Venerdì 19 Aprile 2024

Il terremoto dell’Emilia dieci anni dopo: una storia di dolore e di rinascita

Ricostruito il 95% degli edifici distrutti. Il governatore Bonaccini: "Casa, lavoro e bimbi: così siamo ripartiti"

Terremoto in Emilia, 10 anni dopo

Terremoto in Emilia, 10 anni dopo

Bologna, 19 maggio 2022 - Federica, 18 anni, rientrava dal Vox di Nonantola. Marco, 27, s’era appena seduto sul divano di pelle rossa, il padre lo aspettava in sala dopo qualche giro di troppo al bar di Finale. Gerardo, 57 anni, stava facendo la prima di due notti alla Tecopress di Dosso. In fonderia. Nicola, 35 anni, doveva andare al mare, ma l’indomani sarebbe piovuto e allora aveva deciso che poteva lavorare pure lui, alle Ceramiche Sant’Agostino. Ordinaria amministrazione. E la notte del 20 maggio 2012, fino alle 4.02, era davvero ordinaria.

Terremoto, 10 anni dopo: il nostro longoform / Gerardo nella fonderia trappola. La moglie: parlo con la sua anima

Non è un caso che per i latini ordo fosse in origine la disposizione regolare dei fili nella trama, poi la fila, l’allineamento. E se tornassimo indietro per un attimo, fermando l’orologio alle 4.02, e guardassimo dall’alto la pianura padana illuminata, tutti quei capannoni e quelle case nella Bassa, tutte quelle vite, quei lavori, quei lavoratori, sembrerebbero proprio fili nella trama, fila, allineamento. Ma alle 4.03.52’’ un pugno sotterraneo ha distrutto l’ordine: il terremoto di magnitudo 5.9 con epicentro a Finale Emilia (Modena), il terremoto dell’Emilia, il terremoto industriale, come verrà ricordato negli anni a seguire. Ventotto vittime, centinaia di feriti, 14 miliardi di euro di danni generati dalla scossa ‘gemella’ del 29 maggio, alle 9 di mattina, magnitudo 5.8 con epicentro poco più lontano. Sempre nel triangolo Modena-Ferrara-Bologna, con danni anche nel Reggiano, nel Rodigino, e una sequenza da paura avvertita in tutto il nord e centro Italia.

"C’erano oltre 40mila sfollati, dopo 10 anni il 95% di ciò che era crollato o inagibile è stato ricostruito – racconta Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna –. Quello che manca attiene a luoghi come chiese, monumenti, rocche, castelli, centri storici, beni sottoposti al vincolo della Soprintendenza e che dunque meritano anche maggiori progettazione e cura". Il cratere di 59 comuni si è ridotto drasticamente. La ricostruzione è stata definita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella "un modello esemplare".

E Bonaccini insiste: "Dei comuni che facevano parte del cratere, oggi 44 hanno completato tutta la ricostruzione pubblica e privata; negli altri si va verso il completamento definitivo. Si puntò su tre cose. La casa: c’era bisogno di dare risposta prima possibile a chi non aveva un tetto, anche se non ci fu nemmeno una famiglia che trascorse l’inverno in tenda. Poi il lavoro: è stato un ‘terremoto industriale’, mai prima d’allora in Italia vennero colpiti così tante fabbriche, capannoni, industrie, attività artigianali. Senza lavoro si rischiava la delocalizzazione delle attività. Dunque, serviva un intervento immediato". E il terzo punto? "I bambini, la nostra scommessa sul futuro, fu fatto un lavoro straordinario. Sono state recuperate oltre 530 scuole, delle quali un centinaio ricostruite completamente: nessuno studente ha perso l’anno scolastico, è stato un grande lavoro che ha permesso di difendere il tema educativo".

A Pieve di Cento, ad esempio, le ex scuole sono state trasformate in Pinacoteca e biblioteca. A pochi passi di distanza la grande cupola della Collegiata è di nuovo al suo posto: con il suo immenso vuoto generato dalla distruzione della seconda scossa, era uno dei segni più pesanti della distruzione. Le immagini dei Gudo Reni salvati dai vigili del fuoco fecero il giro del mondo. In una cripta una Madonna con bambino è stata ricostruita lasciando evidenti i segni del sisma. Lesioni che sono sindoni di una tragedia collettiva.

A Finale Emilia la Torre dei Modenesi, quella con l’orologio spezzato a metà dal sisma e finita sulle copertine di tutti i giornali, ha lasciato spazio a una struttura di metallo tornata a segnare l’ora. I lampadari di Italo Balbo recuperati dal municipio di Sant’Agostino (Ferrara) dilaniato dalle scosse, sono tornati e ora illuminano il nuovo palazzo comunale. Le fabbriche sono state ricostruite: la Tecopress, con il suo corredo tecnologico e nuovi sistemi di sicurezza; il biomedicale e le ceramiche, che non si sono mai fermati nonostante la polvere. Nel 2012 la tragedia. Nel 2022 il racconto di una ripartenza straordinaria.