Il Po malato è ai minimi storici: "Non c’è acqua, sembra luglio"

Viaggio in barca nel tratto emiliano del grande fiume. Gli esperti: "Fenomeno strutturale, interveniamo così"

Fiume Po, il livello

Fiume Po, il livello

Bologna, 13 febbraio 2022 - Piove meno che in Israele ed è incredibilmente tornata la siccità. È vero (e qualcosa si è intravisto anche ieri) che il tempo cambierà in questi giorni, ma il grande Vecchio italiano, cioè il Fiume Po, sta battendo tutti i record. Siamo in pieno inverno, ma i suoi livelli sono quelli dell’estate (ieri, come in pieno luglio) Durante il mese di gennaio la portata del gigante d’Italia si è ridotta progressivamente (-25% sulla media), raggiungendo valori al di sotto di quelli tipici del periodo, ma comunque ancora superiori a quelli di magra ordinaria. Soffrono ancora i fiumi dell’Emilia Romagna (in particolare il Savio ed il Nure da una decina di giorni sotto la soglia critica) e gli invasi piacentini non riescono a ricaricarsi dopo i prelievi irrigui estivi. Sul Grande Fiume, nel tratto lombardo-emiliano,il record negativo è di Piacenza che tocca il punto più basso dei recenti 15 anni, scendendo addirittura sotto al livello dell’eccezionalmente negativa annata idrologica 2015-2016. La carenza d’acqua sta portando anche all’insabbiamento degli impianti idrovori di Borretto (Reggio Emilia) e alla riemersione di molti detriti. 

CLAUDIO FERRI

Anche l’occhio inesperto percepisce la scarsa portata d’acqua del Fiume Po: osservando la superficie calma del flusso non si avverte però che il livello in alcuni tratti non supera il metro. Solo l’esperienza di Filiberto Raisi, attento conoscitore dell’asta fluviale, riesce a driblare le secche per accompagnarci con la sua imbarcazione in un tratto del Po, a partire da Stellata di Bondeno, nel ferrarese. Qui è in funzione uno dei più importanti – e imponenti – impianti di bonifica, il Pilastresi, del Consorzio di Burana, un complesso che consente di attingere acqua dal Grande fiume capace di garantire approvvigionamento idrico per le colture agricole in una vasta area di tre province, Modena, Mantova e Ferrara.

Ma soprattutto assicura il deflusso delle acque piovane attraverso una rete di oltre 3500 chilometri di canali da territori che in alcune aree sono al di sotto del livello del mare. Esperienza e tecnologia consentono a Raisi di evitare l’insabbiamento della imbarcazione, scansando le vaste isole di sabbia che a tratti emergono dalle acque, apparentemente pulite. "Il Po è ai minimi storici e non è più una eccezione", osserva Francesco Vincenzi, al vertice del Consorzio di Burana e presidente nazionale dell’Anbi, l’associazione delle bonifiche. Il sopraluogo in un tratto strategico come quello di Bondeno è d’obbligo perché a un chilometro di distanza funziona un altro impianto, il Palantone, che attinge acqua per immetterla nel Canale Emiliano Romagnolo, che assicura acqua irrigua da Ferrara fino a Rimini.

"Purtroppo non è più una situazione emergenziale ma strutturale – rileva Vincenzi - perché ormai negli ultimi anni il livello del fiume non rispecchia la storicità delle quote. Le piogge sono state insufficienti fino ad ora. Inoltre la situazione è aggravata perché manca il manto nevoso nelle Alpi e negli Appennini, viene quindi a mancare quella riserva d’acqua che garantisce, nei periodi primaverili, la continuità del livello dei fiumi. Manca il rilascio graduale".

Ieri la  quota del Po a Stellata di Bondeno era a 3,93 metri, quindi un metro e mezzo ad di sotto della media. "Mai stato cosi basso – prosegue Vincenzi – a cui si deve aggiungere la situazione critica dei grandi laghi del nord, tutti sotto la media ad eccezione del Garda, dove i deflussi sono maggiori degli afflussi e le percentuali di riempimento molto basse: l’Iseo del 17,1% e il Maggiore del 22,5%, ad esempio, tant’è che quest’ultimo ha un’altezza inferiore di circa 76 centimetri rispetto la media del periodo . Anche nei bacini montani, seppur con differenziazioni, la riserva dall’inizio dell’anno è in diminuzione del 30%."

Se la carenza di pioggia e le basse quote mettono in difficoltà gli impianti idrovori nel prelevare la giusta quantità di acqua da immettere nei canali, si corre anche un forte rischio idraulico perchè lo stesso reticolo può essere impiegato, in caso di piogge, per far defluire le acque in eccesso: "È un equilibrio difficile da mantenere, tra terra e acqua e tra gli attori della filiera produttiva, ma che siamo abituati a gestire", dice Vincenzi.

La siccità fa emergere un altro problema: livelli bassi di acqua del fiume accentuano la risalita del cuneo salino a ridosso della foce di Po, a Pontelagoscuro, evento che si acutizza con la sofferenza idrica, e le basse portate del Grande fiume. "Solo il 10% dell’acqua piovana viene trattenuta ed è per questo che vanno realizzati piccoli e medi invasi – suggerisce Vincenzi - ‘serbatoi’ che possono assicurare acqua anche per il consumo umano". La secca mette in luce criticità di altra natura. "Nel versante rodigino - ricorda Raisi -venne alla luce una condotta abusiva che attingeva acqua per irrigare un campo di canapa. Il Po è anche questo".