ferme in scali aeroportuali" a causa della chiusura delle frontiere. A fare il punto è il governatore Stefano Bonaccini, durante l'informativa di oggi in videoconferenza in Assemblea legislativa. "A oltre un mese dall'avvio dell'emergenza in Italia - afferma Bonaccini - registriamo ancora molte difficoltà, a partire dall'approvvigionamento di mascherine e dispositivi individuali di protezione, di strumentazioni per il funzionamento delle terapie intensive e degli stessi reagenti per i tamponi". Le consegne dalla Protezione Civile nazionale "si sono rivelate nel tempo complessivamente insufficienti e in ogni caso incostanti e incerte - critica Bonaccini - con comunicazioni e trasferimenti fatti giorno per giorno. Vi sono miglioramenti, che però vanno consolidati, per arrivare a una situazione di forniture costanti e regolari. Lo considero davvero il minimo sindacale a oltre un mese di distanza". Alla luce dei numeri attuali, spiega il presidente, e per assicurare dispositivi a tutti i sanitari, compresi medici di famiglia, pediatri e volontati, "avremmo necessità di circa 350.000 mascherine chirurgiche al giorno e di oltre 100.000 di tipo ffp2 e 3".

Volontariato, ecco le linee guida della Regione

Fornire indicazioni chiare sulla possibilità di svolgere attività di volontariato connesse alla gestione dell’emergenza e alla conseguente possibilità di spostamento per i volontari, ridurre il rischio di contagio e salvaguardare la salute dei volontari e delle persone a cui prestano aiuto in questa fase di emergenza sanitaria. Sono questi i principali obiettivi delle “Linee guida per le attività del volontariato nell’ambito dell’emergenza epidemiologica Covid-19” elaborate da Regione Emilia- Romagna, confrontandosi con Terzo settore ed Anci, per consentire ai tanti volontari impegnati a supportare le persone più vulnerabili di agire in modo responsabile e nella massima sicurezza.

Il documento si articola su tre punti principali: sistema di coordinamento con i Comuni ei Centri operativi comunali della Protezione civile, modalità di svolgimento delle attività e indicazioni che riguardano più direttamente la tutela dei volontari impegnati nella fase di emergenza e degli assistiti.

I Comuni devono rappresentare il punto essenziale di coordinamento delle attività di volontariato, indicando i bisogni e le priorità di intervento; i Centri Servizi per il volontariato contribuiscono alla ricerca e formazione di nuovi volontari e possono svolgere anche azioni di impulso e coordinamento di iniziative specifiche in accordo con i Comuni. Gli enti del terzo settore si coordinano con i Comuni per ogni attività e, in ragione della loro prossimità, possono fare segnalazioni sui bisogni e particolari fragilità ai Servizi sociali.

“La necessità di arginare il contagio ha introdotto misure stringenti per tutti, volontari e organizzazioni non profit compresi - sottolinea la vicepresidente con delega al Contrasto alle disuguaglianze, Elly Schlein -. Per questo come Regione abbiamo risposto alle sollecitazioni che ci sono giunte per dare indicazioni utili e chiare sulle modalità operative per le attività del volontariato, che in Emilia-Romagna vanta storicamente una presenza molto significativa, nella sua insostituibile e preziosa funzione di supporto alle persone più vulnerabili e alle istituzioni impegnate nella gestione dell’emergenza. A maggior ragione ora, - continua la vicepresidente - in un momento in cui le persone più fragili non possono essere abbandonate a sé stesse, penso in particolar modo agli anziani e alle persone con disabilità, e a coloro che non hanno una casa. L’attività di volontariato connessa all’emergenza deve potersi svolgere in modo responsabile e in piena sicurezza per tutti- chiude Schlein-. Nessuno deve correre rischi”.