Covid: nelle Marche "mancano medici e infermieri"

Intervista a Nadia Storti, direttore generale dell’Asur Marche, sui fronti caldi dell’emergenza sanitaria: "Anestesisti e rianimatori proprio non ci sono"

Nadia Storti, direttore generale dell’Asur Marche

Nadia Storti, direttore generale dell’Asur Marche

Ancona, 14 novembre 2020 - La sanità marchigiana tra luci ed ombre. Dai posti letto ormai saturi al personale introvabile, ma per fortuna da dicembre verrà riallineato il sistema degli screening oncologici. Con Nadia Storti, direttore generale dell’Asur, abbiamo toccato tutti i fronti caldi. A partire dal personale.

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Dottoressa Storti, è davvero così difficile reperire medici ed infermieri? "Si tratta del problema principale. Le risorse ci sarebbero pure, ma non si trovano le persone, specie alcune figure. Penso agli anestesisti e rianimatori, non ce ne sono, quelli che abbiamo servono per mandare avanti gli ospedali. In tempi normali non c’era da scialare, ma si andava avanti, in tempi di ‘guerra’ come questo la coperta è corta".

Anestesisti fondamentali per il Covid Hospital di Civitanova: attiverete altri moduli operativi lì? "Due sono pieni e attivi da qualche settimana, uno di terapia intensiva e uno di semi-intensiva. Abbiamo aperto il terzo, ‘misto’ tra le due intensità di cura, ma oltre non credo riusciremo ad andare".

Cosa pensa del Covid Hospital? "Ci permette di tenere più ‘puliti’ gli altri ospedali. Nel piano pandemico era previsto, è un’arma strategica contro la pandemia".

Per ovviare alla carenza di medici cosa pensate di fare? "Concorsi continui, a tempo determinato ed indeterminato, contratti di collaborazione per medici in pensione, prendere gli specializzandi del 4° e del 5° anno o personale da strutture esterne, e poi medici militari, dalla protezione civile. Insomma, di tutto, ma non basta".

Sugli infermieri? "Il concorso Asur, il primo dopo tanti anni, non è ancora finito (le prove pratiche ci sono state il 28 e 29 ottobre scorsi, ndr). C’è una graduatoria da cui si può attingere, ma solo a tempo determinato. Di questa graduatoria ben 900 infermieri hanno rinunciato".

Come mai? "Le persone già lavorano a tempo determinato e il concorso lo fanno per essere stabilizzati, ma nel frattempo nessuno si sposta".

Quando pensate di terminare il concorso con la prova orale? "Ripartiamo da dicembre in avanti. Nell’attesa aspettiamo i laureandi che escono dalle scuole di infermieristica e chiamiamo gli studenti del terzo anno, su disposizione ministeriale".

Gli ospedali dell’Asur stanno reggendo l’urto della seconda fase? "Le strutture si modificano a seconda del Covid. Sono tutte in affanno, ma stanno reggendo per ora. Al momento siamo sopra 600 ricoveri, poi ci sono i 150 posti nelle post-acuzie e quelli seguiti a casa dalle Usca e nelle case di riposo, tra 3-400 unità. Ci sono ancora poche dimissioni, ma l’obiettivo è non stravolgere le strutture ospedaliere come a marzo, lasciando il più spazio possibile alla parte ‘non Covid’ altrimenti non se ne esce più".

Esami, visite, liste d’attesa in genere: come vanno le cose? "Sulla diagnostica programmata credo che presto dovremmo ridurre un po’, a proposito di personale servono anche tecnici radiologi. Per il resto le attese in questa seconda fase si stanno riducendo. Non accadrà come nella prima fase, al tempo era tutto improvvisato, adesso sappiamo cosa fare. C’è una buonissima notizia: a dicembre torneremo al pari con gli screening oncologici".

Tamponi rapidi, a che punto siamo? "Come Asur ne abbiamo acquistati 26mila e diffusi agli ospedali, in particolare nei pronto soccorso per gli screening di urgenza, nelle Rsa, case di riposo, scuole. Intanto abbiamo avviato una nuova procedura per acquisirne altri. Dalla Protezione civile ne stiamo aspettando altri da distribuire a medici di base e pediatri di libera scelta".

E sui vaccini? "Le 420mila dosi acquistate sono quasi finite e la gara successiva per 150mila dosi è andata deserta: nessuna ditta ha risposto all’appello. Altri 200mila arriveranno dalla Protezione civile, speriamo presto".