Fase 2 coronavirus Emilia Romagna "Altri 7 giorni di stop costano 12 miliardi"

E' la stima in termini di perdita di fatturato delle aziende se non si riapre lunedì 27 aprile. Nuovo pressing sul Governo

Il settore della moda, uno dei primi che vorrebbe ripartire

Il settore della moda, uno dei primi che vorrebbe ripartire

Bologna, 24 aprile 2020 - La fase due si avvicina e l’Emilia-Romagna è pronta. Lo ha detto, senza mezzi termini, il governatore Stefano Bonaccini: "Dobbiamo ricominciare". Parole ripetute nella cabina di regia col governo in veste di presidente della Conferenza delle Regioni mercoledì e oggi ci sarà un nuovo confronto.

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La via emiliana (che piace, in realtà, a tutto il fronte del Nord più colpito dall’emergenza Covid-19) sarebbe quella di riaprire alcune aziende che rispettano i requisiti di sicurezza già lunedì 27 aprile anziché il 4 maggio. Sembrano questioni di lana caprina, ma l’impatto economico anche di soli sette giorni di stop in più per le imprese del nostro territorio pesa parecchio. Considerando il fatturato, si parla di cifre da capogiro, vicine a 10-12 miliardi di euro.

Il numero è presto calcolato. Confindustria Emilia, guidata da Valter Caiumi, in base ai dati raccolti nel questionario sottoposto alle sue 3.300 associate a cui hanno risposto in 850, ha stimato su Bologna, Ferrara e Modena che una settimana di stop vale, in termini di perdite di fatturato, appunto, 5-6 miliardi. La metà quasi nel solo territorio bolognese. Considerando che il Pil delle tre città emiliane vale circa il 50 per cento di tutta l’Emilia-Romagna, è chiaro che il dato praticamente raddoppia.

Di certo c’è che più tempo si perde, più la crisi rischia di diventare pesante. La previsione di Unioncamere non è molto più confortante. ’Gli scenari per le economie locali’ elaborati da Prometeia sull’Emilia-Romagna segnano – rispetto al 2019 – un -7 per cento di Pil per quest’anno e un calo dei consumi delle famiglie del 5,2 per cento. Segno meno anche per gli occupati a -1,4 per cento e, soprattutto, per l’export da sempre punto forte delle nostre imprese che segna un -9,9 per cento. Non dimentichiamo, poi, che rispetto al 2008, questa è una crisi globale. Quindi, la tenuta delle nostre imprese, verrà misurata anche in base a quella delle nostre omologhe tedesche visti i legami (vedi alla voce filiera dell’auto) del sistema produttivo.

Nomisma, in collaborazione con Cribis, ha analizzato la nostra locomotiva manifatturiera rilevando che se il Pil tedesco – come la nostra Regione – perdesse il 7 per cento, l’impatto per l’Emilia-Romagna sarebbe molto pesante. Si tratta – seguendo lo studio – di circa 1,3 miliardi di euro che potrebbero andare in fumo, cioè il 16,4 per cento del flusso regionale di esportazioni verso la Germania. Un dato inferiore a quello nazionale (18,8%), ma con alcuni comparti in particolare sofferenza con riduzioni dell’export oltre il 20 per cento. Qualche esempio? Macchinari e apparecchi n.c.a. (-20%), metalli di base e prodotti di metallo (-33%), mezzi di trasporto (-21%) e apparecchi elettrici (-28%).

Andando oltre i numeri, c’è il tema più strettamente politico. E cioè che cosa deciderà il governo con cui oggi ci sarà un nuovo confronto. L’idea che si fa strada, come detto, è quella di partire con cantieri e manifattura, privilegiando le filiere particolarmente attive sui mercati internazionali. Settori, questi, dopo la road map indicata dalla task force del governo guidata da Vittorio Colao, considerati più papabili anche per un’eventuale ripartenza già da lunedì.

L’assessore regionale a Lavoro e Sviluppo economico Vincenzo Colla è in attesa della risposta del premier Giuseppe Conte, pur ribadendo (da giorni) il mantra che l’Emilia Romagna può ripartire. "Ci sono settori – spiega l’assessore regionale – come la campionatura della moda, che prima li apri meglio è. Ma lo stsso vale per i cantieri che – dal punto di vista della sicurezza – sono i più gestibili".

Al di là della data deputata alla fase due, sono tutti concordi sul fatto che questo Coronavirus avrà un impatto anche sociale con ricadute pesanti sul mondo del lavoro. Prometeia, infatti, prevede una disoccupazione del 6,7 per cento per l’anno prossimo, il livello più elevato degli ultimi quattro anni.

Sono, infatti, oltre 770mila le famiglie dell’Emilia-Romagna che hanno visto calare il proprio reddito a causa del Covid-19, secondo l’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat, con 213mila nuclei che hanno visto sparire oltre il 50% del reddito familiare. Del resto, quasi la metà degli addetti emiliano-romagnoli di industria e servizi è ferma per il decreto anti-Covid.