"Coronavirus, anche l'obesità lieve può determinare forme gravi e la morte"

Lo studio dell'Università di Bologna: ""A un indice di massa corporea superiore a 30 è associato a un rischio maggiore di sviluppare un’insufficienza respiratoria"

Coronavirus (foto Ansa)

Coronavirus (foto Ansa)

Bologna, 16 luglio 2020 - L’obesità - lo abbiamo imparato, purtroppo, nei giorni più cupi della pandemia – risulta tra i fattori che espongono le persone a un maggior rischio di contagio da coronavirus. Quello che finora non sapevamo, però, è che anche gli individui affetti da obesità giudicata ‘lieve’ sono più a rischio di sviluppare forme gravi della malattia. Talmente gravi da arrivare al decesso. Lo rivela uno studio guidato da ricercatori dell’Università di Bologna e pubblicato oggi sullo European Journal of Endocrinology.

Leggi anche Coronavirus, in Francia "il Covid è in ripresa" -  Covid, il nuovo dpcm del 14 luglio in Pdf. Spiagge e mascherine: tutte le misure I risultati della ricerca mostrano che, tra i pazienti affetti da Covid-19, un Indice di massa corporea superiore a 30 è associato a un rischio maggiore di sviluppare un’insufficienza respiratoria e richiedere così il ricovero in terapia intensiva. Ciò comporta un più alto pericolo di mortalità, indipendentemente dall’età, dal genere e dalla presenza di altre malattie. L’Indice di Massa Corporea è un dato biometrico che mette in correlazione il peso corporeo con l’altezza. Un Imc compreso tra 30 e 35 identifica una condizione di obesità lieve. Le linee guida sviluppate da diversi paesi, come Regno Unito e Stati Uniti, per individuare le categorie a rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, indicano oggi, tra i loro criteri, un Indice di Massa Corporea superiore a 40 – corrispondente a un livello di obesità severa. I risultati del nuovo studio suggeriscono, quindi, che questo dato andrebbe rivisto al ribasso, includendo tra le persone più a rischio quelle affette da tutti i tipi di obesità.

Covid-19 e obesità

Il ruolo dell’obesità come fattore di rischio per i pazienti affetti da Covid è stato individuato fin dall’inizio della pandemia, con diversi studi che hanno evidenziato una connessione con conseguenze più severe e maggiori livelli di mortalità. Finora, tuttavia, le ricerche realizzate erano necessariamente basate su un numero di casi limitato.

Il gruppo di ricerca dell’Università di Bologna che ha firmato questo studio, invece, ha fondato le proprie conclusioni su informazioni connesse a quasi cinquecento pazienti ricoverati per coronavirus. E i dati non solo hanno confermato l’obesità come fattore associato a un rischio significativamente più alto di sviluppare forme gravi della malattia e di mortalità, ma si sono rivelati validi anche per pazienti con forme di obesità lieve. «Il nostro studio ha dimostrato che tutti i livelli di obesità sono associati allo sviluppo di forme gravi del virus», spiega Matteo Rottoli, ricercatore dell’Università di Bologna che ha guidato lo studio. «Questi risultati suggeriscono che anche le persone affette da obesità lieve dovrebbero essere identificate come parte della popolazione maggiormente a rischio».

Cause da trovare

Le cause alla base di questa connessione, però, non sono ancora state individuate. Le possibilità sono diverse: un indebolimento della risposta immunitaria alle infezioni virali, alterazioni delle funzioni polmonari, stati di infiammazione cronica legati all’obesità. “Il prossimo passo sarà cercare di individuare i meccanismi che sono alla base di questo collegamento”, spiega Rottoli. “La nostra ipotesi è che le conseguenze dell’infezione da SARS-CoV-2 siano legate al profilo metabolico dei pazienti: questo indicherebbe quindi un possibile ruolo dell’obesità, in connessione con la sindrome metabolica e il diabete”. Nel frattempo, gli studiosi invitano la popolazione e il personale medico a prestare attenzione al maggiore rischio cui sono esposte tutte le persone affette da obesità di ogni tipo. “Le linee guida connesse all’Indice di Massa Corporea andrebbero riviste in modo da includere tutte le persone che sono maggiormente a rischio di sviluppare forme gravi della malattia”, conferma Rottoli. “Si tratta di un elemento da non sottovalutare soprattutto nei Paesi occidentali, che presentano livelli più alti di diffusione dell’obesità”.

I protagonisti dello studio

Lo studio è stato pubblicato sullo European Journal of Endocrinology con il titolo “How important is obesity as a risk factor for respiratory failure, intensive care admission and death in hospitalised COVID-19 patients?” A realizzare la ricerca è stato un team del Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Bologna composto da: Matteo Rottoli, Paolo Bernante, Angela Belvedere, Francesca Balsamo, Silvia Garelli, Maddalena Giannella, Alessandra Cascavilla, Sara Tedeschi, Stefano Ianniruberto, Elena Rosselli Del Turco, Tommaso Tonetti, Vito Marco Ranieri, Gilberto Poggioli, Uberto Pagotto, Pierluigi Viale, Michele Bartoletti. Ha partecipato, inoltre, Lamberto Manzoli dell’Università di Ferrara.