La svolta di San Marino. "Dati rubati ai cittadini": multa di quattro milioni al colosso Facebook

L’Appello ha confermato la decisione del garante della privacy. La sentenza può costituire un precedente che vale per tutto il mondo. Non vennero protetti nomi, numeri di telefono, email e indirizzi di casa

La svolta di San Marino  "Dati rubati ai cittadini"  Multa di quattro milioni  al colosso Facebook

La svolta di San Marino "Dati rubati ai cittadini" Multa di quattro milioni al colosso Facebook

San Marino, 27 gennaio 2023 – A volte succede anche che Davide abbia la meglio sul gigante Golia. Che la piccola Repubblica di San Marino faccia la voce grossa contro Facebook, colosso dei social media. Meta Inc., infatti, dovrà pagare la sanzione di quattro milioni di euro comminata a Facebook dall’Autorità per la protezione dei dati personali del Titano nel 2019 per per la diffusione, ritenuta indebita, dei dati personali di circa 12.700 sammarinesi.

Nome, cognome, indirizzo di casa, numero di telefono, e-mail. Dati trafugati, messi in vendita sul web e caricati su dei forum online a disposizione di chiunque. E’ questa la scoperta fatta da quasi mezzo miliardo di utenti Facebook sparsi per il mondo. Tra questi quasi 13.000 sono cittadini di San Marino. L’azienda di Mark Zuckerberg aveva subito presentato ricorso al tribunale e poi alla Corte d’appello di San Marino confidando nell’annullamento del provvedimento del Garante per la privacy del Titano. Ricorso che è stato giudicato inammissibile dalla la sentenza numero 3 del 25 gennaio scorso del giudice di appello di San Marino.

La sanzione, dunque, è esecutiva. E rischia di creare un grattacapo non da poco al gigante Golia. Perché, calcolatrice alla mano, se tutti gli Stati facessero causa al social di Zuckerberg, sulla base di questa storica sentenza, alla fine il danno per Meta potrebbe arrivare a più di 100 miliardi. L’Autorità per la Privacy irlandese, che si era mossa dopo l’apertura dell’istruttoria a San Marino e utilizzando contatti stabiliti con i colleghi della Repubblica del Titano, ha recentemente sanzionato Facebook per 265 milioni di euro. Anche lì Facebook avrebbe fatto ricorso, ma ora la sentenza sammarinese potrebbe costituire un pericoloso precedente per il social network. Entrando nel merito dell’accaduto, la sentenza sammarinese del giudice Valeria Pierfelici ha riconosciuto gravi responsabilità nel comportamento di Facebook (oggi Meta Inc.) che "avrebbe dovuto prendere le opportune misure di sicurezza per prevenire il prelievo dei dati personali degli utenti". Il giudice d’appello ha ritenuto di "convenire con l’Autorità che la grande mole dei dati acquisiti da terzi e il volume del traffico generato doveva essere immediatamente riconosciuta come pericolosa anomalia e avrebbe dovuto innescare meccanismi di prevenzione e di difesa atti ad evitare il perpetrarsi di qualunque azione potenzialmente lesiva della riservatezza dei dati delle persone che aderiscono al sodalizio virtuale".

"Il passaggio in giudicato di questa sanzione è rilevante non solo perché per la prima volta viene riconosciuta una infrazione di questa gravità, ma perché a sanzionare il colosso tecnologico è stato il Garante di un piccolo Stato che nell’occasione ha tutelato la riservatezza dei dati personali di soli 12.700 sammarinesi", spiega Umberto Rapetto, presidente del Garante privacy della piccola Repubblica a due passi dalla Romagna. "Siamo delusi da questa decisione – commenta un portavoce di Meta – e la stiamo esaminando. Abbiamo apportato modifiche ai nostri sistemi già nel 2019, come rimuovere la possibilità di effettuare scraping dei dati degli utenti utilizzando i numeri di telefono. Lo scraping non autorizzato dei dati è inaccettabile e contrario alle nostre regole".