Leopoldo Wick, processo all'infermiere. "Mi faceva venire i brividi"

L'uomo è accusato di aver ucciso otto pazienti in una casa di riposo: ieri era in aula e ha svelato così il suo volto, finora misterioso. L’attacco di una ex collega

Leopoldo Wick, 58 anni, mentre entra in tribunale a Macerata

Leopoldo Wick, 58 anni, mentre entra in tribunale a Macerata

Macerata, 4 novembre 2021 - Per l’accusa avrebbe ucciso otto pazienti con iniezioni di insulina o tranquillanti e, nello stesso modo, avrebbe tentato di ammazzarne altre quattro, tanto da essere soprannominato l’infermiere killer di Offida, il paesino in provincia di Ascoli Piceno dove, tra gennaio 2017 e febbraio 2019, avrebbe colpito senza pietà in una rsa. Il suo nome è Leopoldo Wick, professione paramedico, età 58 anni, di Ascoli Pieno. L’uomo per la prima volta è comparso in pubblico mostrando il suo volto. Un volto che era rimasto sempre misterioso: mai nessuna foto, mai nessuna immagine. Per la gente è sempre stato una figura fantomatica, un presunto assassino a sangue freddo, e per di più con un nome che sembra uscito da un romanzo giallo. L’imputato, difeso dagli avvocati Francesco Voltattorni e Tommaso Pietropaolo, è stato chiamato a rispondere davanti alla Corte d’Assise di Macerata di omicidio premeditato e tentato omicidio plurimi.

Mostro o vittima dell'orrore?

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Wick, in carcere dal giugno del 2020, è giunto in tribunale in manette e accompagnato da due agenti della polizia penitenziaria. Abito scuro addosso e mascherina nera in volto, il 58enne, apparso piuttosto provato, ha sempre tenuto lo sguardo basso. Si è accomodato in aula sul banco degli imputati, da dove si è mosso solo per alzarsi durante la pausa del processo. Per il resto, almeno apparentemente, ha mostrato massima serenità, limitandosi a qualche breve colloquio con i suoi avvocati. Nell’udienza di ieri sono emerse due profili di Wick diametralmente opposti: da una parte colleghi e familiari delle vittime lo hanno descritto come uno spietato killer che avrebbe fatto una serie di iniezioni letali alle vittime, usando insulina e psicofarmaci; dall’altra i fatti parlano di un infermiere esperto, molto preparato, poco empatico con chi lavorava con lui, ma anche estremamente attento alle condizioni di chi aveva in cura.

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Un vero e proprio rebus che l’atteggiamento enigmatico in aula del paramedico non ha contribuito a risolvere. Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati diversi familiari delle vittime, che hanno raccontato di come, facendo visita ai loro cari ricoverati nella rsa di Offida, li trovassero sempre storditi e in stato confusionale. In quelle occasioni era sempre di turno Wick. Poi è stata la volta di un medico e di un’infermiera del reparto di psichiatria del "Mazzoni" di Ascoli Piceno, dove aveva lavorato l’imputato.

Il primo ha raccontato di aver assunto un farmaco per il mal di stomaco e di essersi sentito, poco dopo, fortemente sedato. La seconda, invece, di aver utilizzato dell’olio di oliva destinato ad un paziente, per poi cadere in stato di incoscienza e risvegliarsi al pronto soccorso. In entrambi i casi, però, le sostanze assunte non sono state analizzate perché, nel frattempo, i contenitori, ormai vuoti, erano stati gettati nella spazzatura. Nonostante le domande incalzanti del pm Umberto Monti, però, è risultato che nessuno abbia mai visto Wick versare qualcosa nel farmaco assunto dal medico o nell’olio utilizzato dall’infermiera. Ma quest’ultima ha continuato a sostenere che quel suo collega le faceva venire i brividi e aveva paura di lui.

Parla di una persona totalmente diversa uno dei difensori, l’avvocato Voltattorni: "La descrizione di Wick è quella di un bravo infermiere, probabilmente un po’ presuntuoso, e che pensa di saperne di più dei dottori. E questo non lo rendeva simpatico. Nei suoi confronti ci sono solo indizi e nessuna prova". Allora chi è Wick? Un mostro o la vittima di un equivoco giudiziario?