Maestra scrive ai colleghi No vax: "State lasciando soli i bambini"

Lettera aperta in una scuola primaria nel Fermano: "Qui tante classi hanno perso i loro insegnanti". "Parlo a viso aperto a chi rifiuta di immunizzarsi: bisogna fare di tutto per evitare i danni della Dad"

L'insegnante che ha scritto la lettera aperta ai colleghi no vax

L'insegnante che ha scritto la lettera aperta ai colleghi no vax.

Porto Sant'Elpidio (Fermo), 18 gennaio 2022 - "La scuola è una comunità educante e per questo motivo è inaccettabile che gli insegnanti rifiutino il vaccino". È il pensiero della maestra Pina Cipolletta, che insegna all’Istituto scolastico ‘Rodari-Marconi’ di Porto Sant’Elpidio. In un momento così delicato legato alla diffusione del Covid e alla regole imposte dal governo, attraverso una lettera aperta l’insegnante della primaria si rivolge ai suoi colleghi non vaccinati.

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"Nella mia scuola – scrive Cipolletta –, che fa della didattica laboratoriale, dell’apprendimento cooperativo e dell’intenzione pedagogica sempre dichiarata di voler esser una scuola inclusiva il suo punto di forza, diversi colleghi rifiutano il vaccino. Con l’obbligo scattato dal 15 dicembre, diverse colleghe non sono al lavoro. Astensioni e permessi hanno portato a classi che hanno perso le loro insegnanti, bambini diversamente abili, i più fragili, i più delicati, hanno perso le loro insegnanti".

La Cipolletta ribadisce più volte il concetto di scuola come "comunità educante, come luogo dove le esperienze formative riguardano intenzionalmente la qualità e la cura delle relazioni e questo canovaccio di forte significatività umana favorisce gli apprendimenti, il valore delle conoscenze e delle competenze".

E a scuola, come in una comunità, "ognuno fa la sua parte – aggiunge – e io ho fatto la mia parlando a viso aperto con chi rifiuta il vaccino sentendomi rispondere: ’Ho paura di quello che mi mettono nel corpo’, ’Ho un problema che però i medici non mi riconoscono’, ’Si tratta di un siero’, ’Il vaccino? Preferisco morire di Covid che morire di vaccino’. E no. Quante morti in solitudine, quante... Hai la tentazione, che è ancora un porgere la mano, di raccontare di cosa è fatta una crisi respiratoria, visto che lo sai, ma chiudi. Chiudi. In questa comunità compito della scuola dovrebbe essere il riconoscimento della competenza scientifica e del suo sapere oggettivo, riproducibile e sperimentabile. La scienza procede, per definizione, per ’prove ed errori’, anche in questa emergenza sanitaria la comunità scientifica si è più volte contraddetta, ma è solo grazie ai vaccini che la mortalità è diminuita. Almeno questo venga riconosciuto".

Il suo appello vuole dare alla scienza il giusto ruolo, nella società e agli occhi dei bambini che stanno crescendo: "Questo clima ascientifico si traduce in scredito del merito e delle competenze di chi ha passato una vita sopra ai libri prima di diventare medico, scienziato, virologo e non posso passarci sopra io, che non smusso i termini quando voglio far capire ai miei alunni il valore dell’impegno: studiare è pure questo, è pure fatica".

Nella lettera l’insegnante evidenzia ancora la necessità che nella comunità ognuno "si prenda il suo pezzo di dolore, accetti di sopportare l’idea che il suo corpo perda questa sorta di ’purezza’, superando l’irrazionalità e la boria del ’Informati davvero’. Mi dicono: ’Bisogna rispettare la libertà a non vaccinarsi’. Ma la mia libertà e quella della colle ttività che passa per la sicurezza tu la rispetti?".

E poi la Dad: "La qualità della scuola sta anche nella regolarità dello stare insieme. Con il vaccino il virus veicola di meno: facciamo di tutto per evitare la Dad, chiudere le scuole porta un danno educativo e formativo enorme, permanente. La Dad è anche uno strumento che solca il divario di classe sociale perché non tutti i bambini hanno biblioteche in casa e adulti che li seguono. In una comunità ognuno fa la sua parte, sempre che non si sia stati contagiati da un virus che si chiama individualismo, virus ancora più letale del Covid. Ho impresse le parole luminose di papa Bergoglio: ’Vaccinarsi è un atto d’amore. E l’amore è sempre un atto sociale e politico’. ’Sociale e politico’ e io a rispondere ’Bravo Papa, hai detto proprio tutto’".