Impianti sciistici: "In Emilia Romagna siamo pronti, ora non fermateci più"

I gestori degli impianti da sci e degli hotel sperano nel 18 gennaio. E sui ristori arrivano buone notizie da Roma

Impianti sciistici, tutto printo in Emilia Romagna

Impianti sciistici, tutto printo in Emilia Romagna

Bologna, 5 gennaio 2020 - Gli operatori ci sperano. È l’ultima chiamata per salvare in parte la stagione: la riapertura degli impianti sciistici il 18 gennaio, ufficializzata nei giorni scorsi dal Governo. E insieme alla ripresa dell’attività, con l’afflusso dei turisti, gli operatori sperano anche in congrui ristori per far fronte sia alla forte perdita di fatturato che agli impegni di spesa e agli investimenti già messi in atto. Sotto questo profilo, una buona notizia arriva da Roma. "All’interno del prossimo Decreto Ristori, potrebbero rientrare alcuni interventi di ristoro specifici, che tengano proprio conto della particolarità del settore e del ruolo strategico che riveste anche per il turismo invernale e sportivo". Lo ha scritto su Facebook il viceministro all’Economia, Laura Castelli.

"Questa mattina (ieri n.d.r.) assieme ad Antonio Misiani abbiamo incontrato alcuni rappresentanti del settore sciistico, dagli impianti di risalita agli insegnanti di Sci, dalle scuole ad una parte importante dell’indotto. Ci siamo confrontati su come sostenere il settore, per delineare il miglior approccio utile a definire subito un sostegno concreto". Dal Cimone al Corno alle Scale a Cerreto, gli operatori sono pronti.  

E l’appello arriva anche dalle piste da sci della Campigna, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: "Da tanti anni non vedevamo tanta neve – commenta Manuel Tassinari, istruttore e albergatore – ed è un peccato che gli appassionati non possano goderne. Certo, la salute viene prima di tutto, ma non nascondo che la botta per noi gestori di impianti sciistici e di hotel si sta facendo sentire. Il rischio è perdere il 40% del fatturato. Servono certezze: vogliamo sapere quando potremo davvero riaprire e con quali regole".

Cimone (Modena)

"Abbiamo tenuto le piste perfette" (di Walter Bellisi)

Il Cimone è pronto con i suoi 50 chilometri di piste, i raccordi e tutti gli impianti all’avanguardia. L’attesa è tanta da parte dei gestori e del mondo economico che ruota attorno a questa attività. Sui campi da sci, la situazione è eccezionale. Il fondo delle piste è in condizioni più che ottimali, come non si vedeva da anni, con un manto nevoso, battuto, che varia da 1 metro e 80 ai 2 metri e 40 e che promette lunga durata. In quest’ultimo mese, al Consorzio del Cimone non sono stati con le mani in mano. Anche se non era permesso praticare lo sci, le piste sono state mantenute alla perfezione ed è stata prodotta neve artificiale che ora costituisce un solido fondo al manto nevoso, conferma Luciano Magnani (foto), presidente del Consorzio. E per chi vorrà provare le emozioni del bob, a Passo del Lupo, il 18 gennaio, aprirà anche l’apposita pista, per grandi e piccoli, con rettilinei e curve paraboliche. Una pista lunga 700 metri, con 120 metri di dislivello, la prima dell’Appennino. È servita dalla seggiovia Colombaccio e a quest’impianto si potranno noleggiare bob e casco, obbligatorio per gli under 14.  Situazione ideale anche per gli amanti delle ciaspole. Il Cimone offre tanti luoghi da scoprire. Ci sono organizzazioni, come la Via dei Monti con sede a Pievepelago, che organizzano uscite in tutta sicurezza. Altrettanta attesa si riscontra negli albergatori, pesantemente penalizzati dalle restrizioni anti Covid. Riapriranno tutti il 18? C’è incertezza. «Noi siamo pronti e fiduciosi – dice Patrizia Burchi, dell’hotel Tirolo di Sestola e vice presidente del Consorzio albergatori –. Zero prenotazioni per il fatto che le persone non potevano muoversi. Il 98 per cento degli hotel è chiuso. Dipende da come saranno le nuove restrizioni. Noi siamo pronti. Con l’apertura delle piste qualcuno può darsi che decida di scegliere l’albergo, forse la sapremo all’ultimo momento». Sono pronti anche all’hotel Firenze di Fanano e al rifugio del Lago della Ninfa. «Per questo weekend al rifugio avremmo intenzione di aprire le camere, vedremo come saranno i nuovi decreti», confermano i gestori.  

Corno alle Scale (Bologna)

"Sono arrivate le prenotazioni" (di Massimo Selleri)

Nel comprensorio del Corno alle Scale sono una cinquantina le camere disdette per la chiusura degli impianti sciistici nel weekend. La macchina è pronta a partire, ma lo slittamento al 18 gennaio ha creato parecchia diffidenza nei turisti. «Sarebbe la terza volta che ci troviamo in questa situazione – spiega l’albergatore di Lizzano in Belvedere Stefano Bonaiuti – i sacrifici fatti in autunno dovevano salvare il Natale e, infatti, già da ottobre i turisti stavano prenotando. Poi è andata come andata e sono arrivate le disdette. Lo stesso è successo per questo fine settimana e adesso speriamo che sia la volta buona. In tanti vorrebbero trascorrere un fine settimana sulle nostre montagne». Per ora sono 15 le camere prenotate per il weekend del 23 e 24 gennaio. Al Corno alle Scale vi è stato un passaggio di testimone nella gestione degli impianti e la trentina di operatori che sono coinvolti nel far funzionare la struttura sperano che la neve sia ancora copiosa, viste le abbondanti nevicate di questi giorni. I sette impianti di risalita, insieme alle diciassette piste servite, sono già stati collaudati e pronti per entrare in funzione. Il percorso temporale è lo stesso seguito dagli alberghi, vale a dire che già a Natale si confidava che gli impianti andassero a regime ed ora la speranza è che non ci siano altri rinvii. «Noi siamo i primi a volere una montagna sicura da tutti i punti di vista – spiega Marco Ceccarelli di Doganaccia 2000, uno dei soci dell’impresa che gestisce gli impianti – per cui speriamo che questi sacrifici siano stati utili. Oltre alla possibilità di riaprire, chiediamo che le istituzioni ci vengano incontro riconoscendo che la nostra attività è fondamentale per tenere viva la montagna, e che ci sostengano in un momento così difficile». Attorno al Corno alle Scale gravita un parco particolare, dove gli habitat dell’appennino si intrecciano con la flora alpina, un ambiente naturale rispettato dagli impianti sciistici. 

Cerreto (Reggio Emilia)

"La gente telefona, c'è voglia di neve" (di Settimo Baisi)

Le stazioni sciistiche dell’Appennino, cariche di neve come non succedeva da decenni, continuano a vivere in sofferenza l’attesa del giorno di riapertura degli impianti. La data è slittata al 18 gennaio, però rimane subordinata all’andamento della pandemia per cui gli operatori non sono in grado di fare programmi. Per poter recuperare almeno le spese, gli operatori sperano che non ci siano ulteriori slittamenti e chiedono al presidente Bonaccini, di fare una distinzione tra le stazioni sciistiche dell’Appennino da quelle delle Alpi. Il direttore della stazione Turismo Appennino di Cerreto Laghi, Marco Giannarelli (foto), a nome anche degli altri operatori, sostiene che il 18 gennaio può essere l’ultima data possibile per un recupero parziale della stagione. «Ad oggi non abbiamo la certezza di poter aprire il 18 – spiega –. Non c’è un protocollo da seguire, qui siamo fermi dall’8 marzo scorso e ne soffrono tutte le attività economiche. Bar, ristoranti, alberghi, negozi, attività di noleggio e in più ci sono una quarantina di maestri della scuola sci del Cerreto che non lavorano e oltre 30 stagionali addetti agli impianti che sono a casa. Capisco la gravità della situazione sanitaria, però se dobbiamo stare fermi ce lo dicano chiaramente e ci diano un adeguato sostegno economico. I 600 euro non risolvono i nostri problemi. Finora ho ricevuto 4mila euro a fronte di una perdita di un centinaio di migliaia di euro». Anche la stazione di Ventasso Laghi, che si era preparata con varie innovazione, spera nel 18 gennaio. A sopportare il sacrificio maggiore per questa pandemia, dal punto di vista turistico, è la stazione di Cerreto Laghi, la più importante dell’Appennino Reggiano che si colloca sul confine di tre regioni: Emilia Romagna, Toscana e Liguria. «Noi continuiamo a ricevere telefonate di persone che chiedono se e quando si potrà sciare – prosegue il direttore Giannarelli – però non sappiamo cosa rispondere. Zero prenotazioni sia agli impianti che negli alberghi. siamo dimenticati anche dai nostri politici reggiani. Se salta il prossimo appuntamento, chiudo tutto e le chiavi le butto nel lago o le consegno al sindaco di Ventasso».