L’Egitto scarcera Zaki dopo 22 mesi Il padre: "Grazie infinite all’Italia"

Svolta nell’udienza a Mansura, ma le accuse restano: lo studente tornerà davanti alla Corte a febbraio

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di Alessandro Farruggia

Un raggio di sole dopo 669 giorni di buio. Una speranza dopo 22 mesi di negazione dei diritti. Non è finita l’odissea di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna diventato un simbolo della repressione del regime del Cairo contro attivisti e oppositori. Rimane sotto processo. Ma verrà finalmente rilasciato. Il che significa che per Patrick forse è iniziata la risalita da un inferno giudiziario ingiusto e infinito.

E’ mattina quando urla e lacrime di gioia riempiono il ballatoio al terzo piano del vecchio palazzo di giustizia di Mansoura, dove padre madre, sorella e fidanzata di Patrick assistono, senza eccessive speranze, all’ennesima udienza. E invece il miracolo accade. Il giudice monocratico decide il rilascio senza obbligo di firma in vista dell’udienza del primo di febbraio. L’avvocato Hoda Nasrallah si volta verso la famiglia e grida: "Lo liberano, lo liberano!". E i congiunti e gli attivisti dell’ong EIPR per la quale lavorava Patrick prima tentennano un attimo all’enormità dell’annuncio e poi gridano di felicità, si abbracciano. Il rilascio avverrà forse oggi, probabilmente dalla prigione di Tora al Cairo.

"Vi siamo molto grati per quello che avete fatto. Grazie Italia!" dice il padre di Patrick ai due diplomatici italiani che hanno seguito tutte le udienze del processo assieme a colleghi di Usa, Spagna e Canada che partecipano al monitoraggio su richiesta dell’Ambasciata d’Italia al Cairo. Un pacchetto di mischia ha ha fatto sentire il peso della comunità internazionale. Al quale è stato affiancato il lavoro diplomatico riservato e insistente, sotto traccia, che ha portato alla svolta di ieri.

L’Italia ha convinto il Cairo che un abbassamento della tensione, un gesto di apertura, avrebbe giovato ai rapporti bilaterali. E finalmente il regime di Al Sisi ha dato il suo placet. "Il presidente del Consiglio, Mario Draghi – dice una misurata nota di palazzo Chigi – esprime soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki, la cui vicenda è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano". L’obiettivo è ottenere per Zaki, una volta libero, l’eliminazione dell’obbligo di non uscire dal paese. E quindi permettetene il rientro in Italia. la strada è alquanto sdrucciolevole e il partner inaffidabile e volubile. Nella famiglia di Giulio Regine – che parlerà a breve – c’è chi teme se non uno scambio vero e proprio del processo a Patrick Zaki con il processo per Giulio Regeni, almeno un calo di attenzione. Ma questo al governo lo negano: le due vicende restano distinte. Vedremo.

La difesa di Zaki punta a far saltare le molte contraddizioni del processo. Chiede videoregistrazioni, vole sentire testimoni. Si attrezza comunque per la battaglia. Alcuni dei compagni di militanza di Patrick temono che Zaki possa essere arrestato di nuovo dopo la liberazione con nuovi capi d’accusa. Un meccanismo ben noto e chiamato “porta girevole“.

Ma su questo c’è un cauto ottimismo, condiviso anche da Amnesty international: troppa attenzione internazionale per giochetti del genere. Quel che è certo è che Bologna in primis ha accolto con sollievo la notizia che si è propagata dalla zona universitaria all’intera città e da lì in tutto il Paese. Patrick sarà libero. Adesso inizia la fase due, quella di vederlo scagionato dalle accuse. O di vederle cadere. Non sarà una passeggiata, ma intanto Patrick festeggerà il Natale con la sua famiglia. Un segno. Una speranza.