Covid: il monito di Viale. "Attenti, ora il virus può far male a tutti"

Il primario infettivologo del Sant'Orsola di Bologna: "Nella prima ondata i 50enni che stavano davvero male erano mosche bianche, ora non più"

Pierluigi Viale, primario infettivologo dell’ospedale. Sant'Orsola di Bologna

Pierluigi Viale, primario infettivologo dell’ospedale. Sant'Orsola di Bologna

Bologna, 22 novembre 2020 - Professor Pierluigi Viale, analizziamo i numeri di chi sta davvero male per il virus. E di chi purtroppo non ce la fa. Sta cambiando qualcosa?

"Sì, rispetto a marzo e aprile, dove i casi impegnativi erano 99 volte su 100 rappresentati da anziani, ora putroppo ci sono anche tanti 40enni o 50enni. Prima erano mosche bianche, ora no"

Perché?

"Me lo chiedo da settimane..."

Ha una spiegazione?

"Dobbiamo essere seri: di questo virus abbiamo ancora capito poco".

Così professore ci preoccupa...

"Guardi, io nel 1986 feci la tesi sull’Aids, la malattia si conosceva da almeno 5 anni, ma se andassi ora a tirare fuori il mio elaborato troveremmo mille castronerie".

Questo per dire che....

"Che dobbiamo ancora studiare. Tanto. Certezze non ci sono, sensazioni sì".

E che sensazioni ha?

"Mi auguro che questo aumento di giovani che stanno male, e a volte rischiano la vita per colpa del Covid, sia legato al fatto che è cresciuto in totale il numero dei contagiati e quindi se in aprile un cinquantenne grave era uno su mille positivi, ora siamo a mille su un milione. La percentuale è la stessa, ma colpisce di più. Questa è una previsione ottimistica".

C’è una previsione pessimistica?

"Sì, che il virus sia diventato più cattivo".

Riscontri?

"C’è un ceppo spagnolo che ha fatto il giro d’Europa con l’estate libera; pare sicuramente più aggressivo".

Ma chi è giovane, si deve preoccupare o no?

"Capiamoci bene. Questa malattia incide molto di più sulle persone anziane. Però..."

Però?

"In questi mesi abbiamo scoperto che oltre all’età ci sono tre fattori importanti che possono complicare la gestione del virus in chi ha anche 20, 30 o 40 anni?".

Quali sono questi fattori?

"Uno: il sovrappeso. Che non è solo un po’ di pancetta in più. Vuol dire avere parecchi chili di troppo".

E poi?

"Chi soffre di diabete e chi ha patologie cardiovascolari tendenzialmente ha più difficoltà a lottare contro il Covid. C’è un dato sorprendente".

Quale?

"Chi ha problemi ai bronchi o chi è immunodepresso per ora reagisce meglio all’attacco del virus rispetto alle quattro precedenti categorie".

Cos’altro ha notato professore?

"Detto che circa il 50% dei contagiati è asintomatico e che solo il 5% finisce in media in ospedale, succede che chi arriva in ospedale tende spesso a peggiorare dopo una settimana".

Cioè?

"Magari si presenta con la febbre fra 38,5 e 39, il quadro clinico polmonario non appare particolarmente preoccupante, ma dopo sette giorni arriva l’insufficienza respiratoria. Prima capitava poche volte, ora molto spesso. Anche fra i cinquantenni".