Covid, Cassese: "La libertà non è sotto attacco, lo Stato può imporre il vaccino"

Il costituzionalista: chi lo rifiuta per pregiudizio ideologico è come chi credeva alle streghe nel Settecento

Protesta anti Green Pass

Protesta anti Green Pass

I no vax nelle piazze invocano la libertà contro il Green pass. Ma c’è davvero un problema di libertà per uno strumento che serve a garantire la tutela della salute ed evitare nuove e più dannose chiusure?

Il bollettino Covid di oggi 27 luglio

Ricoveri Covid e terapia inten sive: i dati delle regioni

"L’articolo 32 della Costituzione è chiarissimo – avvisa netto Sabino Cassese, ex giudice costituzionale, principe dei giuristi italiani –. La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e come interesse della collettività. E continua affermando che trattamenti sanitari obbligatori possono essere disposti purché lo decida il Parlamento, e quindi si provveda con un atto con forza di legge. Più in generale, la Costituzione conferisce diritti alle persone, ma questi diritti sono sempre accompagnati da doveri o limiti che si ispirano alla solidarietà sociale".

Dunque, non solo non c’è lesione di nessun diritto, ma c’è un dovere dello Stato di salvaguardia sanitaria della comunità nazionale.

"In Italia esistono obblighi vaccinali da almeno un secolo. Obblighi vaccinali sono stati introdotti o ribaditi anche di recente, nel 2017. Sono accompagnati da sanzioni. Sono stati preceduti da ampi dibattiti. Hanno dato risultati positivi, perché impediscono la diffusione di malattie che colpiscono persone anche in età pediatrica. Quindi, non si possono rifiutare i vaccini se, oltre a essere previsti dalla Costituzione, sono stati anche praticati ampiamente in Italia. Bisogna ricordare, infine, l’obbligo introdotto dal decreto legge numero 44 di quest’anno. Questo riguarda le professioni sanitarie e gli operatori sanitari. È accompagnato anche da sanzioni come la segnalazione alla Regione, la sospensione delle prestazioni, l’assegnazione a mansioni anche inferiori e, ove non possibile tale assegnazione, la sospensione della retribuzione".

E così se dal Green pass si dovesse arrivare all’obbligo del vaccino, quale soluzione, nello specifico, suggerirebbe? Un obbligo selettivo per determinate categorie o un’altra via più generalizzata?

"Stabilito che la vaccinazione può essere imposta come obbligo, vi sono problemi di realizzabilità concreta se il numero delle persone che rifiutano la vaccinazione è troppo alto. Anche per questo motivo è apprezzabile la progressività con cui stanno procedendo governo e Parlamento. Il governo ha preso la strada giusta: obblighi selettivi per categorie, definite in relazione ai contatti sociali. Oltre a quelli già individuati, trasporti pubblici e scuola".

Eppure, quando con strumenti anche discutibili come i dpcm si è arrivati al lockdown non abbiamo assistito a analoghe proteste: la sproporzione è evidente. Come se lo spiega?

"Chi protesta non si rende conto di un elemento essenziale. Vi sono molte persone che, per le loro condizioni di salute, non possono essere vaccinate (quelli che hanno patologie non compatibili con la vaccinazione). Se chi potrebbe vaccinarsi non lo fa, danneggia l’interesse della collettività a mantenere in vita coloro che sono più deboli. Solo se vi è una diffusa immunità, le persone più deboli, a cui è impedita la vaccinazione, possono proteggersi".

È paura, pregiudizio o che altro che alimenta le proteste dei no vax?

"Penso che vi sia una triplice componente. In primo luogo, vi sono persone mosse da comportamenti opportunistici: lasciamo che si vaccinino gli altri. In secondo luogo, persone che sono mosse dal dubbio prodotto da troppe notizie contraddittorie sui vaccini. In terzo luogo, vi sono persone che non intendono vaccinarsi per motivi di principio: questi sono paragonabili a quelli che fino a metà del ‘700 temevano le streghe".

Riemerge per i vaccini dalle viscere della storia il complottismo contro il potere ufficiale e la scienza sperimentale.

"Sull’utilizzo di alcuni vaccini bisogna rendersi conto che la medicina non è una scienza esatta e che anche in questo campo vi è spazio per l’interpretazione e per ragionamenti probabilistici. Anche le notizie contraddittorie che sono arrivate all’opinione pubblica fanno parte di quella trasparenza che tutti vogliamo. In altre parole, gli scienziati non sono come Mosè sul Monte Sinai con le tavole della legge".