Covid: in Emilia Romagna ospedali pieni. Viale: "Come una guerra"

L’infettivologo di Bologna: "Servono comportamenti corretti altrimenti il virus continuerà a colpire. È durissima, ma non molliamo"

Pierluigi Viale, direttore di Malattie Infettive al Sant'Orsola di Bologna (FotoSchicchi)

Pierluigi Viale, direttore di Malattie Infettive al Sant'Orsola di Bologna (FotoSchicchi)

Bologna, 7 marzo 2021 - Negli ospedali dell’Emilia-Romagna ieri sono stati ricoverati quasi cento pazienti Covid in più – il totale è 2.753 – e altri 9 malati gravi si sono aggiunti nelle terapie intensive, dove sono assistite 275 persone. Un fronte da giorni sotto pressione.

L'aggiornamento Covid, bollettino del 7 marzo. Dati Italia e Emilia Romagna 

Professor Pierluigi Viale, numeri ancora in crescita. Che succede? "Siamo andati nel baratro cantando, perché nessuno ha preso nella giusta considerazione le misure che venivano consigliate quando la curva era già in risalita. Nessuno ci stava a sentire, forse ci vuole la paura per tornare ai comportamenti corretti", risponde con amarezza il direttore delle Malattie infettive del Sant’Orsola di Bologna e componente della cabina di regia regionale Sars-Cov-2.

Com’è la situazione? "Viviamo un momento drammatico. Drammatico per i pazienti Covid che sono sempre di più, drammatico per tutti gli altri pazienti nei confronti dei quali siamo costretti a ridurre le prestazioni mediche e chirurgiche non urgenti, drammatico per gli operatori sanitari allo stremo delle loro forze, drammatico per i bambini e i giovani costretti in casa, drammatico per amministratori e politici chiamati ogni giorno a scelte difficilissime".

La giornata sta per finire: il suo bilancio qual è? "Ognuno di noi alla sera va a dormire con lo stomaco chiuso, e spesso non dorme, perché non sa come sarà il domani. Questo vale per me, umile dottore, come per qualsiasi sanitario o amministratore locale e regionale o decisore politico".

C’è chi parla di guerra. È così anche per lei? "Sì. Mio nonno mi parlava della Prima guerra mondiale, mio padre mi raccontava la Seconda, io ho questa pandemia. È la guerra della nostra generazione: spero racconterò ai miei nipoti che cosa è stata la pandemia da Sars-Cov-2".

C’era qualche misura in più da prendere per rafforzare gli ospedali? "In Emilia-Romagna dopo la prima ondata ci eravamo attrezzati per la seconda, per combattere un’altra emergenza – ribatte con forza l’infettivologo –, ma questa è una super emergenza, inimmaginabile, con un andamento esplosivo peggiore di quello dell’anno passato. Lo scorso fine settimana, solo a Bologna sono state ricoverate oltre 200 persone. Questo rende necessari altrettanti letti in più. Ma nessun sistema sanitario, in nessuna parte del mondo, forse neppure su Marte, ha simili riserve a cui attingere".

Aumenta il tasso dei ricoveri? "No. È sempre del 5-6%, ma con oltre 3mila nuove infezioni al giorno, per la legge dei numeri i ricoverati crescono".

Il picco di questi giorni è dovuto ai comportamenti disinvolti e alle varianti? "Certo, il virus sta circolando furiosamente e le varianti non perdonano gli errori. Non si trasmettono diversamente, ma più facilmente".

A quali errori si riferisce? "A quelli che abbiamo visto nelle persone che andavano al parco o davanti ai locali e che stavano senza mascherina. E, infatti, ci sono molti casi tra i più giovani perché sono loro che vanno in giro, non gli anziani, che stanno in casa. E nelle Cra, dove quasi tutti sono vaccinati, l’incubo è finito".

La gente adesso è spaventata. Come rivolgersi a chi teme i contagi? "Con tre affermazioni. Primo: se si sta alle regole, il virus non lo si trasmette e non lo si prende, quindi nessuna deroga a quanto stabilito; secondo: nessuna regione come la nostra è attrezzata per accelerare sulla campagna vaccinale e quindi andremo sempre più veloci a somministrare un vaccino che funziona. Terzo: i cittadini non sono soli. Pur tra difficoltà enormi, qui nessuno molla di un centimetro e tutto il sistema sanità è in trincea".

Prima di tirare il fiato, quanto dovremo attendere? "Ci aspettiamo un picco nella settimana entrante. Poi dovremmo vedere i primi risultati delle restrizioni abbastanza rapidamente, nel giro di tre settimane. Insomma, la schiarita spero ci sarà a Pasqua".