E' morto Ravaioli, colonna del Carlino

Si è spento a 69 anni il nostro giornalista che ha guidato fra l'altro le redazioni di Forlì e Cesena

Ugo Ravaioli

Ugo Ravaioli

Forlì, 6 aprile 2021 - Il giorno di Pasqua aveva videochiamato per farmi gli auguri, per dirmi che si sentiva uno straccio, ma che non mollava, che non voleva mollare: non avrei mai immaginato che il suo ultimo sorriso lo avrei visto dal telefonino. Oggi, martedì 6 aprile, nel primissimo pomeriggio, Ugo Ravaioli si è arreso al male che lo aveva colpito da mesi; avrebbe compiuto 70 anni in ottobre.  

Nato e morto a Forlì, Ugo è stata una colonna del Carlino, ma è stato anche tante altre cose. Nel giornale è arrivato con i pantaloni corti ed è andato in pensione dieci anni fa,  dopo 40 anni di carriera, di onorata carriera. Ha guidato a lungo le  redazioni di Forlì, Cesena ed ha coordinato lo sport romagnolo.

 Penna fine e acuta, bravissimo a raccontare i fatti di cronaca e a svelare i retroscena della politica, Ravaioli è stato per  tanti anni fra i numeri uno del basket: a livello italiano, non solo romagnolo. Già ai tempi della storica rivista Super Basket, il mito Aldo Giordani aveva capito di che pasta era fatto . Fra l'altro, oltre che a scrivere di pallacanestro, Ravaioli si mise per anni anche ad allenare. Poteva sfondare pure da coach, aveva talento, ma ha preferito il giornalismo e fra pallacanestro e penna riusciva ad unire, in modo strepitoso, competenza e stile di scrittura. Leggere i suoi resoconti delle partite era, se non uno spettacolo, un puro piacere.

Ma per noi un po' più giovani di lui ma che siamo cresciuti in un'altra epoca rispetto ai tempi odierni, Ugo è stato soprattutto un maestro. Un giornalista attento che ancora trovava il modo e il tempo di insegnare ai giovani l'Abc del mestiere. Pignolo, rileggeva riga dopo riga, impossibile ci fosse un refuso in un pezzo da lui 'passato'. Tante volte faceva riscrivere e ancora riscrivere l'articolo, se il ritmo non era quello giusto o se mancava qualcosa. Ti veniva anche voglia di mandarlo al diavolo, ma faceva solo il tuo bene, il nostro bene. 

Aveva un carattere schivo, per qualcuno era burbero, ma chi lo ha conosciuto bene, sa com'era il vero Ugo: buono, dolce, paziente, attento. Chiedetelo a Claudia, sua moglie, o a sua figlia Cecilia e ai suoi cinque nipoti, l'ultimo è Emanuele, nato pochi mesi fa.  Ma chiedetelo anche a noi, ragazzi di una volta. Noi, i suoi ragazzi: abbiamo imparato tanto da lui e ora che ci viene anche un po' da piangere ci fermiamo qui. Lo  salutiamo. Lo ringraziamo.