Diossine: cosa sono, dove si trovano, quanto sono tossiche

L’Italia ha scoperto le Diossine col caso dell’Icmesa del 1976 a Seveso. Note per essere cancerogene, sono state messe al bando dalla Convenzione di Stoccolma del 22 maggio 2001

La parola Diossina è indissolubilmente legata, in Italia, a quanto accaduto a Seveso, quando nel 1976 da uno stabilimento dell’Icmesa uscì una nube della sostanza tossica, con strage di animali e problemi di salute per la popolazione. In realtà la Diossina venne usata anche in Vietnam, è presente ovunque anche se in dosi minime, e oggi ne è segnalata la presenza oltre i limiti nella Terra dei fuochi in Campania, dove rifiuti abusivi vengono accumulati e poi dati alle fiamme.

Diossine: cosa sono

Il termine “diossine”, spiega una relazione pubblicata dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, indica una serie di composti chimici appartenenti a due famiglie similari, le policlorodibenzodiossine (PCDD) e i policlorodibenzofurani (PCDF), per un totale di 210 molecole, cui vanno aggiunte 12 molecole (su 209) appartenenti al gruppo dei policlorobifenili (PCB), questi ultimi prodotti intenzionalmente dall'uomo tra il 1930 e il 1985 e poi vietati, denominate “policlorobifenili diossina-simili” o “policlorobifenili coplanari” (Co-PCB), che hanno la stessa tossicità dei primi due gruppi. Le diossine (policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani) e i policlorobifenili diossina-simili rappresentano tre delle dodici sostanze o gruppi di sostanze definite come Inquinanti Organici Persistenti (POPs = Persistent Organic Pollutants). 

Al bando dal 2001

Le Diossine ono state messe al bando dalla Convenzione di Stoccolma del 22 maggio 2001 e sono caratterizzate dall’essere prodotte dall’uomo, da un'elevata persistenza nell’ambiente, da un’elevata liposolubilità e dalla tendenza ad accumularsi negli organismi animali e nell’uomo. Inoltre le diossine, per il loro meccanismo d’azione, appartengono al più vasto gruppo, ancora in buona parte da esplorare, degli Interferenti Endocrini che alterano la funzionalità del sistema endocrino e interferiscono col sistema riproduttivo, con gli ormoni steroidei, con la tiroide e probabilmente a molti altri livelli.

Il caso Icmesa a Seveso

L’umanità si è resa conta della grave tossicità delle diossine in seguito ad alcuni disastri ambientali che hanno comportato l’inquinamento di estesi territori con morte di numerosi animali e patologie gravi negli animali e negli esseri umani. Tra questi il 10 luglio 1976 da un camino dello stabilimento chimico dell’Icmesa di Meda (MI), che produceva triclorofenolo (un defoliante, lo stesso usato nella guerra del Vietnam), fuoriesce una nube di gas contenente diossina, che in breve tempo, trasportata dal vento, si deposita su un’ampia zona interessante i comuni circostanti: Seveso ne è il più colpito, ma anche Cesano Maderno, Desio e lo stesso Meda. Nelle ore e giorni successivi si verifica una morìa di pollame e conigli, mentre 250 persone manifestano sul viso una forma di acne pustolosa grave, la cloracne.

In Vietnam e nella Terra dei fuochi

Negli anni tra il 1961 e il 1970, durante la guerra del Vietnam, l’aviazione americana utilizza enormi quantitativi di un defoliante chiamato Agente Arancio che per combustione sviluppa diossina e inoltre la contiene come impurità. Milioni di vietnamiti (e anche migliaia di soldati americani), vengono così contaminati dalla diossina, che provoca la nascita di migliaia di bambini malformati, e, negli anni successivi, la comparsa di numerose malattie nella popolazione, tra cui anche tumori. Durante l'emergenza rifiuti del 2007 in Campania (in particolare nella 'terra dei fuochi’) sono state rilevati elevati livelli di diossina negli animali, nei prodotti lattiero-caseari e negli esseri umani. E’ stato inoltre riscontrato un aumento delle nascite di bambini malformati e del numero di alcuni tumori.

Tcdd la più tossica 

Le diossine, spiegano Amedeo Schipani, specialista in tossicologia medica e Francesco Filippo Morbiato, specialista in scienza dell’alimentazione, nell’approfondimento pubblicato sul sito della Fimmg, sono tossiche a dosi infinitesimali, dell’ordine dei picogrammi (pg), ossia miliardesimi di milligrammo. La più nota e studiata tra le diossine, la “diossina” per antonomasia, è la tetraclorodibenzo-para-diossina (TCDD), considerata la più tossica fra tutte, inserita nel 1997 nell’elenco delle sostanze cancerogene per l’uomo da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). La tossicità della TCDD è presa come livello di riferimento (= 1) e la tossicità delle altre diossine è misurata in TEQ (= equivalenti di tossicità) rispetto alla Tcdd, normalmente inferiori (da 0.5 a 0.1, a 0.01, fino a 0,001).

I valori di tollerabilità

L’Unione Europea ha stabilito un limite settimanale di assunzione tollerabile di diossine per l’uomo pari a 14 pg TEQ/Kg di peso corporeo. In realtà i dati reali indicano un’assunzione media con l’alimentazione nella popolazione europea che oscilla tra 8,4 e 21 pg TEQ/kg di peso corporeo a settimana: ciò significa che parte della popolazione europea assume settimanalmente una quantità di diossine superiore al limite massimo di tollerabilità.

Diossine: dove si originano

Le diossine vengono emesse non intenzionalmente nei processi termici che comportano la presenza di materie organiche, ossigeno e cloro, come risultato di una combustione incompleta. I maggiori quantitativi provengono dall’incenerimento dei rifiuti e dall’industria metallurgica. Altre fonti sono: le industrie chimiche (produzione di diserbanti, pesticidi, idrocarburi policiclici aromatici), le industrie del vetro e della ceramica, il fumo di sigaretta, gli scarichi di combustione degli autoveicoli, gli impianti di combustione a legna o a carbone, gli incendi accidentali, le discariche abusive, ecc.

Risalgono catena alimentare

Le diossine emesse nell’atmosfera sotto l’azione dei venti vengono trasportate lontano dai luoghi di produzione e si depositano sull’erba, sul terreno e nell’acqua, aggiungendosi a quelli già presenti in quanto contaminanti ambientali. Dal terreno e dalle piante le diossine risalgono la catena alimentare accumulandosi nel tessuto adiposo degli animali e dell’uomo (piante, erbivori, carnivori, esseri umani, oppure plancton, pesci, uomo). Oltre il 90% dell’esposizione umana alle diossine avviene attraverso l’alimentazione, in particolare attraverso il consumo di carne, pesce, uova, latte, burro e formaggi.

Tossicità cronica

In realtà, al di là dei casi che hanno avuto risonanza sui mass-media e che hanno provocato un numero più o meno elevato di casi di intossicazione acuta negli animali e nell’uomo, è la tossicità cronica della diossina quella più grave e preoccupante, in quanto provocata dalla scarsa degradabilità (l'emivita della TCDD nell'uomo varia da 5,8 a 11,3 anni) e dal lento e progressivo accumulo.

Le malattie derivate dalle diossine

Gli effetti negativi generali sulla salute umana sono rappresentati da: malformazioni della pelle (cloracne), endometriosi per le donne, disturbi della funzione riproduttiva, diabete mellito, alterazioni del sistema endocrino, alterazione del feto, cancerogenità, effetti neurologici e immunotossicità.