Franco Severi ucciso a Forlì, il Ris di Parma a caccia di tracce di sangue

Sequestrata la Panda del fratello Daniele: i rilievi sono andati avanti fino all’una di notte. Poi il mezzo è stato portato a Forlì per ulteriori accertamenti

Forlì, 29 giugno 2022 - È proseguita per tutta la notte tra lunedì e martedì l’attività dei carabinieri del Ris (videoe dei colleghi della Compagnia di Meldola e del Comando provinciale di Forlì per fare luce sulla morte di Franco Severi, il 53enne agricoltore ritrovato decapitato una settimana fa in un dirupo, a fianco della sua abitazione, a Ca’ Seggio, nel territorio comunale di Civitella di Romagna.

Franco Severi ucciso e decapitato a Forlì, sangue umano nell’auto del fratello

Lunedì, alle 19.30 circa, è iniziata la perquisizione dell’abitazione di Daniele Severi, in via Trieste, a Meldola, proseguita fino a mezzanotte inoltrata. I Ris – sigla che indica il Reparto Investigazioni Scientifiche – insieme ai colleghi di Meldola e Forlì, hanno passato al setaccio la casa dove l’uomo vive con la famiglia, il garage e la Fiat Panda di colore grigio. Operazioni durate diverse ore, fatte insieme al personale del Nucleo cinofilo.

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Attorno all’una di notte, conclusa l’attività a Meldola, i militari – sempre con i Ris e i loro strumenti al seguito – hanno proseguito il lavoro nella casa colonica di Ca’ Seggio di Franco Severi, alla ricerca di tracce del delitto. Tracce che, questo è emerso a ridosso del ritrovamento del cadavere privo della testa, non erano state trovate all’interno dell’abitazione dove dunque non ci sarebbe stata la colluttazione. L’agricoltore e il suo carnefice potrebbero essersi scontrati all’esterno della casa colonica, dove si trovano un fienile e un magazzino-attrezzi? L’assenza di sangue a Civitella fa pensare che Severi sia stato ucciso e decapitato altrove, e che poi il cadavere sia stato gettato nel dirupo. Quindi, verosimilmente, la vittima è stata portata a Ca’ Seggio con un mezzo di trasporto.

Per questo gli accertamenti dei Ris sulla Fiat Panda, perquisita a lungo a Meldola, per poi essere sequestrata e portata a Forlì per ulteriori accertamenti, è così importante. Trovarvi all’interno del sangue rappresenterebbe un elemento di prova importante che potrebbe far imboccare all’inchiesta – coordinata dal sostituto procuratore Federica Messina – una nuova strada. La procura di Forlì, a quanto è dato sapere, indaga per omicidio. In questi giorni Daniele Severi è stato sentito più volte dagli inquirenti, che stanno approfondendo il versante dei rapporti familiari, che definire difficili è un eufemismo. Tra l’indagato da un lato e gli altri familiari dall’altro (quattro fratelli, includendo la vittima, e due sorelle) sono in piedi diversi contenziosi di natura civilistica e penale, alcuni dei quali archiviati. Che poi la conflittualità sia potuta degenerare in tragedia è un altro scenario, che necessita di prove. Quelle che gli inquirenti stanno cercando dal momento in cui è stato ritrovato il cadavere.

La testa, poi, è svanita nel nulla, forse inghiottita da quell’Appennino dove il 53enne viveva da solo (l’uomo aveva accudito la madre, deceduta nel 2021, per cinque anni). Oggi è una settimana esatta dal momento in cui il corpo del 53enne è stato trovato da un amico a Ca’ Seggio.