Coronavirus ultime notizie, morta una donna in Veneto. Aumentano i malati

Ora i casi in Regione sono 45. Oltre all'uomo di Vo deceduto nei giorni scorsi, è spirata anche un'anziana di Treviso. Tende fuori dall'ospedale di Rovigo

Le tende installate davanti all'ospedale di Rovigo dalla Protezione Civile (foto Donzelli)

Le tende installate davanti all'ospedale di Rovigo dalla Protezione Civile (foto Donzelli)

Rovigo, 25 febbraio 2020 – Confermata l'11esima vittima per coronavirus, "era una persona con gravi patologie". Lo ha detto il capo dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, in collegamento con SkyTg24. Il decesso è avvenuto in Veneto, e la vittima aveva 76 anni.

Sono saliti a 45 i casi confermati di positività al Coronavirus in Veneto. Ne dà notizia la Regione Veneto, con l'ultimo report in cui è incluso il caso dell'anziana deceduta stasera a Treviso, che porta a due il numero di vittime in regione. Il cluster di Vò, focolaio dell'infezione, registra 33 casi confermati (tra cui una vittima). Vi sono poi 4 casi nel cluster di Mirano, 4 in quello di Venezia, e 4 casi di contagiati (tra essi l'anziana deceduta stasera a Treviso) ancora da associare ad un cluster preciso.  

"Il quadro clinico delle persone risultate positive in Veneto è stazionario". Lo precisa la dottoressa Francesca Russo, responsabile del Dipartimento Generale di Infettivologia della regione Veneto. "Cercare il paziente zero a questo punto - ha aggiunto - è difficile perchè è passato del tempo. Ora non è più tanto importante: quello che ci interessa è circoscrivere al massimo la diffusione del virus".

Inoltre, "le indagini hanno confermato che esiste una comunità cinese che frequentava il bar di Vo' Euganeo - aggiunge Russo -, bar frequentato dai primi due contagiati. Nei confronti di otto di loro si è proceduto con un test e con il ricovero nel reparto di malattie infettive, continua l'infettivologa, spiegando che si sta anche cercando di capire se il contagio possa essere iniziato proprio dalla comunità cinese di Vo.

Adriano Trevisan, il 79enne di Vò Euganeo morto in Veneto per le complicanze del coronavirus, era stato ricoverato per una polmonite e per lui sono state seguite le indicazione prescritte dall'Oms. Lo ha spiegato sempre Francesca Russo. All'uomo, ha chiarito, è stato eseguito il test dopo 14 giorni perché "si è presentato con un quadro di polmonite; non presentava il criterio principale per la diagnosi che è quello epidemiologico, che prevede cioè o un viaggio nelle aree a rischio o contatti con soggetti provenienti da aree a rischio". "Quando poi il paziente non migliorava con le normali terapie messe in atto per la polmonite da influenza - ha spiegato - si è fatto il test". "Tutti i test effettuati sugli operatori sanitari dell'ospedale di Schiavonia - ha reso noto infine - sono risultati negativi".

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Sono stati effettuati "quasi 4 mila tamponi, con priorità per gli operatori sanitari e i pazienti dell'ospedale di Schiavonia e di quelli di Venezia e di Dolo. Inoltre - ha detto il governatore del Veneto -, una rete di presidi di emergenze nelle tende riscaldate della protezione civile nei presidi hub delle 9 Ulss per garantire un triage separato e 900 posti letto aggiuntivi qualora si verificasse un maggior afflusso di pazienti ai servizi di Pronto Soccorso". 

"Quelli registrati in Veneto sono tutti contagi secondari - ha proseguito Zaia -, individuati soltanto grazie ai medici perché molti ricoverati presentano sintomi del tutto identici a quelli di una normale influenza di stagione e non corrispondono al quadro epidemiologico fissato dalle autorità nazionali e internazionali", spiegando poi che si è "in presenza di un virus che in 9 casi su 10 risulta asintomatico. Per cui mi aspetto che anche in Veneto i casi positivi ai test continueranno ad aumentare, perché siamo il Paese che sta controllando di più". 

Zaia, a Marghera, è anche intervenuto sulle parole del premier Conte sulla Lombardia, in merito all'emergenza a cui si sta assistendo. “Le Regioni sono efficienti e prova ne sia che il Governo ci premia. Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, ci stiamo coordinando, spero che sia una infelice l'uscita del presidente del Consiglio”. Il governatore ha poi aggiunto che “l'ordinanza sul Coronavirus non è perfetta, abbiamo cercato di farne una morbida in questa fase, perché avevamo pochi casi in Veneto. Stiamo facendo delle nuove valutazioni in queste ore e potrebbe anche inasprirsi”. 

L'Azienda Ospedaliera di Padova ha provveduto alla prima 'dimissione protetta' di una paziente. Lo ha reso noto la Regione Veneto. La donna è arrivata il 23 febbraio da Vò Euganeo, con diagnosi di "infezione da Sars CoV-2, verosimilmente pregressa, asintomatica", contratta in un locale pubblico. Era stata colta da febbre il 18 febbraio e il 22 era risultata positiva al tampone. Poiché durante il ricovero è rimasta asintomatica e vive da sola, sono già stati attivati i servizi territoriali per l'attivazione dell'isolamento domiciliare fiduciario di 14 giorni, con inizio considerato dal 22 febbraio.

Dopo il periodo di rodaggio è entrato pienamente operativo, e finora senza alcun problema, il blocco all'unico accesso a Vò Euganeo, il comune padovano con il maggior numero di casi positivi. Dal piccolo comune euganeo - poco più di 3300 abitanti - non si può nè entrare nè uscire e l'area è off limits tranne per alcune persone, come i dipendenti comunali, gli operatori sanitari e coloro i quali portano gli approvvigionamenti ai cittadini. I carabinieri, che stanno pattugliando la zona con il supporto di altri corpi, non hanno registrato alcun problema, rilevando che la situazione di emergenza è stata accettata da tutti. Frattanto proseguono alla scuola elementare di Vò i test con i tamponi ai residenti.

Per adesso, invece, non si segnalano contagi nella provincia di Rovigo, anche se ci sono altri tre casi sospetti. Come nelle altre regioni, poi si registra l'esaurimento delle mascherine nelle farmacie. Sempre a Rovigo, sono state allestite tende fuori dall'ospedale, vicino al pronto soccorso. Le tende servono per fare il triage degli accessi e nel caso procedere con il protocollo sanitario. 

Coronavirus, sport a porte chiuse

Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive "di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati". Lo prevede il testo del nuovo decreto attuativo sul Coronavirus che riguarda tutti i comuni delle regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte. Resta consentito lo svolgimento di eventi e partite, nonché allenamenti, a porte chiuse nei comuni diversi da quelli della zona rossa del contagio, dove invece lo stop è totale.

 

Coronavirus, rischio paralisi agricoltura

Con l'emergenza coronavirus c'è il rischio paralisi per il lavoro di 500 aziende agricole negli undici comuni della zona rossa fra Lombardia e Veneto. E' quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti economici ed occupazionali dei provvedimenti restrittivi adottati in aree a forte vocazione agricola, dagli allevamenti ai vigneti, dagli agriturismi alle cantine.

 

Coronavirus, attenzione alle truffe

"Ci mancava anche questa! Immancabile chi approfitta della situazione di difficoltà per fare leva sulle paure della gente. E degli anziani, in particolare. Sono infatti stati segnalati e denunciati, anche in Veneto, casi di tentativi di truffa da parte di falsi infermieri o finti volontari della Croce Rossa, che si presentano a casa per fare i test. Oppure telefonano per segnalare la necessità di eseguire a domicilio il tampone. Sono truffe. E come tale vanno gestite. I truffatori professionisti, veri e propri mascalzoni, le inventano tutte e adattano la loro modalità di agire in casi come questi. Come Anap, l'Associazione dei Pensionati di Confartigianato che conta solo in Veneto oltre 26 mila soci - afferma Fiorenzo Pastro Presidente Regionale -, siamo impegnati da anni a fianco delle Forze dell'Ordine per prevenire truffe e furti a danni degli anziani".

Ed è proprio sulla scorta della nostra esperienza maturata con la Campagna Più sicuri insieme, promossa da Anap, assieme con il Ministero dell'Interno, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza - Direzione Centrale della Polizia Criminale, con il contributo della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, che ci sentiamo di raccomandare, anche in questo caso straordinario, alcune semplici indicazioni'': le aziende Ulss non inviano personale a domicilio per effettuare visite e test per il coronavirus. Gli operatori sanitari effettuano visite ed eventuali esami a domicilio solo se allertati preventivamente dai cittadini stessi che, attraverso il medico di famiglia, il 118, il numero nazionale 1500, abbiano segnalato sintomi sospetti o la necessità di accertamenti. Non aprire la porta di casa a persone sconosciute. Non dare ascolto ad eventuali sconosciuti che si spacciano per operatori della tua Ulss. Respingiamo senza replica lo sconosciuto che citofona inventando scuse e stratagemmi per entrare in casa. Avvisare le forze dell'ordine. Se ti senti minacciato o sei vittima di un reato, o per qualsiasi dubbio o per segnalare comportamenti sospetti, telefona subito al 113, 112 o 117 o alla Polizia Locale.