Emilia Romagna resta arancione per l'Iss ma Bonaccini rende rossa anche la Romagna

Roma ha deciso ma la Regione interviene con un' ulteriore stretta: dopo Bologna e Modena da lunedì saranno in lockdown tutte le province della Romagna, Forlì compresa

Romagna in zona rossa, la decisione di Bonaccini

Romagna in zona rossa, la decisione di Bonaccini

Bologna, 5 marzo 2021 - L'Emilia Romagna resta in zona arancione per l'Iss, ma la curva dei contagi in impennata in Emilia Romagna  come in Italia  e con il picco della terza ondata non ancora arrivato, convincono il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini a un'ulteriore stretta: dopo Bologna e Modena da lunedì saranno in lockdown anche tutti i comuni della Romagna. Il comunicato ufficiale della Regione è arrivato in serata.

AGGIORNAMENTO Romagna zona rossa, Bonaccini: "Decisione dolorosa, ma necessaria"

"Da lunedì 8 marzo - si legge - tutti i comuni della Ausl Romagna entrano in zona rossa. Si tratta di quelli delle province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, territori già ora in arancione scuro fatta eccezione per il Forlivese, anch’esso in rosso da lunedì".

Sulla base dei dati forniti dall’Azienda sanitaria, e informati i sindaci, la Regione adotterà quindi nella giornata di domani una nuova ordinanza, in vigore dall’8 marzo e fino domenica 21 marzo, "per fronteggiare la diffusione dei contagi, che continua ad aumentare a causa delle nuove varianti, anche fra giovani e giovanissimi, e proteggere la rete ospedaliera, dove sono in costante aumento i ricoveri sia nei reparti Covid che nelle terapie intensive".

Le nuove regole per la Romagna: chiusi nidi e materne, dad al 100% dalle elementari all'Università e negozi chiusi

Le principali restrizioni che verranno introdotte con la zona rossa in aggiunta a quelle previste in arancione scuro, riguardano la chiusura di nidi e materne, la didattica a distanza al 100% per tutte le scuole dalle elementari e l’Università, lo stop alle attività commerciali ad eccezione di quelle essenziali come farmacie, parafarmacie, negozi di vendita di alimentari, edicole e altre specifiche categorie. “La situazione epidemiologica continua a vedere un’impennata nella diffusione del virus, con numeri che ogni giorno e in pochissimo tempo arrivano a livelli difficilmente riscontrabili in passato - affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Servono decisioni rapide, per rispondere colpo su colpo alla pandemia che cambia a causa di nuove varianti. Per questo, anche di fronte alla conferma oggi dell’Emilia-Romagna in zona arancione da parte del Governo, sulla base però di dati risalenti alla scorsa settimana, davanti a quelli che continuiamo a registrare qui attualmente, e monitorati quotidianamente, dalla trasmissibilità del virus ai ricoveri, e sulla base delle indicazioni della Ausl Romagna, estendiamo la zona rossa già in vigore nelle province di Modena e Bologna ai comuni delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, con quelli del Reggiano già in arancione scuro. Decisioni difficili, che si susseguono, ma che dobbiamo prendere per circoscrivere e frenare il contagio, lavorando insieme al Governo al cambio di passo della campagna vaccinale”. I dati forniti dalla Ausl Romagna e relativi al territorio di competenza, vedono negli ultimi 14 giorni una incidenza di 832 casi di positività ogni 100mila abitanti. Quanto ai ricoveri, 486 nei reparti Covid mentre le terapie intensive risultano occupate al 38%, al di sopra della soglia limite del 30%.

Il sindaco di Cesena Lattuca: "Provvedimento indispensabile, ma ora servono i ristori"

La decisione di portare la Romagna in zona rossa è "un provvedimento indispensabile, che ci auguriamo sia sufficiente e tempestivo ad evitare che la situazione sanitaria sfugga da ogni controllo". Lo ha scritto stasera su Facebook il sindaco di Cesena Enzo Lattuca. "I dati esaminati dal Governo, che collocano l' Emilia- Romagna in zona arancione, si riferiscono alla settimana scorsa, e non descrivono in alcun modo la situazione attuale, con indici più che raddoppiati", aggiunge il primo cittadino. Le principali ulteriori restrizioni, rispetto alla zona arancione scuro, riguarderanno la chiusura anche di nidi e scuole dell'infanzia, delle attività di servizi alla persona, delle attività commerciali (ad eccezione di quelle essenziali) e dei mercati ambulanti. Ora, sottolinea Lattuca "chiediamo con forza al Governo di emanare il decreto sui ristori che tenga conto dei fatturati che precipiteranno di tante piccole imprese, e che risponda ai bisogni delle famiglie. Restiamo uniti, rispettiamo tutti con attenzione e responsabilità le regole per uscirne il prima possibile". Infine il sindaco rivolge un pensiero "a tutti gli operatori sanitari che fuori e dentro l'ospedale vedono l'ennesima salita di fronte. Forza"

Morrone (Lega): "Bonaccini sbaglia, faccia un passo indietro"

"La gestione politica dell’emergenza sanitaria ha evidenziato i bluff del ‘buon governo’ dell’Emilia-Romagna - così in una nota il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna -. Costringere tutta la Romagna a ‘zona rossa’ quando anche Roma aveva previsto per la nostra regione ‘zona arancione’ appare quasi come una rivalsa di Bonaccini, che auspichiamo non si trinceri dietro dati che hanno già dimostrato di essere poco chiari e decontestualizzati. Con i numeri, egregio presidente, si può dimostrare tutto e il suo contrario ed è grave che lei accusi il Governo di non avere i dati aggiornati che, ci sembra, la sanità regionale dovrebbe comunicare a Roma in modo costante. Ci domandiamo se lei creda davvero che le comunità romagnole possano reggere continue e ingiustificabili restrizioni. Dopo un anno di lockdown, di coprifuoco e di chiusure siamo ancora allo stesso punto del marzo 2020. Questo non può che significare che è stato sbagliato tutto, fin dall’inizio, dal precedente governo Conte bis con il quale la Regione Emilia-Romagna è evidentemente in perfetta continuità. Un bravo amministratore assume decisioni basandosi su più fattori altrettanto importanti di quello sanitario. A Bonaccini forse non importano le serrande abbassate, le palestre chiuse, gli esercizi in ginocchio, i precari e gli stagionali senza lavoro, la crisi del turismo. Per questo gli consigliamo un passo indietro. Da lunedì non basterà più neppure la propaganda a salvare la sua immagine e quella della sanità regionale la cui risposta, in particolare in Romagna, non è stata efficiente come ci saremmo aspettati. La Lega Romagna boccia questa decisione che provocherà danni forse irreversibili alla nostra terra di cui Bonaccini dovrà assumersi tutta la responsabilità”.   

L'Iss aveva avvertito che "il contagio in questo momento avviene soprattutto a livello familiare" e che c'erano  dieci regioni in cui l'indice di trasmissione del coronavirus era sopra l'1. E una di queste è l'Emilia Romagna che raggiunge l'1,16. Una cifra che di per sé non comporta in effetti il passaggio automatico alla zona rossa (che scatta all'1,25). Ma il passaggio sembrava auspicato dal fatto che la regione era stata  classificata tra quelle a rischio elevato:  a preoccupare era soprattutto l'incidenza dei casi: 342,08 per 100.000 abitanti. Sopra ai 250 scatta comunque la chiusura delle scuole. Inoltre, il tasso di occupazione delle terapie intensive delle regione ieri era a 34%, ossia sopra la soglia critica del 30%.

Zona rossa e arancione: oggi i colori delle regioni. Ecco chi rischia il lockdown - Coronavirus Italia oggi: il bollettino Covid del 5 marzo. Dati e contagi dalle regioni

E mentre sembrava ormai scontato che oggi l’Emilia Romagna, tutta l’Emilia Romagna, sarebbe tornata rossa in realtà la decisione arrivata da Roma e firmata dal ministro dopo aver consultato i dati settimanali del Cts, è stata quella di lasciare la nostra regione in zona arancione. Ci ha pensato invece il presidente della Regione Emilia Romagna, dopo il debutto in zona rossa  di Bologna e Modena su decisione della Regione stessa, a prendere la stessa decisione per tutta la Romagna che da lunedì sarà quindi rossa come Modena e Bologna. 

Il panorama Colori regioni: oggi i cambi

Ieri Bonaccini ha incontrato in video conferenza i sindaci. Quello leghista di Ferrara, Alan Fabbri (una delle province meno contagiate) si era ribellato: "Se Roma ci lascia arancioni, Bonaccini non ci tocchi. Ma temo che saremo rossi - aveva detto Fabbri -  e per questo firmo un’ordinanza con la quale consentirò a barbieri, parrucchiere, estetisti e tatuatori di tenere aperto domenica. Un giorno in più di lavoro".

Per l'Ue l'Emilia Romagna e rosso scuro

E se anche l'Italia non ci ha fatti rossi, l’Unione Europea ci fa quasi neri. O meglio: rosso scuri. Nella più o meno cervellotica suddivisione adottata da mesi da Bruxelles, siamo fra le pecore nere del Continente, questa volta accompagnati in Italia solo dalla provincia di Trento e Bolzano. Guardate la cartina: ci sono Paesi grigi e verdi – stanno meglio – poi arancioni, rossi e rosso scuri. L’Italia, tolta Sardegna e Sicilia, è rossa: noi siamo rosso scuri, l’ultimo girone infernale. Vuol dire che fra tamponi e quarantene varie diventa complicatissimo muoversi anche per lavoro in Europa. La Regione Emilia Romagna combatte da tempo contro questi criteri, spesso imprecisi, e probabilmente ha ragione.

La parola magica è: vaccino

Ma come si esce da questa situazione? La parola magica ormai da mesi è: vaccino. In Emilia Romagna, alle ore 19 di ieri, gli immunizzati erano 146.977 (cioè il 3,2% della popolazione complessiva). 440mila gli emiliano romagnoli che hanno ricevuto una dose (10%), Per esser partiti più di due mesi fa i numeri sono ovviamente irrisori, come in tutte le altre regioni e qui non ci interessa sapere se è colpa dell’Europa, del Governo, delle Regioni o di chissà chi. Qui bisogna soltanto accelerare.

Ieri Bonaccini & Donini (governatore e assessore alla Salute) hanno detto che si accelera. In marzo arriveranno 626mila dosi di vaccino nei 110 punti già operativi, un numero maggiore di quelle ricevute da dicembre (560mila). Bene. Ma più che i proclami la gente vuole i fatti, cioè le punture. Già dieci giorni fa ci era stato detto che sarebbero state consegnatei 470mila dosi in aprile; se davvero crescono, è una buona notizia. Bonaccini ci ha promesso l’altro giorno che entro fine aprile saranno vaccinati 500mila cittadini (ne mancano oltre 350mila): speriamo, come sperano di poter essere richiamati un po’ prima le migliaia di over 80enni che hanno l’appuntamento a maggio o addirittura a giugno. Donini ci aveva garantito che entro il 31 marzo li avrebbe immunizzati tutti.