Coronavirus, il farmaco per l’artrite funziona. Ok i test di Reggio Emilia

Il Tocilizumab sperimentato dall’ateneo, analisi su 301 pazienti: "Prova superata e speranze legittime, la letalità cala"

Il professor Carlo Salvarani dell’università di Modena e Reggio

Il professor Carlo Salvarani dell’università di Modena e Reggio

Reggio Emilia, 20 maggio 2020 - Combattere il Coronavirus resta sempre il primo obiettivo in questo momento. Le speranze di cura sono alimentate anche dagli studi sperimentali che si stanno compiendo nel nostro ateneo e nell’azienda sanitaria locale. Si tratta del farmaco Tocilizumab, utilizzato solitamente per la terapia dell’artrite reumatoide.

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E ora, autorizzato dall’Aifa (agenzia italiana del farmaco), è base dello studio clinico di ‘fase 2’ coordinato dal Pascale di Napoli (stessa città in cui lo stesso farmaco ha preso piede per curare la pandemia nel primo mese della sua diffusione), fornito gratuitamente dal produttore, il gruppi farmaceutico italiano ‘Roche’.

I primi risultati sono positivi grazie ai riscontri ottenuti dalle analisi preliminari sul farmaco, sperimentato nel contrasto al Covid-19 all’azienda ospedaliero-universitaria di Modena e all’Ausl di Reggio. Le speranze sono legittimate soprattutto dai risultati di letalità a 30 giorni con riduzione della mortalità senza effetti collaterali significativi sui pazienti testati. Il farmaco ha quindi superato la prova. Ora lo studio sarà presto pubblicato su una rivista internazionale, in modo da consentire una revisione tecnica e approfondita da parte della comunità scientifica.

L’analisi primaria ha riguardato 301 pazienti registrati per lo studio di fase 2 (in 20 ore tra il 19 e il 20 marzo) e 920 pazienti registrati successivamente tra il 20 e il 24 marzo, provenienti da 185 centri clinici distribuiti in tutto il territorio nazionale italiano, inseriti nell’analisi con l’obiettivo di confermare i risultati osservati.

«Il Tocilizumab – rileva Carlo Salvarani di Unimore (università di Modena e Reggio, ndr), anche direttore della struttura complessa di reumatologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, nonché uno tra i quattro autori del protocollo nazionale e coinvestigatore principale – è un farmaco biotecnologico, inibitore specifico dell’interleuchina 6, una citochina che gioca un ruolo importante nella risposta immunitaria ed è implicata nella patogenesi di molte malattie in cui vi è una importante risposta infiammatoria, in particolare le malattie autoimmuni".