Diabete, sintomi. Come riconoscerlo

Intervista al dottor Di Bartolo (Diabetologia dell’Ausl Romagna): "I bambini devono far movimento e seguire un’alimentazione corretta"

Paolo di Bartolo, responsabile della rete di Diabetologia dell'Ausl Romagna

Paolo di Bartolo, responsabile della rete di Diabetologia dell'Ausl Romagna

Ravenna, 10 novembre 2019 - Il dottor Paolo Di Bartolo è il responsabile della rete di Diabetologia dell’Ausl Romagna. Da tempo è in prima linea nella lotta contro il diabete e nella prevenzione contro la malattia. 

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Di Bartolo, dal 2009 in Romagna i pazienti col diabete sono aumentati del 35%. Come mai? «Partiamo dal dire che ci sono anche due motivazioni ‘positive’: la prima è che la vita si è allungata, e dal momento che negli over 65 la probabilità di ammalarsi è doppia e per gli over 75 è tripla, ovviamente i pazienti sono di più. Il secondo motivo è che dal momento che la vita dura di più e che le cure sono migliorate, riusciamo a far vivere più a lungo i malati».

E le motivazioni che, invece, non sono positive?  «Ci sono fattori che dobbiamo combattere: la quota di persone in sovrappeso o obese è cresciuta, e ormai ci avviciniamo ai temuti numeri degli Stati Uniti. In termini di sedentarietà, in Emilia-Romagna il 20% dei bambini è in sovrappeso e l’8% è obeso. Il 30% di tutta la popolazione non pratica nessun tipo di attività fisica: è un dato migliore del 39% di tutta l’Italia, ma si può migliorare molto. Nelle regioni più a nord, come Trentino e Val d’Aosta, è solo il 13%». 

Ha accennato ai bambini. Il diabete legato all’obesità colpisce anche loro?  «Sta succedendo. Generalmente il diabete nei bambini è di tipologia differente rispetto agli adulti, per i quali si parla di ‘tipo 2’, ovvero quello legato all’obesità e alla sedentarietà. Nella maggior parte dei casi i bambini hanno il ‘tipo 1’, che non dipende dallo stile di vita ma da condizioni molteplici, e a cui deve essere somministrata l’insulina più volte al giorno. Ora invece abbiamo una piccola quota di bambini con diabete di tipo 2. È un fenomeno preoccupante, dieci anni fa non succedeva».

Come si può fare prevenzione nei bambini?  «Il bambino deve giocare almeno un’ora al giorno all’aria aperta. E si intende, ovviamente, un gioco attivo: i videogiochi non contano. Deve fare sport e l’attività fisica deve diventare la norma nella sua vita. La famiglia è importante: difficile che un nucleo che conduce uno stile di vita sedentario possa educare il bambino a essere attivo. Anche l’alimentazione corretta, ovviamente, è importante». 

Qual è il campanello d’allarme? «È proprio questo il problema: quando si sviluppano i sintomi siamo già malati. Occorre prestare attenzione a glicemia elevata, bisogno di urinare frequentemente, riduzione della capacità visiva e calo di peso inaspettato e non cercato». 

Anche gli animali domestici possono sviluppare il diabete. È vero?  «Certo. I cani sono più predisposti per il diabete di tipo 1, mentre nei gatti è frequente il diabete di tipo 2 perché sono animali più sedentari». 

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