di Vittorio Bellagamba
ANCONA
Nelle Marche sono oltre quarantamila gli ettari coltivati a girasole e proprio la superficie utilizzata pone la regione al primo posto in Italia. In questi giorni è iniziata la fase di raccolta che giunge dopo una stagione caratterizzata dalle conseguenze del meteo, ma un cauto ottimismo sembra caratterizzare il sentimento dei coltivatori. Il direttore generale di Confagricoltura Marche, Alessandro Alessandrini, nonché presidente del Consorzio agrario di Ancona, maggior centro di stoccaggio di girasole delle Marche ci ha detto: "Ha preso il via da qualche giorno la raccolta di girasole nella nostra regione che, se pur subito sospesa dal maltempo, sta già mostrando le prime tendenze che caratterizzeranno questa campagna 2023".
Quali sono le previsioni legate alla raccolta?
"In un quadro agronomico generale certamente non entusiasmante per molte delle principali colture marchigiane (grano, colza, uva, etc..) un moderato ottimismo parrebbe accompagnare, invece, la produzione di girasole, settore nel quale la regione Marche ricopre un ruolo di indiscusso leader nazionale. Sono infatti circa 40 mila gli ettari coltivati nella regione (a fronte dei 90 mila in Italia) con buona parte di girasole in varietà alto oleico, quello più ricercato dall’industria alimentare, specialmente dove che è stato messo al bando l’olio di palma".
I coltivatori hanno dovuto fare i conti con il meteo?
"Le abbondanti piogge che hanno contraddistinto la primavera e l’estate se da un lato hanno flagellato la cerealicoltura, dall’altro, hanno garantito delle condizioni idonee allo sviluppo dei girasoli, soprattutto nella fase di nascita e crescita della pianta. Purtroppo, però, le alte temperature che, se pur per brevi periodi, hanno caratterizzato le settimane a cavallo fra luglio ed agosto in alcuni casi non hanno di certo favorito fioritura ed allegagione. Problematica, questa, meno riscontrata nelle semine più tardive e nei secondi raccolti. Le forti precipitazioni, inoltre, pur agevolando molto la pianta nello sviluppo hanno in molti casi determinato una crescita superficiale dell’apparato radicale. Situazione che ha reso la coltivazione più esposta in quei momenti di breve, ma intenso, caldo che comunque non sono mancati".
Quali sono le prime indicazioni che giungono dagli operatori che hanno iniziato la raccolta?
"Al netto del contesto sopra ricordato, nonché delle ben note difficoltà legate a questo tipo di coltura (danni da piccioni e divieto all’uso di specifici prodotti fitosanitari dati dalla nuova Pac in primis) i primi riscontri prefigurano quindi una campagna 2023 con buona produzioni, sicuramente più positiva rispetto a quella 2022, con una resa media di 2527 quintali ad ettaro anche se non mancano le zone dove si sono superati tranquillamente i 30 quintali. Resta ovviamente l’incognita sui prezzi che, a fronte di un generale aumento dei costi di produzione che gli agricoltori hanno dovuto sostenere, ci si augura sia in grado di garantire un’adeguata remunerazione".