Farmaci anti Covid, Marra: "Ecco i nuovi quattro per curare il virus"

La direttrice della farmacia del Sant’Anna: "Abbiamo già trattato cinquanta pazienti. Medicinali che riducono l’infiammazione"

Quattro nuovi farmaci per curare il Covid

Quattro nuovi farmaci per curare il Covid

Ferrara, 1° ottobre 2021 - Tocilizumab , Anakinra, Baricitinib e infine Sarilumab. Sono i principi attivi di quattro nuovi farmaci in grado di curare meglio il paziente covid che presenta uno stadio avanzato della malattia e non ha autonomia respiratoria. Quattro farmaci di cui è dotata anche la farmacia dell’Azienda ospedaliera universitaria di Cona. Perché al Sant’Anna, che ha un centro di reumatologia di eccellenza, si è creato un gruppo di lavoro fra medici e farmacisti per sperimentare gli effetti di uno di questi farmaci che dopo il ‘sì’ di Aifa entreranno, a giorni, a far parte del sistema sanitario nazionale. Dei nuovi farmaci parla la direttrice della farmacia ospedaliera Anna Marra.

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Direttrice che farmaci sono?

"Sono principi attivi già conosciuti dai reumatologi per curare l’artrite reumatoide e sono il frutto degli studi clinici fatti dall’istituto nazionale tumori "G. Pascale" di Napoli e anche dall’ospedale di Reggio Emilia".

A cosa servono? "Sono farmaci di ‘seconda generazione’ che si è visto possono avere dei benefici anche sui pazienti Covid gravi e molto gravi perché sono in grado di evitare l’estremizzazione dello stadio infiammatorio che la Sars-Cov 2 può creare in un ricoverato".

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Cosa vuol dire di ‘seconda generazione’? "Che sono farmaci detti anche di precisione perché hanno dei target terapeutici ben precisi per le caratteristiche di quella specifica malattia".

Come funzionano sul Covid? "In certi pazienti, e oggi abbiamo visto che quelli non vaccinati sono i più espposti, può scatenerare quella che in medicina si chiama ‘tempesta citochinica’ ovvero il virus può innescare nel corpo meccanismi che enfatizzano l’infiammazione che poi rendono necessario l’ingresso in terapia intensiva per la ventilazione meccanica. Grazie a questi farmaci invece l’infiammazione è tenuta sotto controllo: sono in pratica degli immunomodulatori".

A Cona avete già curato dei pazienti? "Cinquanta pazienti fino a giugno con il Tocilizumab perché abbiamo fatto parte di uno studio clinico. Poi Aifa ha dato l’ok a questa ricerca e ne abbiamo trattati altri 25".

Il si di Aifa dunque ha chiuso lo stadio della sperimentazione? "L’imprimatur dell’Agenzia del farmaco in pratica apre all’uso clinico di questi farmaci: prima gli ospedali potevano utilizzarli solo se facevano parte di uno studio e dunque di una sperimentazione".

Cosa cambia? "Che ora sono introdotti nel sistema sanitario nazionale e dunque potranno essere utilizzati in tutti gli ospedali del Paese. Da noi è stato possibile usare uno di questi farmaci perché Cona è un hub per le cure del Covid ma perché è anche dotato di un reparto di eccellenza per la reumatologia".

Sono sicuri? "Sono farmaci sicuri perché conosciuti da anni. Ma fino all’arrivo del Covid erano utilizzati per curare la cronicità di una malattia come l’artrite reumatoide. Oggi si è scoperto che in dosi diverse questi principi attivi possono intervenire sulla fase acuta del Covid".

Nuove cure che potrebbero indurre coloro che non sono vaccinati a non farlo. "Semmai il contrario. Questi farmaci sono una nuova opportunità terapeutica, visto che non ce ne sono molte, per la cura dei casi gravi. E dunque in questo senso sono anche la conferma che la ricerca sulle cure è andata avanti nonostante l’arrivo dei vaccini. Ma non sono farmaci che possono essere usati a casa ma solo in ospedale e nel momento in cui siamo di fronte a un paziente grave che finisce in terapia intensiva o semintensiva".

Quindi vaccinarsi serve a non finire in questo stadio della malattia? "Vengono utilizzati per pazienti che si trovano in pericolo di vita ma non sono in grado di sostituire l’importanza di prevenire, come fa la vaccinazione, la gravità della malattia".